I tre punti alla fine sono arrivati, ma sono andati alla squadra "sbagliata", il Parma. Insomma, alla squadra che meno ne aveva bisogno, perché ormai il suo destino è segnato e strasegnato con l'evidenziatore: fallimento. Ma l'Udinese ha fallito anche questa, dal Tardini ne è uscita con il volto sfigurato per la pessima prestazione, tanto che un dirigente come Giarretta, sempre pacato nei toni, si è espresso stizzito dopo la pessima figura. Si sono incazzati un po' tutti, questa è la verità.
Paradossalmente a trionfare è stata la formazione che se ne doveva stare in sordina, quella che ormai può dire addio alla Serie A per un bel po' di tempo dopo il fallimento. Invece il Parma ha azzannato al collo ogni pallone, ha lottato come indemoniata e come se da quel trionfo dipendesse il suo accesso alla Champions League. Altro che salvezza, altro che giocatori già con la testa altrove: Donandoni ha portato in campo una squadra che vuol fare la sua partita, a tutti i costi.
Ciò che fa più arrabbiare in Friuli è la bella serie di risultati utili interrotta bruscamente. Dal Torino fino al Genoa, la squadra aveva reagito bene, giocando con grinta e credendo nelle proprie capacità. Altrimenti non fermi uno squadrone a mille come la Fiorentina, non batti i granata che non perdevano da settimane, ma qualcosa a Parma è andato storto. E ha fatto imbestialire la dirigenza, tanto che adesso si andrà in ritiro per far mente locale.
Le colpe vanno distribuite, nessuno è il possessore unico del “peccato” in questa squadra. Ma non bisogna iniziare il classico scarica-barile all'italiana per sentirsi più leggeri con la coscienza, anche perché i giochi non sono finiti. Adesso le zebrette hanno lo stesso numero di partite di tutte le altre squadre, i conti si possono fare meglio e si può vedere che in 9 partite i 40 punti sono più che vicini. L'importante è uscire dal ritiro più concentrati di prima, cosa essenziale, e puntare a fare più vittorie possibili: male che vada, si porterà a casa il minimo indispensabile.