Spesso nell’ultimo periodo si sente dire che quello di quest’anno la Serie A può essere definita a tutti gli effetti un “campionato falsato”. La situazione drammatica, a dir poco grottesca del Parma, che ormai sembra arrivata al capolinea, ha tenuto banco fino al fallimento vero e proprio arrivato il 19 marzo. I numeri devono far riflettere: 96. Novantasei milioni di debiti lasciati dalla gestione Ghirardi, una montagna insormontabile, un fardello che ha affossato il Parma, i suoi giocatori, i tifosi e tutta la città, la quale ha assistito al secondo fallimento nel giro di soli dieci anni. Tra le tante scelte letali e scellerate per questa società, forse solo una a lungo andare si è rivelata esatta: fortunatamente il Parma non è stato ammesso all’Europa League 2015, la situazione sarebbe degenerata ancor di più, specialmente se una squadra che partecipa a competizioni continentali si ritrova in queste condizioni. Fortunatamente è subentrato il Torino, che ha onorato come non mai la causa.
Ma torniamo al Parma. Nella giornata di ieri la squadra di Roberto Donadoni, (e permetteteci un plauso nei suoi confronti, per la grandissima professionalità che sta mostrando. Quando molti altri al suo posto avrebbero già abbandonato la nave lui è ancora lì a dare tutto, tutto ciò che rimane) ha sfidato l’Inter a San Siro. Per molti i novanta minuti avevano già un pronostico più che scontato: nonostante la crisi di risultati e gioco che sta travolgendo i nerazzurri, sicuramente contro il Parma la vittoria arriverà. Non è stato così, anzi. Il Parma ha tirato fuori l’orgoglio, la voglia di giocare questo campionato fino all’ultimo, per togliersi di dosso quell’etichetta, per certi versi umiliante e ingenerosa nei confronti dei tesserati parmensi, di “coloro che hanno falsato il campionato”. Un pareggio, quello di ieri, che cambia nulla, i crociati sono sempre ultimi a dieci punti, a meno dodici dal Cagliari, ma ora come ora poco conta.
In questo momento conta solo fare i complimenti ai giocatori del Parma che, tra pignoramenti di furgoni e attrezzature da un giorno all’altro e senza stipendio da inizio stagione, grazie all’incessante aiuto dei suoi tifosi sempre presenti nel campo d’allenamento di Colecchio, sta dando il tutto per tutto, ovviamente nei limiti del possibile. Tra i vari fallimenti che hanno costellato la storia italiana, mai se ne era verificato uno a stagione in corso, nel momento clou, come detto prima il 19 marzo. Le parole di Crespo, "non abbiamo acqua calda per le docce, il pranzo al ristorante con i ragazzi l’ho pagato io" rappresentano il disagio della società, dopo le vane parole di Manenti, che ha acquistato la società per la cifra simbolica di un euro, promettendo di salvare il Parma dai debiti con vari bonifici mai stanziati, chiudendo la sua telenovela con l’arresto.
La Serie A dunque si fa cogliere ancora una volta impreparata, fragile nel gestire le situazioni. Il piano "salva-Parma" di Tavecchio risolve solo parzialmente la situazione. Ciò che fa mettere le mani nei capelli è che nel 2015, nella Serie A mondiale e miliardaria, con vari controlli, non si capisca che una squadra è sull’orlo del precipizio, come lo è stato il Parma dalla fine della stagione scorsa.