Alla vigilia della sfida valevole per un posto nelle semifinali di Coppa Italia, Massimiliano Allegri aveva avvertito i suoi sul pericolo di sottovalutare il Parma, nonostante il 7-0 inflitto in campionato lo scorso novembre. Limitando al minimo il turn over (Tevez lasciato a Vinovo, Storari portiere di Coppa), il tecnico livornese dimostra di tenere a un trofeo per anni bistrattato e ridotto a vetrina per le seconde linee. Il gol di Morata, che allo scadere decide l'incontro, permette alla Juve di continuare a sognare un improbabile triplete e un molto più realistico double e, particolare di non scarso rilievo, evita la fatica dei 30 minuti supplementari. "Il campo non ci ha agevolato e il Parma è stato bravo a chiudere gli spazi. La squadra è stata matura e ha sfruttato al meglio l'occasione buona," dichiara Allegri a fine gara. "Non si può vincere sempre con due o tre gol di scarto. Sono contento della prestazione di Pepe, Coman e Padoin, che dimostrano come tutta la squadra stia bene e che tutti si fanno trovare pronti al momento del bisogno."
Gli schieramenti
Perso Cassano, Donadoni schiera l'ex Palladino (bersagliato dai fischi dei suoi tifosi) come unica punta, lasciando al neo acquisto Rodriguez, oltre 80 partite con la nazionale uruguayana, 55 partite in Liga con l'Atletico Madrid, il compito di supportarlo e di mettere in difficoltà con la sua velicità la difesa bianconera. Con Tevez a Torino, Buffon (che festeggia il 37esimo compleanno) e Pogba in panchina, Allegri schiera un inedito 4-3-3 con Coman e Pepe ad agire larghi e Llorente - su cui si piazza a uomo Lucarelli - pachidermico centroboa che alla fine sarà decisivo con l'unico movimento riuscito dell'intera gara.
Primo tempo
I primi 45 minuti sono di una desolante pochezza: 0 tiri nello specchio della porta, portieri spettatori aggiunti e unica emozione causata da un cross. In pratica, ci son stati più presidenti alla guida del Parma in una settimana che azioni pericolose create in questo inguardabile primo tempo. Il Parma, pur spinto da un ammirevole tifo, sembra rassegnato sia per la disperata situazione in classifica che per l'assenza di attaccanti, e a poco servono la buona vena di Rodriguez e di Galloppa. La Juve, 40 punti in più conquistati in campionato, appare invece (Pepe a parte) svogliata e sin troppo sicura di ottenere una facile vittoria, nonostante al Tardini abbia perso due finali di Coppa Italia (nel 1992 e nel 2002). La velocità di Pepe e Coman cozza con la staticità di Llorente, che zavorrato dall'asfissiante marcatura di Lucarelli azzoppa le già lente trame bianconere. Mirante viene impegnato per la prima e unica volta allo scoccare dell'ottavo minuto: Vidal guadagna una punizione sulla trequarti sinistra, Pirlo calibra in area un pallone che è facile preda del portiere parmense ma almeno gli impedisce di prender sonno. Con Lodi in panchina e Nocerino nelle vesti di rifinitore, il centrocampo dei padroni di casa è portato più all'interdizione che alla costruzione, e l'assenza di Cassano è un macigno per una formazione che dall'inizio stagione segna col contagocce. La Juve, con Pirlo direttore d'orchestra con spartito limitato al do-re-mi, mantiene un possesso palla sterile che spinge Allegri a lamentarsi per la poca concentrazione dei suoi. Toccato duro da Pedro Mendes in un paio di circostante, Vidal comincia a claudicare e costringe Pogba a riscaldarsi. Al quindicesimo primo cartellino giallo: Gobbi ferma con le cattive Lichtsteiner, lanciato in area da una disattenzione della difesa di casa. Sugli sviluppi della conseguente punizione, è lo stesso Gobbi a ribattere un colpo di testa di Chiellini che non avrebbe comunque impensierito Mirante. Le iniziative del voglioso Pepe procurano una serie di calci d'angolo, mal sfruttati dalla Juve. Il Parma risponde con una sortita di Palladino, la cui conclusione termina di poco alta sulla traversa di Storari. Al 34esimo, Donadoni è costretto al primo cambio: Mendes, spesso in difficoltà contro Coman, è costretto ad alzare bandiera bianca per noie fisiche; al suo posto, dentro Santacroce. Il Parma crea l'occasione più pericolosa intorno al 40esimo: cross di Gobbi dalla sinistra, conclusione al volo di Nocerino, Chiellini salva ribattendo in angolo. Proprio allo scadere, cross dalla destra di Pepe, Llorente e i centrali del Parma non intervengono e la palla si spegne sul palo del sorpreso Mirante, graziato dalla sorte.
Secondo Tempo
Le prime schermaglie della ripresa procurano un angolo per parte, senza esiti rilevanti. Le squadre non accennano ad alzare i giri, trottando agli stessi ritmi bassi che hanno hanno prodotto sbadigli durante il primo tempo. Il Parma crea un'insidia allo scoccare dell'ora di (non)gioco, sempre con un cross di Gobbi: stavolta è Rispoli a colpire al volo, ma ancora una volta Chiellini devia in angolo. Subito dopo, l'arbitro inserisce il nome di Paletta nel taccuino dei cattivi per un fallaccio su Coman. Lo stesso Paletta si rende pericoloso qualche minuto più tardi sul solito calcio d'angolo, ma la sua zuccata è alta. Dopo un riscaldamento iniziato praticamente un'ora prima, Allegri si decide a gettare nella mischia Pogba, al posto di un opaco Vidal. Gli juventini immediatamente intonano "Non si vende Pogba", mentre Marotta fa orecchie da mercante e Vidal se ne va mestamente negli spogliatoi. Poco dopo, è la volta di Morata: a fargli posto è Coman. Gli animi si surriscaldano al 78esimo: contatto tra Galloppa e Lichtstainer, con lo juventino che fa l'attore dopo un buffetto dell'avversario. Peruzzo rimette tutti in riga e si ritorna a sonnecchiare fino all'82esimo, quando un errato rinvio dell'intorpidito Storari innesca Palladino, che entra in area e, dimenticandosi di essere l'unico attaccante, cerca di servire un inesistente compagno. Sul capovolgimento di fronte, assalto a testa bassa di Morata, che impegna Mirante con un tiro forte ma centrale disinnescato in due tempi. Il forcing finale della Juve, che vuole evitare la coda dei supplementari, produce un occasione per Marchisio, il cui tiro è deviato in angolo da Santacroce.
Il gol
Quando ormai ci si sta rassegnando ad altri 30 minuti di partita, ecco l'episodio decisivo. Marchisio serve Llorente, probabilmente in fuorigioco di rientro, pronta sponda dell'ex Bilbao per Morata, che entra come un coltello nella burrosa difesa ducale e infila Mirante con un lento ma velenoso diagonale. Peruzzo concede 3 minuti di recupero, Donadoni gioca la mossa della disperazione (Varela) ma c'è poco da fare. La Juventus ottiene la qualificazione con il minimo sforzo, il Parma scrive un'altra pagina di una stagione maledetta.