Lo sfogo di Antonio Conte di ieri sera dopo l'incolore prova contro l'Albania può essere interpretato almeno in due modi. Il primo si avvale di un classico teorema di Mourinho: se dopo una prestazione scialba o una sconfitta sposti l'attenzione mediatica su altre dinamiche, nessuno scriverà sulla prestazione in sé. Giornali e televisioni si concentreranno sul tuo sfogo allontanandosi dai problemi reali.

Una seconda via, più concreta, più cruda, fa pensare a un allenatore amareggiato per le poche possibilità di manovra nel laboratorio Italia.

Il secondo punto sembra quello più interessante. Non é concepibile una sosta delle Nazionali dopo la prima giornata di campionato, e poi altre due nello spazio di due mesi. Il calcio in formato spezzatino é una ricetta agrodolce, non certo una specialità della casa. Tra mille impegni, pochi allenamenti e tante ma inutili partite infrasettimanali il calcio perderà il suo obiettivo, la sua ragione di esistere.

Se la Serie A a 20 squadre spreme giocatori e menti, il calendario dei test internazionali aggrava una situazione in cui ci si allena giocando. Si gioca troppo, si gioca spesso, ci si infortuna e lo spettacolo ne risente. Lo sfogo di Antonio Conte teniamolo sulla scrivania dei 'potenti del calcio'. Questo sport deve tornare ad essere bello perché unico, condiviso, amato e seguito in ogni suo singolo evento. Si può certamente scegliere tra le priorità e gli impegni minori, che si possono rimandare a tempi più maturi. Altrimenti il sistema va in crash.