Non bastavano le polemiche degli ultimi due giorni, non siamo mai domi noi Italiani, specialmente quando c'è da stupire e far parlare di noi. E allora prendiamo nota dell'ennesima squalifica, uno schiaffo alla nostra reputazione, fango vero e proprio sulla credibilità delle nostre istituzioni sportive e non solo. E' intervenuta l'Uefa, e ha deciso di fermare Carlo Tavecchio per 6 mesi: fuori da commissioni e congressi.
Anche a distanza di chilometri il calcio made in Italy soccombe davanti alle norme europee, una sanzione che appartiene alla sfera della discriminazione razziale, paralizzando il nostro movimento nel momento meno indicato. Stop alle riforme, stop alla normalità, arrivederci progresso e programmazione. Un Paese che fa fatica a riemergere e che trova (in casa) la classica "zappa" da tirarsi sui piedi.
"Le sentenze non vanno commentate, vanno rispettate", così Tavecchio a poche ore dall'emissione della sentenza. Una squalifica che non mina comunque la posizione del presidente della FIGC, che non parteciperà a congressi dell'Uefa, ai quali comunque non stava prendendo parte. Una brutta pagina che serve strappare e accartocciare in fretta. Il Paese ha bisogno di esempi e fatti di cui essere fieri.