Mirko Vucinic e Zibì Boniek, la Roma e la Juventus, in sostanza. Due carriere simili, con percorsi inversi. Mirko Vucinic diventa grande a Roma, nella capitale, prima di emigrare a Torino, alla corte della Vecchia Signora. Fino allo scorsa stagione, quella dell'addio e della scelta di vita. L'Al Jazira per un mondo diverso, lontano. Zibì Boniek transita invece in bianconero nel 1982 e lì resta fino all'85, quando sceglie di tingere la maglia di giallorosso e diventare un simbolo del calcio romano. Sono loro a raccontare l'avvicinamento alla sfida in programma domenica allo Stadium. Giocatori di talento, non marcatori straordinari, eppure decisivi. Fuoriclasse sì, ma non a comando. Artisti dell'improvvisazione, figli di un genio in grado di palesarsi a fasi alterne, ma in modo accecante.
Di tenore differente le sensazioni di Mirko Vucinic. Il bianconero è una seconda pelle, la Juve una casa, aldilà dell'addio di giugno e del quasi addio di gennaio. La Roma attuale una piacevole sorpresa, Totti un campione eterno "Se mi sarebbe piaciuto giocare nei giallorossi di adesso? Ovvio che si, a giocano il calcio che piace a me grazie ad un tecnico tra i migliori in circolazione quale è Rudi Garcia. Il suo stile si adatta alla mie caratteristiche. Tevez? Fermarlo è quasi impossibile, ma anche per Totti vale lo stesso discorso, sono 21 anni che Francesco va al massimo. A Roma è avvenuta la nascita di mio figlio e ho segnato nel derby, a Torino il primo scudetto è invece giunto con un mio gol decisivo. In giallorosso c’è più calore nella tifoseria, in bianconero invece la pressione è maggiore. Juventus e Roma poi non lotteranno solo per il tricolore ma faranno strada anche in Champions League. Per un minuto sono stato dei nerazzurri, l’istante dopo poi sono tornato alla Juventus, ed alla fine sono felice che sia andata così”.