"Solo Messi e Ronaldo sono meglio di me". Queste, più o meno, le parole che un modesto Mario Balotelli pronunciava qualche tempo fa alla stampa che lo interrogava sul suo futuro, costellato di trofei e Palloni d'Oro. Passato qualche anno, le previsioni non si sono avverate e il cuore del terzo giocatore al mondo non riesce a trovare pace. Nonostante i 14 goal in stagione le polemiche attorno a SuperMario non accennano a diminuire, vuoi per un insulto all'arbitro o a un avversario, vuoi per una simulazione sospetta o per un tweet ambiguo e discutibile. Quando c'è lui, i giornalisti si leccano i baffi: è la gallina dalle uova d'oro.
Balotelli diavolo incarnato? No, ma la sua storia ricalca in tutto e per tutto quella con cui la stampa sensazionalistica va a nozze da sempre: figlio di immigrati scappati dalla povertà africana e adottato da un'amorevole coppia italiana, cresciuto tra il razzismo strisciante del Nord Italia, lui ce l'ha fatta: bravo, ricco, famoso. In pieno stile American Dream, nel quale probabilmente i giornalisi nostrani rivedono l'epopea dei loro antenati nelle Americhe. E poi, la Caduta: il Genio incompreso, in lotta contro il mondo, che si perde tra vizi, sbagli e scelte discutibili. Mario urla, inveisce contro i giornalisti: ma la loro è un'arma a doppio taglio. Perchè se l'accanimento sul giovane (ancora?) attaccante azzurro è asfissiante, è vero che la sua fama è dovuta soprattutto all'attenzione mediatica che si è guadagnato con creste e orecchini. Di certo non con i gol, dato che a grandi colpi ha alternato partite mediocri condite da un atteggiamento spesso anti sportivo.
Il terzo al mondo, dicevamo. In verità a ben vedere di giovanotti che gli stanno davanti ce n'è tanti, e di molto anche. Tra questi, impossibile non parlare di Miralem Pjanic. Stessa età di Mario (24 anni), diverso ruolo, ben altra attitudine. Anche lui ha assaggiato molto presto il grande calcio (chi non si ricorda il suo goal al Bernabeu nel 2010?), ma ha saputo mantenere i piedi ben saldi per terra, soprattutto durante i momenti difficili dopo il suo passaggio alla Roma, tra stagioni fallimentari e incomprensioni con gli allenatori. Ora, grazie al meccanismo perfetto messo a punto da Garcia, la stella di Miralem sembra essere definitivamente esplosa. E il fantastico goal proprio contro il Milan certifica una crescita esponenziale che, guarda caso, ha attirato le attenzioni dei top club europei, PSG in primis. La Roma dovrà tenerselo stretto, o la Serie A perderà l'ennesimo campione degli ultimi anni. E così, sempre che rimanga al Milan, Mario potrà guardarlo da vicino e imparare come non sprecare il suo infinito (?) talento.