Livorno - Verona non è mai una partita come le altre. Non è un derby, per ovvi motivi regionali; ma gli somiglia molto, per tensione ed aspettativa con la quale le due squadre e soprattutto le due tifoserie si appprestano ad affrontare la partita. Inutile negare che la rivalità che oppone le due tifoserie e di conseguenza le due squadre nasce da motivi molto politici e poco sportivi; è il colore politico delle due curve (rossa Livorno, nera Verona) ad accentuare lo scontro che avverrà poi in campo.
A fine settembre scorso, un buon Livorno aveva quasi fermato un Verona in rapidissima ascesa, che di lì a poco riuscì a scalare la classifica fino ad arrivare in zona europea. Fu l'esordio del piccolo Iturbe che, con una magistrale punizione dalla traettoria velenosa, bagnò la sua prima presenza in serie A con un grande gol; dopo il pareggio di RInaudo per il Livorno, il Verona chiuse la pratica con un rigore di Jorginho, assai discusso per un dubbio fallo ai danni di Luca Toni. Già, Luca Toni: è proprio l'attaccante modenese il primo simbolo di questo Verona in piena rinascita, dopo 12 anni tra serie B e Lega Pro. La sua ennesima rinascita coincide con la scalata dei veronesi a posizioni inspensabili per una neopromossa; 12 gol Toni, 36 punti il Verona: numeri da capogiro.
Merito, per forza di cose, va anche a chi questa squadra l'ha allestita in maniera impeccabile, confermando il blocco, protagonista della promozione dalla cadetteria, impreziosito da qualche profilo di alto livello, come Toni appunto, ma anche come Romulo. È il direttore sportivo Sean Sogliano, giovane e competente, già entrato nelle mire del Milan, per il dopo Galliani. Non si può non citare da ultimo, ma non in ordine di importanza, colui che sta timonando l'Hellas ormai dal 2010: l'allenatore Andrea Mandorlini. E qui, le strade di Livorno e Verona si arricchiscono di un ulteriore intreccio: è noto a tutti la rivalità che oppone l'allenatore ravennate alla città di Livorno e ai suoi tifosi. Antipatia nata una quindicina di anni fa, quando Mandorlini era il mister dello Spezia e insieme al Livorno condivideva gioe e sofferenze della C2 prima e della C1 poi; rapporti fatti di sfottò e provocazioni, come quella che portò Mandorlini, alla vigilia di Livorno-Verona della passata stagione, a dire che "odiava i livornesi". Frase che costò al mister anche un deferimento federale.
Livorno e i suoi tifosi aspettano, dunque, che il Verona guidato dall'acerrimo nemico Mandorlini scenda in Toscana, domenica 23, per il lunch-match delle 12.30. Un Livorno che, orfano del suo capitano Andrea Luci (stagione finita per la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro), dovrà necessariamente cercare di dare continuità al buon periodo che sta vivendo: mister Di Carlo ha portato in dote 7 punti in 4 partite, riportando gli amaranto appena sopra le tre squadre che ad oggi sarebbero in serie B. Ma Paulinho e soci non hanno di che star tranquilli, considerato che, dopo il Verona, gli amaranto ospiteranno il Napoli, non il più facile dei clienti. I gialloblu vorranno immediatamente vendicare la sconfitta patita in casa dal Torino, per non smettere di sognare quei piani alti, che mancavano da tanto tempo.