A ricordarlo, scherzandoci su, è lo stesso Buffon su Facebook e su Twitter: “18 anni fa esordivo in Serie A… Ho raggiunto la maturità”. E infatti sono passati quasi due decenni da quando il giovane Gigi esordiva con la maglia del Parma. Quel 19 novembre del 1995, in molti rimasero a bocca aperta davanti alla prestazione di quello che sarebbe diventato il portiere numero uno del mondo.
La partita è quella che non ti aspetti. E come spesso accade nel mondo del calcio, il campione si scopre “ai danni” di un altro nome. Luca Bucci era allora il portiere titolare del Parma di Nevio Scala, mentre il suo secondo, Alessandro Nista, già schierato nella trasferta di Cremona, non aveva convinto l’allenatore veneto. E così, a scendere in campo al Tardini contro il Milan di Fabio Capello, fu l’allora diciassettenne Gianluigi Buffon. All’epoca, Gigi era già tra le fila della primavera del Parma e in molti lo consideravano un portiere promettente (ma probabilmente in pochi pensavano di vederlo un giorno sul tetto del mondo).
Per quanto riguarda il Parma, dimenticate qualsiasi riferimento a quello di oggi. Quella di meta' anni ’90 era una squadra forte, con un allenatore in gamba che non a caso guidava – alla decima giornata – il campionato insieme al Milan, con 20 punti. La gara terminò a reti inviolate, con uno 0-0 che la dice lunga sulla prestazione dell’estremo difensore gialloblu.
E, infatti, il nome di Buffon finì sulla cronaca di fine gara per almeno tre parate decisive. La prima occasione fu quella su Stefano Eranio: contro una squadra con nomi del calibro di Weah, Roberto Baggio e Boban, il numero uno della nazionale si esaltò con un’uscita bassa sui piedi di Eranio, seguita da un intervento a mani aperte su colpo di testa del divin codino, infine con la parata decisiva su una girata di Marco Simone.
Di quell’esordio, Nevio Scala ricorda tutto e anche con forte emozione. Lo ha fatto di recente in un’intervista ad un quotidiano sportivo dove ammette: “Quel giorno, il problema non fu far esordire Buffon ancora 17enne, ma spiegare ad Alessandro Nista che non sarebbe entrato lui e che sarebbe rimasto in panchina”. E rivela: “Durante la settimana, io e i miei collaboratori avevamo visto i progressi fatti da Gigi e sapevamo di poter fidarci di lui. Aveva qualità incredibili, sia fisiche che morali”. Un carattere di ferro che, secondo il tecnico padovano, avrebbe fatto la differenza in una partita di vertice. E conclude: “Lanciando Buffon, mi prendevo delle responsabilità e ne ero consapevole, c’era il rischio di bruciare un talento”. Per fortuna del calcio italiano e anche mondiale, Scala non si fece intimidire, giocò la carta Buffon e quel numero 1 che porta sulla maglia è di sicuro in parte un suo grande merito.