Correva l’anno 1991. Il 26 ottobre di ventidue anni fa, tra le fila della primavera del Padova, nella gara contro l’Inter, c’è un ragazzo che sta per compiere 17 anni e ha il ruolo da punta centrale. Sugli spalti, a guardare e cercare di scoprire le future stelle del calcio italiano, c’è un osservatore che prende appunti per conto di una società di calcio. Non una società qualunque, ma la Juventus FC.

Venturi è il nome di quella persona e l'osservato speciale è un certo Alessandro Del Piero.

Il report, compilato dopo pochi giorni, il 29 ottobre 1991, sembra cominciare quasi con una bocciatura. La struttura fisica, pur rispettando i canoni tipici di un ragazzo di 16 anni, non è eccezionale. Stesso metro di misura per le qualità atletiche, definite “non super ma buone”. Ciò che però attrae Venturi, che sottolinea in maniera decisa questa impressione, è il bagaglio tecnico e tattico del giovane padovano. Nonostante la “marcatura rigida”, infatti, Alex si smarca bene dagli avversari, ma non solo. Il ragazzo dimostra spirito di squadra e si sacrifica, mettendo da parte il suo essere “seconda punta” in favore dei compagni. Valori non di poco conto - scrive Venturi - e che difficilmente si riscontrano in chi ricopre questo ruolo.

Insomma, in quella scheda tecnica, Venturi ci aveva visto decisamente lungo: grande tecnica quella posseduta da Del Piero, come del resto apprezzabili sono la sua visione di gioco, l’altruismo e il mettersi a disposizione della squadra. Queste caratteristiche, che hanno contraddistinto la sua carriera nei 19 anni di Juve, sono segno distintivo (ora ne siamo ancor più certi) non solo del giocatore e del campione, ma anche e soprattutto del ragazzo che, partito dalla provincia, e' diventato uomo e, con umilta' e lavoro, ha arrivato a toccare il punto più alto del calcio mondiale.