Solo quando c'è realmente bisogno la Juve inizia a Giocare (d'obbligo usare la g maiuscola). Così contro l'Inter, solo pochi minuti, la medesima cosa questa sera in casa di un Copenaghen pronto alla partita della vita. Troppo poco per una squadra che non può vantare piedi eccelsi, salvo rare eccezioni, e che ha costruito le recenti glorie sull'intensità di gioco. Sparagnina nel primo tempo la Juve, ingorda nella ripresa. Male in entrambi i casi se gli avversari trovano il golletto ed il loro portiere è in serata di grazia. Tra Milano e Copenaghen risuonano le parole di Conte di qualche settimana fa: "Ci siamo indeboliti". Il fiato corto tra gli impegni con le nazionali ed un match ogni tre giorni con il solo Padoin abile sostituto in mezzo al campo, scoperchiano il vaso di Pandora: la Juventus ha operato male sul mercato e l'ennesimo riscaldamento a vuoto di Llorente pare un chiaro messaggio a corso Galileo Ferraris.
In ogni caso, la realtà è giusto osservarla a 360° e dimenticare il nome del portiere del Copenaghen Wiland, sarà cosa ardua: salvataggi da campione, uscite impeccabili, smanacciate istintive. Insomma, quanto basta per aggiungere il termine "sfortuna" alla serata danese. Dopo il vantaggio in mischia firmato Jorgensen al 14', nel giro di due minuti su calci da fermo, prima Chiellini (non una delle serate migliori), poi Pogba, hanno dato vita al "Viland contro tutti" facendosi neutralizzare da pochissimi centimetri la rete del pareggio. Juve comunque sonnacchiosa nei primi 45 minuti che ha vissuto solo di qualche lancio dalla difesa e alcuni spunti interessanti di Tevez, stasera sempre sul pezzo e poco in sintonia con un Quagliarella in versione ghost.
Proprio l'attaccante sempre sul piede di partenza, però, è riuscito a dare la scossa al 54' sfruttando un cross basso di un Peluso generoso e attento sulla propria corsia. A Viland batutto, la sensazione per la Juve è stata quella di giocare al gatto col topo, ma come i felini anche il portiere danese ha mostrato le sue sette vite, in collaborazione con la premiata ditta bianconera, bloccando in serie Tevez e Vidal, quest'ultimo in serata storta. Nonostante la crescita di Pogba nella ripresa e gli inserimenti pressochè inutili di Giovinco, De Ceglie e Isla, l'assalto all'arma bianca della Juve è fallito miseramente lasciando l'amaro in bocca non solo per il risultato. Una prestazione figlia di un gioco in avanti che tarda a venire e di una mediana che sembra tirare troppe volte la carretta. Conte avrebbe potuto rischiare Llorente ma, si sa, il tecnico leccese, difficilmente cambia idea. Sembrano ancora non averlo capito in società.