Se il buongiorno si vede dal mattino, la gragnuola di gol juventini abbattutasi sull’Olimpico biancoceleste rappresentano più di un segnale d’allarme per chi dovrà avere a che fare con la truppa di Conte. Nonostante l’handicap tutto italiano della sede prescelta dalla Federazione e le previsioni dei tanti soloni della carta stampata sul gap in via di assottigliamento tra le squadre italiane, Pogba, Chiellini, Lichtsteiner e Tevez hanno risposto a chiare lettere che la Juve è ancora di un altro pianeta.
La Lazio dopo circa sette minuti si è sciolta come neve al sole impostando, o meglio, subendo l’impostazione juventina della gara come successo negli incontri degli ultimi due anni. La freccia Candreva, l’esperienza di Klose e i piedini fatati di Hernanes hanno dato un filo di speranza a Petkovic con l’abbozzo di qualche contropiede andato a vuoto.
Dall’altra parte tutti promossi con una piccola riserva per Pirlo, ancora molto indietro di preparazione. Per il resto la chiave del gioco bianconero è passato per l’asse Bonucci-Vidal-Tevez/Vucinic alternati a ricevere e dare palloni di prima a metacampo. Il cileno sta esaurendo piano piano tutti gli aggettivi positivi possibili: calma olimpica nella gestione della palla, passaggi dettati alla perfezione e tanta copertura. In avanti, invece, di lavoro da fare ce ne sarà per affinare l’intesa, ma qualche sprazzo di uno-due si è visto.
Capitolo a parte il terzo di centrocampo. Dopo i gossip estivi su Marchisio, la sua sostituzione per infortunio al 21’ con l’ottimo Pogba che dopo due minuti sigla il vantaggio, è da leggere seriamente come un segno del destino. L’apporto fisico, e non solo, in mezzo al campo si è fatto sentire: impossibile buttarlo giù, altrettanto vedergli fare un errore marchiano. Il ragazzo ha aperto le danze su una mischia dopo un bello schema da calcio da fermo, infilando Marchetti di sinistro.
Nessun segno di particolare risveglio da parte della Lazio che si fa “gestire” da una Juve ancora imballata nelle gambe e a volte ingenua. In ogni caso, pronti via, nella ripresa è Vidal a lanciare in contropiede Lichtsteiner bravo a servire il raddoppio in solitaria di Chiellini. Petkovic colpito e affondato; ancor di più quando il terzino svizzero in slalom e Tevez nel giro di due minuti aumentano il divario.
Da lì in poi la partita diventa un nonsense in attesa del fischio finale che arriva al preciso scoccare del novantesimo negando un rigore a Vidal, ma poco importa. La notizia di stasera è che la Juve sembra avere immagazzinato al meglio le dinamiche del pallone italiano, spazzando alcuni dubbi dopo le amichevoli estive. I bianconeri sembrano aver raggiunto quella vetta dove si è soli e padroni del proprio destino. E non è poco.