Non solo Cavani. Napoli si interroga. Un futuro senza il “Matador” e il condottiero. Mazzarri alza lo sguardo e vede la capitale. Pensa al progetto, più che al denaro. De Laurentiis offre soldi, ma non certezze. Roma è lo stimolo a cui è difficile resistere. Giovani di talento, campioni affermati, cielo azzurro e obbiettivi chiari. Napoli vuole il tricolore, piazza affamata quella partenopea. Secondo posto e Champions league, come viatico per i successi futuri. Mazzarri si interroga. Lui, eroe a Reggio Calabria, idolo del San Paolo, non vuol fallire. Capisce, da uomo di calcio, quanto sia difficile quell'ultimo passo che distingue i bravi dai vincenti.
Può essere in grado questo Napoli, senza Cavani, pur rafforzato da una campagna acquisti all'altezza, di presentarsi ai nastri di partenza al livello della perfetta Juve di Conte? Difficile. E allora Mazzarri, dubbioso, osserva. Intrigante l'idea giallorossa. Realtà in crescita esponenziale, con difetti, soprattutto, a livello di guida tecnica. L'estremo Zeman prima, il tranquillo Andreazzoli poi. Lui, lui sì che può essere l'ultimo tassello per completare un mosaico incompleto. Lui, “animale” da panchina, a dare concretezza a una squadra schiava dei suoi limiti mentali. Sogna Roma, spera Napoli. Dopo Lavezzi, perdere Cavani e Mazzarri, significherebbe veder vanificati anni di crescita, minare le basi di un futuro che fino a poco tempo fa appariva luminoso. Il tecnico, più dell'attaccante. L'uomo, l'allenatore, capace in questi anni di trarre il meglio da ognuno dei suoi uomini, di renderli grandi, oltre le loro possibilità. E allora Roma sogna. Napoli spera. Mazzarri si interroga.