Da un lato i Campioni d'Italia, freschi del brindisi per il bis appena ottenuto, dall'altra la provinciale nerazzurra (Stramaccioni non si senta tirato in causa) che continua a disputare ottimi campionati, alla ricerca della salvezza matematica, ottenuta a pieno merito. Il gol di Matri, e quello di Benatia a Palermo, fanno felici tutti: "grandi" e "piccini". La partita, come è giusto che sia considerato il periodo della stagione, regala emozioni, sia positive (il gol di Matri, il palo di Denis), sia negative, con la sospensione del match per lancio di fumogeni tra le tifoserie.

Conte sceglie, a ragione, di schierare parecchie seconde linee - i titolari in campo erano solamente Chiellini e Pirlo - lasciando spazio a quei giocatori che, chi più chi meno, non hanno avuto modo di mettersi in luce durante l'anno, mentre Colantuono non può che puntare sul potere di Denis, oggi sfortunato, e di Bonaventura. I primi minuti sono squillanti, a tinte bianconere, con Giaccherini che spara su Consigli dopo un'ottima giocata e qualche corner non degnamente sfruttato, a fare da preambolo al risveglio di Matri. L'azione è facilmente ammirevole: lancio lungo di Pirlo, sul cerchio di centrocampo, per l'attaccante ex-Cagliari (oggi in coppia con Quagliarella) che controlla egregiamente e di sinistro batte il portiere bergamasco.

Partita tutta in discesa, che i bianconeri possono controllare, subendo tuttavia qualche pericolo. Pericoli che arrivano soprattutto dal tanque Denis, che prima, al 20', manda la palla fuori di un soffio, e poi, al 37', sfrutta una dormita di Caceres colpendo al volo un pallone che si stampa sul palo, strozzando in gola ai tifosi il grido urlante "salvezza!". Nel mezzo, 8 minuti di tensione, in virtù degli scontri a distanza tra le due tifoserie: Guida decide di sospendere il match, mentre Conte cerca di "calmare" i tifosi bianconeri. Il secondo tempo è decisamente sotto le aspettative che la prima frazione di gioco aveva regalato, nonostante gli ultimi dieci minuti siano piuttosto avvolgenti. L'Atalanta, consapevole del vantaggio dell'Udinese a Palermo - che regalerebbe così alla Dea la certezza matematica della salvezza - non gode più dell'adrenalina necessaria per far fronte alla regina d'Italia, mentre quest'ultima non ha nessun interesse nell'accelerare i ritmi di una gara che tiene in pugno.

Gli unici tentativi dei nerazzurri, il cui gioco appare spento, viene dalle fasce - come mostra il numero di cross, 39 a 14 per i padroni di casa - e da sporadici tiri da fuori - l'unico ad impensierire i bianconeri, però, è Carmona -. L'episodio che regala un po' di brio per il finale non è l'ingresso in campo di Anelka, che con la barba a mo' di Babbo Natale non riesce a sfruttare i suoi 24 minuti per raggiungere almeno Toldo nella classifica dei marcatori in Serie A (1 gol), bensì un fallo di mano di Marrone in area di rigore non segnalato: bergamaschi infuriati con la sestina arbitrale, ma nulla da fare. La partita finisce così, con qualche contropiede di troppo sprecato dai bianconeri, che sembrano avere la testa già alla prossima stagione, sempre più padroni di sè stessi.