È finita un’era. Lo scorso 6 maggio Arséne Wenger ha chiuso, tra la commozione generale di un Emirates Stadium gremito all’inverosimile, la sua carriera da allenatore dell’Arsenal dopo 1.235 partite disputate in 22 anni, lungo i quali l’alsaziano ha potuto imprimere il suo nome in modo permanente nell’olimpo delle leggende dei Gunners.
Nonostante gli ultimi anni in chiaro-scuro, Wenger è sempre stato un punto centrale dell’organigramma dei londinesi, anche grazie al suo ruolo a 360 gradi: allenatore, direttore sportivo, manager e chi più ne ha più ne metta. Per la prima volta dal 1996, dunque, l’Arsenal si ritrova a dover programmare una nuova stagione senza il suo leader assoluto; la scelta per il ricambio generazionale è ricaduta su Unai Emery, che dopo l’impresa di vincere tre Europa League consecutive con il Siviglia ha fatto incetta di trofei (pur ricevendo diverse critiche) anche con il Paris Saint-Germain.
La campagna acquisti del tecnico spagnolo si è concentrata soprattutto sul rinforzare il reparto difensivo: dal Bayer Leverkusen è arrivato Bernd Leno ad alzare la qualità del parco portieri che, senza cessioni nel prossimo futuro, vedrà accanto al tedesco David Ospina e Petr Cech. Possibile però che, rimanendo l’ex-Chelsea a fare da chioccia, il colombiano vada a cercare fortuna (e titolarità) altrove. A parametro zero, svincolato dalla Juventus, è arrivato invece Stephan Lichtsteiner, che fornirà una valida alternativa a Bellerìn sulla fascia destra, nonché la possibilità di giocare con una sorta di difesa a 5 sfruttandolo come tornante assieme a Kolasinac. Per ora, però, Emery sembra concentrato sulla difesa a quattro, da cementare per poter iniziare la stagione con delle certezze già acquisite. Sokratis Papastathopulos, acquistato dal Borussia Dortmund, può essere considerato un innesto cruciale a riguardo. Pagato circa 20 milioni di euro, il greco arriva con l’obiettivo di garantire esperienza ed aggressività ai londinesi. L’altro colpo della sessione di calciomercato interessa invece il centrocampo, e fa parecchio rumore: sborsando 30 milioni di euro circa, i Gunners hanno prelevato dalla Sampdoria Lucas Torreira, assoluto protagonista dell’ultima stagione in Serie A, nonché del mondiale di Russia con il suo Uruguay. Nonostante i 168 centimetri di statura, Torreira si è affermato come un gigante del centrocampo, tanto lucido in fase di impostazione quanto deciso ed aggressivo in copertura, con estrema capacità di leggere le linee di passaggio. Assieme a lui, più in sordina, è arrivato dal Lorient il franco-marocchino Matteo Guendouzi. Pagato otto milioni di euro, il classe 1999 ha già messo in mostra nelle prime amichevoli grandi doti di personalità e gestione del reparto, avanzando la sua candidatura come sorpresa per la nuova stagione. Per quanto riguarda l’attacco, invece, si registra il rientro dal prestito in Liga (rispettivamente da Betis e Deportivo) per Joel Campbell e Lucas Perez, che però verranno verosimilmente ceduti prima della chiusura del mercato.
Passando al capitolo cessioni, l’Arsenal ha dovuto patire un solo addio doloroso, quello di Jack Wilshere: per motivazioni personali e tecniche l’ex-wonder boy del vivaio Gunners non ha rinnovato il suo contratto, potendo quindi liberamente accasarsi con il West Ham. Nonostante i tanti infortuni patiti in carriera che ne hanno limitato l’affermazione internazionale, nell’ultima stagione Wilshere aveva spesso fornito prestazioni di spessore per qualità e quantità. Oltre a lui, saluta i Gunners anche Mertesacker, che nell’ultima stagione aveva confessato di essere arrivato al limite e di non riuscire più a gestire pressioni e ritmi della vita da calciatore, al punto da avere conati di vomito prima delle partite, e da confessare di preferire rimanere in panchina o in tribuna. Per il tedesco, campione del mondo 2014 e da sempre obiettivo particolarmente bersagliato dalla tifoseria, ora c’è il ruolo di responsabile dell’Academy ad attendere. Ai saluti anche i giovani Akpom (al PAOK Salonicco) e Asano (in prestito all’Hannover) entrambi ceduti per un milione di euro. In sospeso, invece, ancora, il discorso Aaron Ramsey: il gallese ha un contratto in scadenza nel 2019 e la distanza nelle trattative per il rinnovo sembra ancora rilevante. Emery, dunque, potrebbe decidere di sacrificarlo per fare cassa e, magari, avere la disponibilità economica per andare a prendere un suo pupillo come N’Zonzi, valutato circa 25 milioni dal Siviglia.
Considerati questi movimenti, non è difficile immaginare l’ossatura del primo Arsenal firmato dal tecnico spagnolo: nelle amichevoli estive si sono alternati 4-3-3 e 4-2-3-1, con la mediana formata da Guendouzi ed Elneny. Decisamente probabile, però, che una volta reintegrati dal mondiale i titolari siano Xhaka e Torreira, con una combo che dovrebbe mischiare qualità tecniche e “garra” in fase di rottura. Davanti, il posto da riferimento centrale sarà di uno tra Lacazette e Aubameyang, appurata la difficile convivenza tra i due durante la scorsa stagione. Dietro, un posto di rilievo avrà sicuramente Mesut Ozil. Di rientro dalla spedizione tedesca in Russia, il centrocampista di origine turca ha ricevuto una quantità spropositata di insulti, per le sue prestazioni in campo (con l’opinione pubblica a giudicarlo principale responsabile della disfatta degli uomini di Loew) ma anche e soprattutto per motivazioni personali, con una sua foto di qualche mese fa assieme al presidente turco Erdogan che ha riaperto la ferita lunga del razzismo e dei problemi di integrazione in Europa. Di tutta risposta, Unai Emery sembra volergli assegnare la fascia da capitano, oltre a mantenere il suo ruolo di faro della trequarti, con attorno a lui Mkhitaryan e Iwobi, fresco di rinnovo con la squadra che lo accolse a soli nove anni. Qualora il tecnico spagnolo volesse inspessire il centrocampo (ad esempio con Ramsey, o col doppio mediano) potrebbe anche essere lo stesso Ozil ad agire da finta ala del 4-3-3, accentrandosi ed aprendo la via alle incursioni offensive di Bellerìn.
A prescindere dal modulo, comunque, le direttive sembrano chiare: possesso veloce e vivace, spazi stretti e verticalizzazioni immediate per spezzare la linea avversaria e sfruttare la rapidità di Aubameyang in profondità, mentre in fase difensiva la priorità è chiudere gli spazi e recuperare palla in alto per poter sfruttare in maniera fulminea la fase di contropiede.