Nel recente passato, pochissimi allenatori hanno legato indissolubilmente il proprio nome a quello di una squadra sola, aprendo un ciclo lungo diversi anni. Nessuno, però, ha cambiato una squadra, una società, un intero movimento calcistico come Arsené Wenger ha fatto sulla panchina dell’Arsenal. Una carriera, quella dell’alsaziano, che va oltre il palmarés, i risultati, che parla di filosofia, di mentalità, di capacità di rivoluzionare dalle fondamenta, da straniero, i capisaldi di chi il calcio si vanta di averlo inventato.
Dopo 22 anni, dal 1996, le strade del francese e dei Gunners si separano e, come il Manchester United dopo l’addio di Sir Alex Ferguson (un pensiero per lui è d’obbligo, considerate le recenti difficoltà), per i londinesi il futuro sembra più che mai incerto. Prima di ricominciare dall’anno-zero dopo un ventennio in cui Wenger ha gestito sostanzialmente ogni aspetto del club, c’è però ancora da salutare il condottiero di mille battaglie. Oggi pomeriggio, infatti, nella splendida cornice dell’Emirates Stadium, l’Arsenal giocherà la sua ultima partita casalinga stagionale. Appuntamento fissato per le 17.30, quando a scendere in campo con i Gunners sarà il Burnley.
Parlando di campo e di classifiche, la gara sarà valida per la penultima giornata di Premier League, e le due squadre hanno ancora ragionamenti da fare: pur con una partita ancora da giocare, i ragazzi di Sean Dyche, al settimo posto, hanno solo tre punti di ritardo dagli avversari. Ovviamente, il posto in Europa League non è a rischio per nessuna delle due squadre, ma tra dover giocare l’ultimo turno preliminare ed essere qualificati direttamente alla fase a gironi c’è una differenza sostanziale, soprattutto in termini di programmazione per la prossima stagione.
In generale, l’Arsenal arriva alla gara dopo due frustranti sconfitte consecutive: prima, ad Old Trafford, il 2-1 arrivato a tempo scaduto contro il Manchester United. Poi, in settimana, l’1-0 dell’Atletico Madrid al Wanda Metropolitano che, nonostante i tentativi di Ozil e compagni, ha qualificato i Colchoneros alla finale di Europa League, privando i Gunners dell’ennesimo trofeo. Il Burnley, invece, si avvia alla conclusione di un campionato eccezionale, che conferma i Clarets come forza di spicco subito dietro alle sei grandi del calcio inglese. Ultimamente qualche punto è rimasto per strada (in particolare negli ultimi due pareggi contro Stoke e Brighton), ma le cinque vittorie consecutive tra marzo ed aprile hanno permesso a Dyche di festeggiare una clamorosa qualificazione, matematica, in Europa League.
Per quanto riguarda le formazioni, Arsene Wenger dovrà fare i conti con tre assenze, compresa quella dell’oramai desaparecido Santi Cazorla: out anche Elneny per problemi alla caviglia, mentre Koscielny, sfortunatissimo, salterà quasi sicuramente anche il mondiale per la sospetta rottura del tendine d’achille. Ovviamente, possibile vedere in campo tanti giovani, in pieno stile Wenger, per quella che sarà una festa tutta dedicata a lui: solito 4-2-3-1 con Chambers e Kolasinac sulle fasce. Altra grande chance di mettersi in mostra per Kostantinos Mavropanos, centrale greco classe 1997 che completerà con Holding il reparto davanti a Cech. Maitland-Niles, invece, è oramai parte integrante delle rotazioni della prima squadra e potrebbe formare la diga con Wilshere, dando riposo a Xhaka, mentre davanti ci saranno sicuramente Mkhitaryan ed Aubameyang, assieme a due tra Ozil, Iwobi, Welbeck e Nelson.
Arsenal (4-2-3-1): Cech; Chambers, Holding, Mavropanos, Kolasinac; Wilshere, Maitland-Niles; Iwobi, Mkhitaryan, Nelson; Aubameyang. All. Wenger
Dall’altra parte, invece, Sean Dyche dovrebbe presentarsi, al netto delle assenze di Mee ed Arfield, con il solito 4-4-2: Vokes e Barnes saranno le due punte, con Gudmundsson e Lennon in lizza per il ruolo di esterni. In mezzo ci saranno Cork e Westwood, mentre dietro saranno Long e Tarkowski, con Ward e Lowton sulle fasce, a proteggere Pope.
Burnley (4-4-2): Pope; Lowton, Long, Tarkowski, Ward; Lennon, Cork, Westwood, Gudmundsson; Vokes, Barnes. All. Dyche