La nazionale dell'Iran si conferma e dopo le partecipazioni a Germania 2006 e Brasile 2014, il calcio persiano arriverà anche in Russia la prossima estate. Quando si pensa alla Persia in questo momento vengono in mente solo le diatribe politiche, le armi chimiche e nucleari con il presidente Rouhani in piena lotta con Israele e l'Arabia Saudita, ma parlando di calcio l'Iran è anche una solida realtà del calcio asiatico. 

Il condottiero Quieroz

Il Team Melli da quando è guidato da Carlos Queiroz, che ha preso la guida della selezione il 4 Aprile 2011, si è costruito una grande reputazione in Asia e dopo aver conquistato il Mondiale 2014, ora si è preso anche quello di Russia e lo ha fatto da imbattuto. Dalla famosa rivoluzione del calcio del 1979 molte cose sono cambiate, ma non il modo di giocare dell'Iran, basato soprattutto su una solida difesa, potenza e velocità, quest'ultima aggiunta proprio dal commissario tecnico ex Manchester United e Portogallo. Per avere un'idea della selezione persiana basta correre al 2014 e alla partita con l'Argentina. L'Albiceleste fu messa in scacco per novanta minuti dalla solidità iraniana e solo una magia di Messi condanno alla sconfitta la squadra di Queiroz. Gli stessi principi di quel Mondiale sono stati riproposti nel cammino verso Russia 2018 e i risultati sono sorprendenti: sei vittorie, quattro pareggi, zero sconfitte; dieci gol fatti, due subiti per il miglior cammino di qualificazione nella storia di tutto il calcio iraniano. Il santone portoghese è un unicum nel calcio asiatico, mai nessuno era rimasto per sette anni sulla panchina di una nazionale. Questa continuità gli ha permesso di creare un gruppo competitivo e compatto nonostante le tante differenze culturali che lo pervadono. 

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Il miglior attaccante d'Asia e il Pogba persiano

Già, perché se è complicato costruire un gruppo nelle selezioni europee o sudamericane, lo è ancor di più in quei paesi dove in molti scappano per vivere all'estero. Queiroz è già riuscito quattro anni fa ad amalgamare i giocatori presenti in patria, quelli del Persepolis e dell'Esteghlal, le due squadre più importanti di Iran, e i figli dei benestanti emigrati all'estero tra Olanda, Germania e Russia. Proprio dalla patria del Mondiale arriva quello che è il giocatore più forte dell'Iran: Sardar Azmoun. Classe 1995, Azmoun, è l'attaccante del Rubin Kaza e viene considerato come la miglior punta asiatica in circolazione ed in effetti il suo score con il Team Melli gioca a sua favore: 30 partite, 22 reti messe a segno. Assieme a lui nel tridente studiato dall'ex vice di Alex Ferguson ci sono anche Reza Ghoochannejhad, attualmente all'Heerenven e dalla punta di diamante del Persepolis, campione iraniano da due anni consecutivi, Mehdi Taremi. Occhi puntati anche sul Pogba persiano, Saeid Ezatolahi, centrocampista dell'Amkar Pern in Russia e nel giro dalla nazionale da tre anni. Per quanto riguarda la difesa, il vero punto di forza della selezione persiana, a guidarla ci sarà il veterano Hosseini, altro punto fermo del Persepolis. 

Il sogno

Il popolo persiano è cosciente di avere poche possibilità di passare il primo turno del Mondiale avendo nel gruppo due favorite alla vittoria finale, Spagna e Portogallo, e il Marocco. Quest'ultimo scontro è certamente il più agevole e quello in cui l'Iran può provare ad ottenere una vittoria che manca da Francia '98 (2-1 sugli USA), ma certamente Queiroz e i suoi ragazzi proveranno a rendere difficile la vita delle due super potenze. Se contro le selezioni della penisola iberica dovesse arrivare anche un solo pareggio, la festa scatterà per le strade di Teheran, come in quel 1978 dove la qualificazione al Mondiale fu occasione di speranza per un popolo che si apprestava alla rivoluzione dell'Ayatollah Khomeini, speranza di una società mondiale - jam'e jahani in farsi - affidata ad un Mondial - jam-e jahani, a completare il fantastico gioco di parole.