Riparte, già da capodanno, il cammino della Premier League 2017/18: giornata piena di sfide interessanti la ventiduesima, con il posticipo di Goodison Park che vedrà contrapposti Everton e Manchester United alle 18:30 italiane.

Toffees che approcciano la gara dopo aver perso 2-1 a Bournemouth nell’ultima gara del 2017, ma con la consapevolezza di aver già dato una svolta alla propria stagione: dopo l’esonero di Koeman, con il conseguente arrivo di “big” Sam Allardyce, i blu del Merseyside hanno trovato otto risultati utili consecutivi, di cui cinque vittorie nelle prime sei, per risollevare una situazione di classifica disastrosa. In particolare, portare a casa gli scontri diretti contro West Ham, Newcastle e Swansea ha permesso a Williams e compagni di allontanare l’incubo Championship.

Difatti, però, l’ultima settimana del 2017 ha visto l’Everton raccogliere soli due punti in tre partite, segnando una sola rete con Gueye, poi resa inutile dal vantaggio di Fraser nel finale dell’ultima gara. Serve un break, e giocare contro una squadra della caratura dello United potrebbe fornire gli stimoli giusti per interrompere l’andamento negativo.

Allardyce si ritrova con qualche dubbio a livello di rosa: James McCarthy, che si è fermato durante la gara del Dean Court, non è ancora al meglio, così come Yannick Bolasie, ed i due saranno giudicati solo a ridosso della gara. C’è, invece, Gueye, mentre rimangono indisponibili due stelle come Leighton Baines e Ross Barkley, oltre a Funes Mori, Stekelenburg e Coleman. In campo, dunque, potremmo vedere un 4-1-4-1 ispirato a quello del City di Guardiola: Pickford tra i pali, linea a quattro con Kenny e Cuco Martina sulle fasce a supportare i centrali Keane e Ashley Williams. Unico perno del centrocampo è Idrissa Gueye, con Rooney e Davies ad agire da ibridi tra mezzali e trequartisti. Davanti, Sigurdsson e Bolasie dovrebbero supportare Niasse.

Everton (4-1-4-1): Pickford; Kenny, Keane, Williams, Martina; Gueye; Bolasie, Davies, Rooney, Sigurdsson; Niasse. All. Allardyce.

Manchester United che può essere definito in piena crisi: dopo la sconfitta di coppa, clamorosa all’ultimo respiro, sul campo del Bristol City, gli uomini di Mourinho non sono riusciti a reagire. Il 2-2 acciuffato al 93’ dal Leicester ha preceduto quello contro il Burnley, in cui invece sono stati i Red Devils a salvarsi in rimonta grazie a Lingard. Lo 0-0 contro il Southampton dell’ultima giornata ha rappresentato il sesto punto perso per strada, con il Manchester City che nonostante lo 0-0 contro il Crystal Palace mantiene quindici punti di vantaggio, ed il Chelsea che ha superato Mata e compagni al secondo posto.

Per quanto riguarda José Mourinho, c’è emergenza in attacco: Ibrahimovic, infortunato al ginocchio, sarà indisponibile fino a febbraio circa, mentre Romelu Lukaku ha subito un duro contatto durante la gara contro il Southampton. Per lui, colpo alla testa nello scontro con Hoedt, che lo ha costretto ad uscire in barella, addirittura con la maschera dell’ossigeno. Non ci saranno nemmeno Ashley Young, per squalifica, e Antonio Valencia per infortunio. Dunque, formazione del tutto sperimentale per Mourinho, che dovrebbe schierare Lindelof sulla destra, con Jones e Rojo da centrali e Darmian come opposto per completare la linea davanti a David De Gea. In mezzo, potrebbe, a sorpresa, riposare per un turno Nemanja Matic, lasciando il campo al giovane McTominay. Sicuri del posto, invece, Pogba ed Ander Herrera. Davanti potrebbe partire un altro Academy come Gribbin, che si contende il ruolo di esterno con Mata e Lingard, mentre Rashford verrà schierato da punta centrale. Completa l’XI Anthony Martial.

Manchester United (4-3-3): De Gea; Lindelof, Jones, Rojo, Darmian; Pogba, McTominay, Ander Herrera; Gribbin, Rashford, Martial. All. Mourinho

 

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About the author
Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.