Ieri sera le attenzioni dei grandi appassionati di calcio internazionale non potevano che essere concentrate nei confronti dello splendido anticipo delle 20:45 della Premier League, che avrebbe visto l'Arsenal ospitare il Liverpool in una gara dalle attese molto importanti. Certamente a livello di emozioni nessuno è rimasto deluso dal 3-3 che è risultato dal match, ed in particolare da un secondo tempo per molti versi assurdo - non che questo sia necessariamente una cosa positiva.

In un certo senso, infatti, la sfida dell'Emirates è stata un manifesto di ciò che di peggio si trova nel massimo torneo per club d'Oltremanica. Le due fasi difensive sono apparse in evidente difficoltà, sia nelle transizioni negative in campo aperto, sia nei momenti in cui c'era da semplicemente da rimanere in posizione. Le sei marcature messe a segno, probabilmente, nemmeno bastano per restituire pienamente l'idea di quanto sia stata facile la vita dei due attacchi, che in una giornata di particolare cinismo avrebbero forse potuto raddoppiare il numero di reti siglate. Come attenuante si potrebbe dire che, fra le big, si affrontavano sicuramente le squadre più tendenti ad un atteggiamento offensivo, anche a costo di prendersi parecchi rischi là dietro; questo è probabilmente il motivo per cui i Gunners ed i Reds, nelle stagioni recenti, non sono mai riusciti né a conquistare il titolo, né a farsi valere in campo europeo. "Si comincia dal non prenderle".

Aldilà di questa critica di ordine generale, si può comunque dire che forse chi esce un po' meglio da questo particolarissimo pareggio è la truppa di Jurgen Klopp. Il tecnico tedesco non è nuovo a questo genere di partite, di cui le sue squadre sono storicamente protagoniste; intanto, però, può contare un dominio lungo 50 minuti in casa di una delle dirette avversarie per l'accesso in Champions League ed una buona reazione dei suoi dopo quei 600 secondi di blackout, in cui gli avversari sono riusciti a siglare tre gol e a ribaltare il doppio svantaggio. Si tratta sicuramente di due punti buttati per gli Scousers, che potevano gestire molto meglio quanto concretizzato, magari evitando che si scatenasse quella bufera che ha polverizzato gli equilibri della partita.

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Altra notizia positiva è la continua crescita di Mohamed Salah, che ormai in ogni match guadagna consensi presso la Merseyside. Totale di 21 gol per l'egiziano in questi primi mesi ad Anfield, in cui sta assumendo sempre di più le vesti di giocatore in grado di essere decisivo. C'è da capire quanto sia il contesto ad aver fatto bene all'ex Roma o viceversa: il momento, comunque, è per lui assolutamente positivo e, al momento, sembra proprio che nessuno - Manchester City a  parte - abbia idea di come fermare la continua ascesa del velocissimo attaccante di piede sinistro, che negli spazi aperti dal gegenpressing organizzato dal suo allenatore è sempre più devastante.

Dall'altro lato, i ragazzi di Arsène Wenger sono bloccati in una sorta di deja-vù ormai da diverse stagioni. C'è sempre stato, c'è tutt'ora e presumibilmente ci sarà anche nell'immediato futuro un grande quantitativo di talento dal centrocampo in su, ma come al solito la difficoltà più grande sta nel limitare quei grandi momenti di vuoto che i vari giocatori passati dall'Emirates negli ultimi anni hanno tutti indistintamente sofferto. Questo, unito a delle difficoltà tattiche nel trovare la solidità migliore, come al solito sembra che impedirà ai londinesi di andare oltre quanto prodotto: difficile immaginarsi che finiranno oltre il quarto posto, difficile pensare a qualche trofeo importante in bacheca a maggio, con questi difetti.

Qualcosa in più, magari, in ottica Europa League, la parte rossa della capitale inglese potrebbe sperare di ottenerla proprio dal suo talento. Parli di talento, parli di Mesut Ozil, uno dei giocatori sicuramente più dotati di qualità tecnica all'interno dell'Europa calcistica negli ultimi anni. Quando in giornata, il tedesco continua a distinguersi ed a mostrare colpi di assoluta classe, che ancora oggi riescono ad illuminare nella maniera più assoluta; la continuità è il suo limite più grande, ed in un certo senso l'ex Real è un po' un simbolo del suo club. Club con cui è in scadenza contrattuale nel 2018 e con cui sembra non abbia intenzione di andare oltre: chissà che, dopo di lui, non si apra un ciclo diverso, magari guidato dal giovane Ainsley Maitland-Niles, ieri l'unico a fare bene anche nel primo tempo ed ennesimo prodotto del calcio britannico, anche se "colpevole" (non l'unico, ma tant'è)