In Egitto Mohamed Salah è una sorta di SemiDio: ogni sua dichiarazione, ogni sua "azione", ogni suo movimento viene accolto dal suo popolo, dai suoi connazionali come un messaggio divino da interpretare e conservare. In un momento di così grande incertezza e sofferenza, non solo calcistica ma soprattutto politica e sociale, Salah rappresenta l'Egitto che non si arrende alle difficoltà e che riesce a sollevarsi ed avere la meglio contro un destino infame ed ingiusto.
Il suo trasferimento al Liverpool, per 42 milioni di Euro più bonus, sembrava davvero l'ultima possibilità di una carriera che per via di pressioni extracalcistiche irragionevoli, motivazioni ambientali, pessimo ambientamento in Premier League e a Londra in particolar modo, non era mai esplosa definitivamente come un talento del genere meriterebbe.
Una costante della carriera di Momo è quella di lasciare un bel ricordo nella mente dei tifosi: ovunque abbia giocato che sia stato con Basilea, Fiorentina, Roma ha fatto apprezzare le sue qualità, i suoi scatti, le sue fughe palla al piede, le conclusioni da fuori... In ognuna di queste avventure però al momento dell'addio c'è sempre stato un minimo di rimpianto, sapendo che la storia avrebbe potuto avere tutt'altro finale.
Con l'aiuto di Jurgen Klopp ed un reparto d'attacco da far invidia alle grandissime d'Europa, Salah sembra finalmente aver trovato la sua dimensione anche nel campionato più affascinante del mondo. Lo score del ragazzo egiziano parla per lui: 14 reti, 8 in Premier dove è capocannoniere in solitaria, 4 in Champions League, più uno nei Playoff, dove viaggia ad una media di un gol ogni 90 minuti. I Reds dipendono spesso dai suoi "colpi di genio" sempre più frequenti e piacevoli, che il Faraone abbia trovato finalmente la maniera di dare un lieto fine alla sua storia?