Ranieri lo definiva come un "grande lavoratore", ma allo stesso tempo un attaccante in grado di trovarsi "sempre al posto giusto al momento giusto": non sono un caso i 4 gol in 7 match giocati quest'anno da Shinji Okazaki e soprattutto il titolo di miglior marcatore della storia (in attività) della nazionale giapponese. Il ragazzo originario di Takarakuza ogni volta che scende in campo lascia tutto se stesso: è un attaccante ombra che deve sfruttare ogni spazio offerto dalla difesa avversaria svariando su tutto il fronte d'attacco, sono proverbiali però le sue coperture e i suoi tagli a palla lontana che hanno semplificato e non poco il lavoro a Vardy e compagnia nella stagione del titolo.
Guardandolo giocare sembra rappresentare perfettamente la maggior parte dei principi del Bushido -"la via del guerriero"- il codice d'onore dei samurai giapponesi. È un uomo ed un giocatore leale (忠義) che non ha mai voltato le spalle all'allenatore in carica per "capricci personali", è un uomo d'onore (名誉) che non abbandona la barca mentre affonda ma fa di tutto per salvarla, è un giocatore coraggioso (勇) e non potrebbe essere altrimenti tentando l'avventura oltre oceano sia in Germania che in Inghilterra risultando decisivo in entrambe.
Quest'anno è partito benissimo: gol alla prima contro l'Arsenal, decisivo contro il Brighton la giornata successiva, 2 gol al Liverpool tra Premier e coppa di Lega ma soprattutto sabato pomeriggio, in risposta, alla prima panchina stagionale contro il WBA arriva la rete che assegna i 3 punti alle Foxes al Liberty Stadium. Il ragazzo è come il vino, più invecchia e più sembra migliorare; stavolta tocca ad Appleton servirsi della fedeltà del Samurai della regione di Kansai.