Una collezione di no, alcuni rappezzamenti ed un paio di ottimi innesti. Volessimo riassumere in poche semplici parole il mercato estivo del Chelsea, la descrizione non andrebbe lontano da quella proposta. Questa mattina Antonio Conte e Roman Abramovich, alzando la testa dal cuscino, avranno certamente tirato un lungo sospiro di sollievo: transfer market is over, ora conta solo il campo - pensa il tecnico; no more requests, ora pensiamo a vincere - pensa il patron. Entrambi, però, saranno in fondo concordi che gli scorsi tre mesi passati tra alti e bassi non possano essere ritenuti soddisfacenti, soprattutto limitandosi a giudicare l'ultimo mese, il quale può essere ridotto agli ultimi giorni, anzi, alle ultime ore.
28 milioni di Euro per Zappacosta, 38 per Drinkwater: 66 milioni complessivi per due alternative.
Tra ieri notte e questa mattina i Blues hanno infatti annunciato gli acquisti di Davide Zappacosta e di Danny Drinkwater, per una spesa totale che dovrebbe aggirarsi non lontano dai 65 milioni di Euro. Due colpi in piena emergenza, arrivati per necessità dopo la lunga serie di rifiuti, chiusa da Oxlade-Chamberlain - passato al Liverpool - e Ross Barkley, con il famoso voltafaccia durante le visite mediche. I due elementi sono di un discreto livello, l'azzurro classe 1992 soprattutto ha buoni margini di miglioramento ma dei limiti fisici che possono pesare soprattutto nell'approccio con il nuovo campionato, mentre l'ex Leicester conosce benissimo la Premier League avendola anche vinta, ma non è, almeno sulla carta, un giocatore da Chelsea.
Zappacosta, costato poco meno di 30 milioni, sarà di fatto l'alternativa a Moses sulla corsia destra - e in caso di necessità estrema anche il vice-Alonso - sia dal punto di vista tattico che gerarchico, almeno all'inizio: impensabile lanciare un giocatore così leggero nel campionato più duro d'Europa, l'impatto potrebbe essere del tutto negativo e deleterio. Posto che lo stesso titolare del ruolo, il sopracitato Moses, non è un mostro né di continuità né di affidabilità, si riscontra il primo segnale che l'ex Torino rappresenta un panic buy e non un obiettivo a lungo termine (voci affermano che la trattativa sia peraltro nata nella notte tra il 30 e il 31 agosto). Certo alcuni acquisti last-minute si rivelano subito azzeccati - chiedere all'Arsenal e a Mustafi - ma l'impressione è che il Chelsea avesse bisogno di un uomo più pronto da subito per prendere immediatamente il posto di Moses nell'undici di Conte.
I panic buy possono rivelarsi azzeccati alla lunga, ma l'impatto di Zappacosta sarà difficoltoso. Drinkwater, invece, conosce la Premier.
Non sarà nello starting XI preferito del tecnico nemmeno Danny Drinkwater, che può essere tranquillamente etichettato come un rincalzo - da quasi 40 milioni di Euro, ma pur sempre un rincalzo. Conte spingeva per avere un centrocampista in grado di interpretare il ruolo di mediano a due nel suo 3-4-3, possibilmente più di impostazione e letture che di fisico; per caratteristiche, in effetti, l'ex Leicester risponde in pieno alle richieste dell'allenatore salentino, ma i limiti di gamba sono enormi e soprattutto il livello medio del giocatore, oltre a non essere valutabile con cifre così spropositate, è tutto da verificare. In fondo si parla di un giocatore emerso nell'annata storica sotto la guida di Ranieri e confermatosi solo parzialmente lo scorso anno.
Sia Drinkwater che Zappacosta sembrano quindi essere due elementi presi più per allungare le rotazioni che per aumentare la qualità di queste. Se è vero che con una second unit solida e di valore vincere la Premier è più difficile - e riuscire a brillare in Europa ancora di più - è altrettanto importante rimarcare che questi sostituti devono essere almeno all'altezza dei titolari, per subentrare al momento giusto e farsi valere. I due colpi last-minute, questo, devono ancora dimostrarlo.