La stagione 2017-18 della Premier League è alle porte e le big inglesi si danno battaglia a suon di milioni, ingaggiando i top player con spese pazze, vicine alle tre cifre, vedi Alvaro Morata, Romelu Lukaku, Kyle Walker e Benjamin Mendy. Delle sei sorelle, una va in controtendenza, nonostante le velleità da titolo, ma con un mercato in entrata praticamente assente: parliamo del Tottenham Hotspur, guidato da Mauricio Pochettino, che ha dato vita ad un acceso duello contro il Chelsea per la lotta del titolo, fermandosi al secondo posto, con il record di punti di società da quando esiste l’attuale Premier League, grazie al mix formato dal miglior attacco e la miglior difesa d’Oltremanica.
Ritornando al concetto precedentemente introdotto, il Tottenham ha adottato una visione autarchica, finalizzata nell’aumentare il valore della rosa con i prodotti locali, valorizzando al massimo il settore giovanile, senza mettere la mano al portafoglio. I risultati, finora danno ragione a Levy, che si ritrova con una generazione d’oro, composta da giovani del calibro di Kane, Alli (prelevato dal MK Dons per una manciata di milioni), Rose e Walker ceduto a prezzo record di cinquanta milioni ai rivali del Manchester City.
Come nelle ultime annate, nonostante “l’anti-mercato” di questa finestra estiva, i Lilywhites sono una delle principali pretendenti al titolo, forti della loro compattezza senza limiti e il bel gioco, unito all’efficacia degli interpreti, disegnato dal Generale Pochettino. La stagione 2016/2017 è stata più che positiva, con la seconda qualificazione consecutiva nella fase a gironi di Champions League, scivolando solo sul finale nel rush per il titolo, che ha visto il Chelsea trionfare per sette punti di distacco, tuttavia la truppa di Pochettino era riuscita a riaprire i conti ad un mese dalla fine. Dal punto di vista collettivo, l’annata appena terminata ha portato parecchie note liete, sia sul fronte offensivo, che sulla consistenza difensiva.
Il reparto avanzato, in termini realizzativi, è il migliore della Premier League: il Tottenham ha siglato ottantasei reti, con una media di 2.2 gol a partita, trascinata dal due volte “Golden Boot” consecutivi d’Inghilterra, Harry Kane. I suoi ventinove sigilli lo incoronano come l’attaccante più prolifico del campionato, un dato impressionante se si considera il rapporto reti e presenze, rispetto alla concorrenza: Romelu Lukaku, secondo classificato in questa speciale graduatoria, ha siglato quattro reti in meno, ma con sette partite disputate in più. Tuttavia, non si può definire il Tottenham “Kane-dipendente”, sarebbe troppo riduttivo nei confronti del resto della truppa: in assenza del bomber britannico, il coreano Son Heung Min, si è reinventato da “falso nueve”, con ottimi risultati nella prima parte di stagione, con quattordici reti in campionato, riuscendo a colmare l’inserimento difficoltoso di Vincent Janssen, non molto a suo agio al primo anno in Premier League. Oltre alla buona stagione di Son, è doveroso menzionare l’apporto fondamentale di Eriksen e Dele Alli, ormai sulla via della consacrazione definitiva e sulla bocca dei top club europei, capaci di offrire cifre folli per assicurarsi uno dei due centrocampisti.
L’elevata freschezza atletica, dovuta alla giovane età degli elementi di Pochettino, unita all’abilità di gestire il possesso palla per lunghi tratti della partita dei giocatori offensivi, permette di abbassare la difesa avversaria e di attuare i principi del gegenpressing, contribuendo ad aumentare l’efficacia difensiva della squadra londinese: in termini di risultati, gli Hotspur hanno chiuso la stagione con all’attivo ventisei gol subiti, piazzandosi primi anche nella graduatoria per la miglior difesa. Merito, non solo del gegenpressing dei giocatori più offensivi, ma anche dell’intesa, ormai telepatica, del duo centrale fiammingo, Jan Vertonghen e Toby Alderweireld, che formano con il capitano francese, Hugo Lloris, tra i pali, una muraglia quasi inespugnabile. Tuttavia, nonostante il perfetto mix tra un attacco proficuo e la difesa solida, il Tottenham è ancora a mani vuote in termini di titoli.
In una stagione così intensa, fra campionato, Champions e coppe di Lega, tutti i nodi vengono al pettine: il Tottenham ha pagato dazio con una rosa corta rispetto alle altre big, mettendo a nudo la mancanza di alternative, alla luce dei numerosi infortuni, che hanno decimato tutti i reparti. Questo fattore si è sentito specialmente in ambito internazionale, dove Harry Kane ha praticamente saltato tutta la fase a gironi di Champions League, con Janssen e Son in difficoltà nella massima rassegna continentale. A ciò, si aggiunge l’incapacità della squadra di mutare il proprio sistema, adattandosi ai ritmi più bassi e ragionati, a differenza del livello medio della Premier League, dove le partite sono mediamente più intense dal punto di vista fisico, con il rischio di sguarnire le difese. Gli Hotspur, pertanto, hanno sofferto in ambito internazionale, proprio perchè i ritmi più bassi delle avversarie hanno mandato a vuoto il loro sistema rapido e vanificato il possesso palla, chiudendo tutte le porte agli esterni.
Lo stesso Pochettino ha rotto il silenzio e in un’intervista ha chiesto alla società di rimpolpare la rosa con giocatori di livello, per aumentare la sana competizione dei titolari. Per il tecnico argentino, la formula vincente è quella di aumentare la pressione, minando le certezze di titolarità degli undici elementi, in modo tale da mantenere elevata la concentrazione e trovarli al top di condizione, oltre al fatto di avere dei backup di livello, che sono, a dir poco, fondamentali in una stagione così fitta e lunga.
Mancano alcune settimane alla chiusura del calciomercato, ma Levy e soci non promettono colpi di grosso calibro, perciò verosimilmente il Tottenham 2018 sarà una copia della squadra vista nell’ultima edizione di Premier League. Si parte con l’imprescindibile Hugo Lloris, titolare della fascia da capitano, con Vorm come backup. Impossibile trovare un’alternativa migliore alla coppia centrale belga, Vertonghen-Alderweireld, punta di diamante della retroguardia di Pochettino, con Dier a completare il pacchetto arretrato con la difesa a tre, mentre Trippier andrà a sostituire Kyle Walker, sbarcato a Manchester, sponda City, sulla fascia destra, con Rose a scorrazzare sull’out opposto, giocando da terzino alto nel 3-4-2-1, oppure arretrato sulla linea difensiva nel 4-2-3-1.
Nel cuore della mediana, la qualità di Dembelè viene compensata con l’energia di Wanyama, autentico torello di centrocampo, abilissimo nel rompere le iniziative del centrocampo avversario. Nel primo modulo, Pochettino si affida ad Eriksen defilato sulla sinistra, mentre Alli duetta con Kane da trequartista, ma il suo movimento senza palla è fondamentale per l’economia degli Spurs. Con la seconda variante, la trequarti presenta tre elementi, con l’aggiunta di Son assieme ad Alli ed Eriksen, sacrificando uno tra Dembelè e Dier, oppure un terzino con quest’ultimo dirottato sulla fascia, come accaduto, seppur di rado, nella passata annata.
Cosa è lecito aspettarsi dal Tottenham per l’annata 2017-18? Intanto, il dado è tratto: il roster più giovane d’Inghilterra, costruito ad immagine e somiglianza di Pochettino, è ormai al terzo anno consecutivo in Premier League, migliorando sempre di più l’intesa e ormai i giocatori conoscono a memoria i meccanismi di quello che potrebbe essere il calcio più spettacolare del Regno Unito e allo stesso tempo efficiente. La delusione per aver chiuso per due anni di fila a mani vuote in termini di titoli potrebbe dare agli Hotspur quel quid, una spinta motivazionale per fare quel passettino in più, che potrebbe trasformarsi in una coppa. Quattro occasioni per poter aggiungere un nuovo gioiello nella sala trofei nel White Hart Lane che verrà, con la spinta dei novantamila che andranno a popolare Wembley quest’anno.