“C’era una volta…”

Ogni fiaba inizia così, in un’epoca non definita, il protagonista di turno che sfida il destino, rischia di venire sopraffatto, ma alla fine vince la sorte avversa e il tutto si conclude con il classico lieto fine. Siamo tutti cresciuti con le fiabe, ma nella realtà non tutto si conclude come sperato, pur lottando con tutti i propri mezzi e gettando il cuore oltre l’ostacolo, per raggiungere un felice epilogo. Questo lo sanno benissimo, avendolo provato sulla propria pelle, i tifosi dell’Hull City, la terza retrocessa dalla Premier League alla Championship, con sei punti di margine da un salvo Watford di Mazzarri.

Gli antefatti della stagione 2016-17 dei Tigers sono, a dir poco, disastrosi: dopo la promozione in Premier League, grazie ai playoff, il patron di Hull City, Assem Allam, decide di chiudere i rubinetti, gettando nel caos la situazione societaria. Il motivo? Una vendetta del magnate egiziano nei confronti della tifoseria e della Federazione britannica di calcio, per aver messo il veto alla decisione di Allam di cambiare il nome in Hull Tigers. Da qui, la decisione del proprietario di non investire più una sterlina nel progetto. L’effetto domino è inevitabile: il coach Steve Bruce è esonerato a luglio, per dissidi con la dirigenza, mentre di acquisti non vi è nessuna traccia, d’altra parte solo numerose cessioni per fare cassa e diversi infortunati a lungo termine.

L’emblema della prestagione è rappresentato dalla foto di Curtis Davies, postata su Instagram, dove raffigura la squadra al completo, con ben nove elementi, quando per allestire una rosa servirebbero almeno venticinque giocatori. Nell’emergenza generale, il secondo di Bruce, Mike Phelan, prende le rendini della squadra, che, nel frattempo, riesce a presentarsi al via con numero adeguato di giocatori, grazie ad un distendimento del patron nei confronti di Hull, vincendo incredibilmente contro il Leicester, campione in carica, all’esordio e bissando il risultato nella sfida successiva contro lo Swansea.
La squadra sembra aver trovato un certo equilibrio, ma una rondine non fa la primavera e le precarie certezze si sfaldano tutte: una serie lunga, di tre mesi senza vittorie e ne fa le spese Phelan, esonerato per far spazio al lusitano Marco Silva, chiamato a fare un’impresa impossibile, ovvero portare in zona salvezza la squadra, ancorata all’ultimo posto.

La sessione invernale di calciomercato, porta in dote a Marco Silva giocatori come Markovic, Niasse, Ranocchia, N’Diaye ed Evandro, mentre il tecnico portoghese tenta il tutto per il tutto con un 4-2-3-1 di matrice offensiva. I risultati iniziano ad arrivare, una clamorosa vittoria casalinga contro il Liverpool e un buon pareggio a reti bianche all’Old Trafford, contro il Manchester United di Mourinho, mentore di Silva, e Ibrahimovic. L’Hull City riesce a trovare punti importanti in casa, grazie all’apporto del proprio pubblico e ricomincia a respirare, uscendo dalla zona retrocessione, dopo il quattro a due contro il Middlesbrough, nelle mura amiche del KCOM Stadium. Tuttavia, nonostante la vittoria contro il Watford, i Tigers scivolano continuamente lontano da Hull, perdendo contro il Manchester City e Stoke, mentre lo Swansea fa pressione, raggiungendoli in classifica.

Roma non è stata costruita in un giorno, ma a distruggerla ci è voluto veramente poco. Lo stesso si può dire per l’Hull City, che deve costruire, mattone per mattone, la propria risalita per la salvezza, ma il castello di carte crolla nella sfida crocevia della stagione, contro un retrocesso Sunderland. Jones e Defoe gettano nello sconforto i presenti al KCOM Stadium, mentre Llorente sigla una rete che vale la stagione contro l’Everton, salvando lo Swansea, mentre condanna i neroarancio ad una retrocessione dopo un anno in Premier League. Con i remi in barca, le sfide contro il Crystal Palace e Tottenham sono imbarazzanti, con undici gol subiti e una rete siglata nei centottanta minuti finali, chiudendo nel peggiore dei modi una storia che poteva essere inserita nella lista dei miracoli, nel capitolo successivo a quello del Leicester Campione d’Inghilterra.