Se quest’anno al Turf Moor ci fosse stato un maggior quantitativo di talento, probabilmente i tifosi avrebbero potuto sognare traguardi insperati. Non al livello del Leicester, questo è certo, ma almeno una quindicina di punti in più non sarebbero stati certamente immeritati. Il Burnley, con una rosa che forse aveva poco a che fare con la Premier League, ha infatti perseguito una meritata salvezza, arrivata in maniera netta, firmata soprattutto da un manager che sembra più di tanti altri pronto al salto di qualità: Sean Dyche.
I suoi metodi gli sono valsi il soprannome di Ginger Mourinho, un peso non indifferente, specialmente oltremanica, dove lo Special One si è affermato alla guida del Chelsea per più di una volta. Idee tecniche e tattiche non così diverse: 4-4-2 rigido, linee compatte dietro la palla con gli attaccanti più liberi di correre in avanti, possibilmente sfruttando il dinamismo. Per questa ragione, probabilmente, Sam Vokes è stato retrocesso a dodicesimo uomo di lusso, per favorire Gray e Barnes, nonostante il primo abbia avuto problemi disciplinari che gli sono costati il posto.
Oltre a conquistare scalpi eccellenti, il Burnley è riuscito a mantenere un andamento piuttosto regolare per tutto il campionato, nonostante un crollo finale che non ha comunque pregiudicato la salvezza. Di fatto non c’è mai stato il vero rischio concreto della retrocessione, merito soprattutto della difesa e di un Michael Keane che si è ufficialmente guadagnato la chiamata di una grande, anche se resta ancora da stabilire di preciso quale, visto che sulle sue tracce ci sono più o meno tutti.
Pochi grandi nomi, nel Burnley, ma tanta sostanza, tanti giocatori utili alla causa, a partire da un portiere come Tom Heaton, il terzo della nazionale Inglese, che sì, probabilmente non potrà contare su estremi difensori di altissima scuola, ma è altrettanto vero che difficilmente una selezione blasonata premia un giocatore di seconda divisione, come è accaduto l’anno scorso. Se i Clarets sono rimasti spesso in piedi, lo devono anche a lui, oltre alla crescita dei vari Mee e Lowton.
Nota a margine per il centrocampo, dove Defour ha avuto vari problemi fisici ed Hendrick si è mostrato in tutto il proprio valore, finalmente in prima divisione dopo anni di Championship. L’acquisto di Brady è stato forse un po’ tardivo, probabilmente dall’anno prossimo sarà tra i protagonisti con maggior frequenza. I 40 punti, con un paio di altri innesti, potrebbero aumentare ancora, specie se Sean Dyche dovesse riuscire a mantenere questi standard di rendimento.