L’ottima stagione del Chelsea, culminata con la vittoria finale in Premier League non può mettere in secondo piano un’annata del Tottenham, sapientemente plasmato dal Demiurgo di General Lopez, Mauricio Pochettino. La squadra, probabilmente, più equilibrata della massima serie britannica, in grado di unire una produzione offensiva notevole, con una solidità difensiva impressionante, come lo dimostrano i numeri: in trentotto partite, il Tottenham ha siglato ottantasei gol, uno in più del Chelsea, classificandosi come il miglior attacco d’Oltremanica, così come in difesa, con ventisei gol subiti, nonostante le assenze alternate dei centrali per infortunio. Ottantasei punti, come i gol, che valgono il record societario nei 135 anni di vita, ma vanificati da un secondo posto che lascia l’amaro in bocca ai londinesi, che si sono visti sfuggire un campionato anche l’anno prima, con il Leicester sorprendentemente campione d’Inghilterra.

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A differenza delle altre big, gli Hotspur hanno compiuto investimenti mirati, seppur in buona parte infruttuosi in questa annata, ma senza stravolgere la rosa che fece bene nel 2016. Con la qualificazione in Champions League, l’obiettivo era quello di proseguire il percorso di crescita delle giovani leve, trattenendo i big, come Kane, Alli ed Eriksen, sulla bocca dei top club europei, Real Madrid su tutti. Proprio per non modificare l’idea tattica di Pochettino, camaleontica sugli spazi e moduli, ma con gli stessi interpreti, come vedremo più avanti, sono stati inseriti in corsa Janssen, per offrire un’alternativa credibile a Kane e i due centrocampisti Wanyama e Sissoko. Inversamente alle aspettative iniziali, il venticinquenne di Nairobi, Wanyama, è stato l’acquisto più determinante, conquistando meritatamente un posto nella double pivote con Dembelè, dirottando Dier nella difesa a tre, a spese di Son, che lascia spazio ad Alli ed Eriksen sulla trequarti. Le sue capacità fisiche e la tendenza a recuperare palloni hanno contribuito in gran parte alla notevole solidità difensiva del duo belga arretrato, che che potevano contare su uno schermo difensivo affidabile, che sposa alla perfezione le qualità tattiche di Dembelè, risultando la coppia di centrocampisti più funzionale della Premier League.

Di fronte ad una squadra così efficiente in entrambe le fasi di gioco, è difficile indicare il valore assoluto, un giocatore che abbia fatto la differenza e trascinato la squadra. Tendiamo, però, premiare Harry Kane, vincitore della Scarpa d’Oro e top scorer della squadra e del campionato, con una menzione d’onore per il trio Alli, Son ed Eriksen, chiamati ad alzare l’asticella e in grado di reggere la baracca per gli infortuni di Kane. Capocannoniere della Premier League per la seconda volta, smentendo i detrattori, che lo definivano un “one season wonder”, con la bellezza di ventinove reti in trenta partite. Un dato statistico notevole, se consideriamo il numero di presenze, sette in meno rispetto a Lukaku, che insegue con quattro reti di margine, avendo saltato una buona fetta di stagione per un duplice infortunio alla caviglia. Attaccante completo, che si integra alla perfezione con la batteria di trequartisti, potendo svariare su più fronti nel campo, dando libertà ad Alli per i suoi inserimenti e movimenti senza palla. La notevole capacità balistica e il fiuto del gol, l’hanno reso come uno degli attaccanti più indecifrabili per le difese avversarie, essendo in grado di raccogliere la palla a centrocampo e gonfiare la rete in molteplici modi: da rapace in area, dalla lunga distanza, di testa, con entrambi i piedi ed è un buon assistman, grazie all’ottima intesa con Dele Alli.

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Al netto delle delusioni dal punto di vista del risultato finale, con il secondo piazzamento in Premier, le eliminazioni in Champions ed Europa League, unite alla sconfitta contro il Chelsea in FA Cup, le note liete sono numerosissime, forse troppe: oltre ai sopracitati Kane e Wanyama, non si può non riservare una nota a margine per ciascuno dei trequartisti, ovvero Alli, Eriksen e Son, in grado di raggiungere la loro maturità calcistica e compensare l’assenza di Kane. Son, più di tutti, ha alzato il proprio livello di gioco, facendo un notevole passo in avanti rispetto alla passata stagione, con ventuno reti stagionali, di cui quattordici in campionato. Ben cinque di questi sono del bimestre Marzo-Aprile, che coincide con l’infortunio di Kane e il Tottenham ha sempre vinto. Pecca ancora sul piano della continuità, ma i margini di miglioramento sono infiniti e ha già raggiunto una grande intesa con il resto del reparto offensivo. Applausi a scena aperta per Dele Alli, che, ormai, ha conquistato l’Inghilterra calcistica, a suon di swag e gol. Uno dei giocatori che tocca meno palloni della squadra, ma allo stesso tempo fondamentale con il suo gioco senza palla, fatto di spazi, inserimenti e corsa, il suo essere sempre al posto giusto al momento giusto, perfetto per concretizzare gli assist laser di Eriksen. Ventun’anni, ma con personalità da vendere a quintali e la semplicità con cui cerca la giocata straordinaria, riservata solo ai figli del calcio. Che non sia anche lui, uno di quelli creati appositamente solo per cambiare il Gioco?

Ultima menzione d’onore, prima di passare alle note meno liete: Christian Eriksen, il venticinquenne esterno danese è stata la luce del gioco di Pochettino, illuminante con i suoi quindici assist vincenti e autore di otto reti, di cui diverse pesantissime, che hanno tolto le castagne dal fuoco in partite particolarmente spinose, come contro Swansea e Crystal Palace. La sua stretta collaborazione con il terzino di turno, gli ha permesso di cedere spazio sulle fasce e di concentrare i propri sforzi sul centro, facilitato dai movimenti di Alli e Kane, non a caso i principali ricevitori dei filtranti del ventitrè in maglia Lilywhite.

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Non tutte le ciambelle riescono col buco: la dirigenza ha compiuto tre investimenti sostanziosi, portando a Londra Wanyama, Janssen e Sissoko, più altri rimpiazzi per allungare la rosa e rimpolpare la già folta base giovanile. Se per Wanyama si sprecano le lodi, lo stesso non si può dire per Sissoko e Janssen, costati quarantacinque milioni in due, ma con un rendimento inversamente proporzionale alla spesa. Sissoko paga il fatto di ricoprire una porzione di campo non propriamente sua, che ne limita le sue qualità fisiche, con il rischio di pestare i piedi ai terzini di spinta. L’ambientamento di Janssen in Premier è stato decisamente ostico per il ventitreenne olandese, che non ha saputo replicare l’ottima annata in patria con il PSV. A suo svantaggio c’è l’incompatibilità con Kane, due attaccanti simili fisicamente, ma diversi per modo di giocare, con l’impossibilità di sacrificare uno dei trequartisti per fare spazio all’olandese.

Una squadra così funzionale e compatta, tale da mettere in difficoltà lo staff tecnico e società circa gli investimenti da fare per rendere più profonda la rosa, dovendo affrontare la Champions League, con l’obiettivo di alzare l’asticella, senza ripetere l’errore della passata stagione. Gli infortuni fanno parte del gioco e hanno messo fuori gioco numerosi interpreti fondamentali, sostituiti egregiamente solo in parte, come Kane e Rose, rimpiazzati temporaneamente da Son e Davies, con buoni risultati, ma le assenze alternate di Vertonghen e Alderweireld hanno messo a nudo i limiti difensivi di Wimmer e Dier, con il secondo a suo agio solo con la difesa al completo, ma in difficoltà a tenere unito il reparto da solo. Tiene ancora banco la situazione di un vice-Kane, con Janssen sotto la lente d’ingrandimento: la sua annata non è stata positiva, ma Pochettino è fiducioso e potrebbe rilanciarlo, come fatto con Son, ancora acerbo un anno fa, ora definitivamente consacrato.

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La stagione 2017-18 si apre con un’importante novità: gli Hotspur chiameranno temporaneamente casa il Wembley, mentre lo storico White Hart Lane perderà sempre più pezzi, in contemporanea alla costruzione del nuovo stadio. Quale modo migliore per onorare il leggendario impianto sulla Bill Nicholson Way, se non chiudere l’ultima stagione in 118 anni di vita da imbattuto? Con l’auspicio di sfatare il tabù Wembley, poco fortunato per i Lilywhites in Champions ed Europa League.

Per gli Hotspur è giunto il momento di raccogliere tutto ciò che è stato seminato, in questi anni di programmazione, i frutti stanno diventando sempre più maturi, basta raccoglierli per tempo.
Sperando di conquistare un trofeo diverso da quello sollevato da Vincent Janssen ad Hong Kong in questa settimana.