Il 29esimo gol stagionale (il quinto in questa FA Cup) della stella cilena Alexis Sanchez, e la rete decisiva di Ramsey, aprono le porte del successo all'Arsenal, che rischia non poco contro un Chelsea che nel secondo tempo gioca in 10 contro 11. La rete di Diego Costa è inutile per la squadra di Conte, che ci prova fino all'ultimo pur essendo in inferiorità numerica. FA Cup numero 13 per i gunners, nello specifico la settima con Arsène Wenger: è record sia per il club, che per l'allenatore francese.

I 22 in campo

Le formazioni sono specchiali: Wenger conferma la novità tattica che ha portato il vento primaverile, con l’utilizzo di 3 centrali difensivi (Holding; Mertesacker; Monreal) dietro ad una linea mediale formata da 4 uomini: Bellerìn ed Oxlade-Chamberlain esterni, Xhaka e Ramsey mezzali; Özil ed Alexis Sanchez sulla trequarti precedono l’unica punta Danny Welbeck. 

Ad un Arsenal con qualche defezione importante (come quelle di Koscielny e Mustafi) rispondono i Campioni d’Inghilerra di Antonio Conte, ma a pieno a organico: Azpilicueta, David Luiz e Cahill  a comporre la solita difesa a 3; Matić e Kantè in mezzo, Moses e Alonso sulle corsie, dietro al tridente Pedro-Costa-Hazard.

La finale

Dopo il toccante, surreale minuto di silenzio, per ricordare le innocenti vittime del vile attacco alla Manchester Arena di pochi giorni fa, si comincia a giocare sotto l’arco di Wembley. Il Chelsea parte obiettivamente da favorito, ma sorprendentemente subisce, nella fase primordiale del match, il preciso ed interminabile giro palla dei gunners: già al quinto minuto l’Arsenal, con una combinazione nascente dalla fascia sinistra, e mirata a finalizzare con tagli nel cuore dell’area, trova il gol del vantaggio con un delicato esterno di Sanchez, che anticipa Courtois ed insacca la sfera all’angolino.

Il punto viene convalidato dopo una prolungata discussione tra Taylor ed il suo assistente, su una probabile posizione di offside da parte di Ramsey, che sarebbe potuta risultare attiva e quindi favorevole all’azione in maniera irregolare (esiste inoltre un precedente tocco con la mano, dopo però il tocco sul petto, di Sanchez). Ma alla fine il braccio sinistro di Taylor si protende verso il centro del campo: è gol, è 1-0. I blues sembrano tramortiti dal gancio a freddo rifilato dai gunners, e non riescono in alcuni maniera a proporre il solito, brillante gioco che li ha contraddistinti per tutta la stagione. Continua quindi la furia dell’Arsenal, che con Özil, al 16,’ si vede salvare sulla linea quello che sarebbe diventato il secondo gol di giornata da un intervento incredibile di Cahill (che evidentemente ha imparato questo tipo di giocata dalla sua chioccia, John Terry). 

Si gioca su ritmi godibili e tipicamente britannici, ma nello specifico l’Arsenal gira a velocità doppia rispetto ai rivali londinesi. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo Welbeck colpisce un palo, dopo il quale tenta di intervenire subito Aaron Ramsey, che a sua volta sbatte sul legno. Il Chelsea deve rendere grazie alla dea bendata, ma la fortuna non vuole smettere di guardare i blues: al 30’ un sanguinoso contropiede, genera un 3-vs-3 al limite dell’area di rigore di Courtois, che si vede arrivare a due passi Danny Welbeck, il quale lo scavalca con un tocco sotto, ma ancora Cahill salva sulla linea. Un pazzesco primo tempo, che vede l’Arsenal dominare fisicamente e tatticamente il match, termina sul passivo di 1-0 per il Chelsea, che ci prova nel finale con un sussulto di Pedro dai 15 metri e con un mancino (da fermo) di Marcos Alonso, entrambi mortiferi sugli spalti.

Azpilicueta e Welbeck inseguono il pallone, 31' minuto | Twitter

La ripresa nasce su ritmi furibondi, ma stavolta è il Chelsea ad imporli: in 5 minuti i blues arrivano a bussare 3 volte alla porta di Ospina, prima con Pedro, poi con Kantè, e ancora con Moses. Gli uomini di Conte sono un uragano di energia e di orgoglio, gli stessi che, alla fine, gli hanno consentito di portare a casa la Premier League. Il Chelsea spodesta di fatto l'Arsenal dal ruolo di protagonista della gara, e spinge a pieno organico nel tentativo di riportare l'equilibrio nel punteggio: ci va vicino con Pedro al 58esimo, con una conclusione a giro dal limite, ma la palla lambisce il palo e Wembley rossa può tirare un sospiro di sollievo. 

La partita si fa sempre più avvincente, entusiasmante, e col passare dei minuti la sensazione è che il verdetto sia sempre più indefinibile. Il Chelsea attacca, spesso sfonda, ma non segna; l'Arsenal tenta di distendersi in contropiede, e va addirittura vicina al gol del raddoppio con Bellerìn, proprio sugli sviluppi di una di queste rapide transizioni. Al 67' però, ecco l'episodio che smuove definitivamente gli equilibri: Moses (già ammonito), pensa bene di tuffarsi in area di rigore mentre è inseguito da Nacho Monreal; Taylor non fa sconti, è espulsione, il Chelsea è in inferiorità numerica e di punteggio, e restano solo 20 minuti. 

Kantè ci prova | [email protected]

Sembra tutto finito, ma Conte e suoi quest'anno hanno mostrato di tutto, fuorché la predisposizione all'arrendersi. Entrano in gioco le qualità di Fabregas e Willian, e il Chelsea incredibilmente trova il pari con una girata pazzesca di Diego Costa, che gela mezza Wembley e fa esplodere la metà rimanente. Proprio nel finale, il Chelsea la riapre pur essendo in uno in meno. Ma nel momento di estasi più totale, inconsciamente si rilassa: al 79' è Ramsey a riportare i gunners in vantaggio, sfruttando l'assist perfetto di Giroud, e la complicità di una difesa troppo ferma.

L'incontenibile gioia di Aaron Ramsey | [email protected]

Non finisce mai questa sfida: in 3 minuti si capovolge tutto per due volte, e si prospettano 10 minuti finali che definire piccanti potrebbe risultare diminutivo. Diego Costa ci riprova, ma Ospina si oppone; Bellerìn dall'altra parte, ma batte largo. 2-1 al 90', quando Özil colpisce il terzo palo per l'Arsenal. Ma anche se la partita rimane viva fino al 95' minuto, il risultano non muterà più: vince l'Arsenal, con il gol partita di Ramsey. Che come 3 anni fa decide la finale del torneo più antico del mondo.