Premier League - Paura di perdere e tatticismo estremo imbrigliano il derby: Manchester a secco

Guardiola non si scopre, fa la partita come previsto, punge ma non si sbilancia quasi mai, forte del vantaggio di un punto in classifica; di contro, Mourinho aspetta, sornione, l'occasione propizia, che tuttavia arriva raramente complice un'inconsistenza fisica in attacco che toglie peso allo United.

Premier League - Paura di perdere e tatticismo estremo imbrigliano il derby: Manchester a secco
Premier League - Paura di perdere e tatticismo estremo imbrigliano il derby: Manchester a secco
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Di Andrea Bugno

Doveva e poteva essere la partita dell'allungo del Manchester City, dell'aggancio al Liverpool ed al terzo posto. Doveva e poteva essere la partita del sorpasso dello Manchester United. Non è stato niente di tutto ciò. All'Emirates Stadium ha prevalso il tatticismo portoghese, la paura di non perdere, partita e posizione, dell'iberico: novanta minuti di impasse totale, con rarissimi acuti da una parte e dall'altra, hanno congelato la situazione di classifica con Guardiola che si è guardato le spalle prima di sbilanciarsi eccessivamente, mentre Mourinho come sovente ha badato prima a non prenderle che a darle. Ne è scaturito un derby sostanzialmente noioso, intenso ma poco emozionante, fatta eccezione per qualche accelerazione degna di nota da parte di Aguero e poco altro. 

Gara che si è svolta sul canovaccio ampiamente previsto alla vigilia, con gli ospiti a fare densità nella propria trequarti, con Martial e Mkhitaryan costretti a buttare maggiormente un'occhio alle retrovie piuttosto che alle fasi offensive, a sostegno di un terzetto di centrocampo - Herrera, Carrick, Fellaini - privo di fantasia ed estro - Pogba out - e con una discreta dose di muscoli che, abbinata all'intelligenza tattica dei protagonisti, ha fatto sì che lo United soffrisse le avanzate dei Citizens ma nemmeno più di tanto. Rare, infatti, le occasioni nelle quali De Bruyne, Yaya Tourè ed Aguero sono riusciti a far male alla difesa dei Devils attraverso gli strappi centrali, con il Kun che obbligato dalla estrema fisicità della coppia Bailly-Blind - impeccabili per tutta la durata della contesa in anticipo - è stato spesso costretto ad abbassarsi sulla trequarti per avere ossigeno e palloni giocabili degni di tal nome. Due, infatti, le folate dell'argentino che per poco non facevano stappare il derby, frutto di break arrivati centralmente dalla immensa qualità palla al piede dell'ivoriano, quasi mai impegnato in interdizione e libero di impostare palla al piede a difesa schierata.

Il destro di Aguero dalla distanza, successivamente bloccato da De Gea - Foto Premier League Twitter
Il destro di Aguero dalla distanza, successivamente bloccato da De Gea - Foto Premier League Twitter

Già, lo United ha concesso al City di giostrare ripetutamente oltre la linea di metà campo, badando maggiormente a proteggere il fortino per poi provare - invano - a ripartire in contropiede con la velocità di Rashford, fin troppo isolato davanti, e Martial. Mou ha pagato e non poco l'assenza di Ibra o comunque di un centravanti di peso che gli consentisse a fasi alterne di alzare il baricentro dell'azione, con l'inglese ed il transalpino fin troppo impegnati ad effettuare serpentine ed incaponirsi palla al piede piuttosto che a guardare alla situazione complessiva, la quale necessitava di ben altre soluzioni. 

Diverso invece il discorso impostato da Mourinho sulle corsie laterali, dove mai ha offerto, grazie al gioco delle coppie Valencia-Mkhitaryan e Darmian-Martial unito all'aiuto delle mezzali, una netta supremazia e superiorità numerica ai Citizens sulle fasce. Di contro, la squadra di Guardiola si è ben guardata dall'offendere a spron battuto con più di cinque, massimo sei, uomini a folata: i padroni di casa non hanno quasi mai assediato con veemenza ed insistenza il fortino nemico, forti sia del vantaggio di classifica ma anche irretiti probabilmente dall'eccessiva paura delle ripartenze rivali. Contropiede che raramente il Manchester City ha offerto agli avversari, frustrandoli spesso sul nascere senza badare a contatti duri che negassero a Martial e Rushford la possibilità di prendere velocità a campo aperto. Le uniche occasioni per lo United sono arrivate infatti da calci piazzati - o da un errore di Bravo, abile a rimediare in avvio su Mkhitaryan a botta quasi sicura - con Herrera arrivato poco lucido in zona rete allo scadere dell'intervallo. Potenziali occasioni, mai nitide, che hanno condizionato negativamente per gli esteti del calcio, la contesa, innervositasi nel finale a causa della frenesia e della poca lucidità di Fellaini.

La migliore occasione della gara, per lo United, sulla testa di Herrera - Foto Premier League Twitter
La migliore occasione della gara, per lo United, sulla testa di Herrera - Foto Premier League Twitter

L'impossibilità di Mourinho di dare fiato e cambio ai suoi protagonisti ha rischiato di compromettere il risultato nel finale, quando l'espulsione del belga, per reiterata stupidaggine frutto di una mente chiaramente ottusa dalla stanchezza, ha dato al City quella carica adrenalinica che tuttavia non è bastata a far saltare il banco negli ultimi dieci minuti finali. Pari e patta, con una relativa soddisfazione in termini prettamente pratici da parte di entrambe, ma con spiccata delusione tra le fila di chi pensava ad un derby bello ed emozionante, aperto e vibrante.