Nel momento di maggiore bisogno, la Colombia ritrova i suoi assi e vede sempre più vicino il Mondiale. Dopo le immani fatiche patite per battere un'ostica Bolivia tra le mura amiche, è bastato un primo tempo perfetto a Quito per avere la meglio dell'Ecuador in quello che, alla vigilia, era stato definito come lo spareggio per andare a Russia 2018. James Rodriguez e Juan Cuadrado uomini simbolo e trascinatori nella prima frazione della Cafetera che, grazie a questo successo, raggiunge quota 24 punti in classifica scavalcando contemporaneamente Uruguay ed Argentina, rimaste al palo rispettivamente in Perù e Bolivia. Crolla, ancora una volta, l'Ecuador, in piena crisi di identità e risultati, adesso ad un passo dalla beffarda eliminazione.
Primo tempo intenso ed equilibrato, con le squadre che sembrano equivalersi nella prima fase. Dieci minuti di studio, di controllo, prima delle prime occasioni da rete. L'Ecuador sembra intenzionato a scuotersi dopo le recenti delusioni e si affida alle scorribande di Valencia e Caicedo per impensierire la retroguardia colombiana di Pekerman. Al quarto d'ora la prima occasione, con una punizione dal limite di Valencia che lambisce il palo alla sinistra di Ospina. Sempre da calcio da fermo, Ayovi impegna l'estremo difensore ospite, abile a smanacciare sventando la minaccia. La Colombia si dimostra tuttavia quadrata e compatta, lucida e cinica al punto giusto e, alla prima occasione, punisce: perfetta azione di contropiede che consente a Borja di involarsi sulla sinistra; assist al bacio per James, bravo ad approfittare della disattenzione dei centrali di casa e beffare, con un pizzico di fortuna nel rimpallo, Dreer per il vantaggio.
L'Ecuador accusa il colpo, ma prova a scuotersi nei minuti successivi, sebbene sia la squadra ospie a farsi preferire per lucidità e fraseggio: Cardona e James confezionano, sempre sulla sinistra, la combinazione che permette al trequartista del Real di scappare tutto solo alle spalle della difesa ed appoggiare al centro per l'accorrente Cuadrado che fa 2-0. I padroni di casa si riversano in avanti con la forza della disperazione e, ad una manciata di secondi dal termine della prima frazione, sfiorano il gol con la solita punizione dalla trequarti tagliata al centro, dove tuttavia gli avanti sono poco reattivi nel trovare la deviazione vincente e consegnare il doppio vantaggio alla Cafetera all'intervallo lungo.
Nella ripresa il tema tattico non cambia, anzi. Il punteggio agevola il compito della Colombia, abile a rintanarsi tra le proprie linee e ripartire in velocità in contropiede: al decimo è ancora Borja bravissimo a prendere il tempo alla linea difensiva di casa e presentarsi davanti a Dreer, che lo stende in uscita, ma per il direttore di gara non ci sono gli estremi per la massima punizione che avrebbe potuto chiudere i giochi. L'Ecuador si spazientisce, con la qualificazione e la sconfitta che iniziano a pesare e non poco sulle spalle dei beniamini di Quito: a mezz'ora dal termine Caicedo entra in maniera scomposta su Aguilar e, già ammonito, lascia i compagni in dieci. E' l'episodio che mette in ghiaccio la sfida, con la Colombia che legittima nei minuti finali: sull'asse destro Arias-Cuadrado gli ospiti riescono ad eludere le maglie larghissime della difesa di Quinteros; James approfitta dell'assist del terzino per incunearsi in area e scaricare per Borja, impreciso sotto porta così come Sanchez sulla respinta di Ospina da fuori. L'Ecuador si salva ma non riesce ad impensierire, nel finale, il vantaggio colombiano, che resiste nonostante i tentativi, vani, di Valencia e compagni, costretti a chinare il capo davanti ad una ritrovata Colombia, nel gioco come nello spirito di sacrificio.