A volte, i volti e i gesti esprimono meglio delle parole uno stato d'animo. Quello di gran parte dei tifosi dell'Arsenal, soprattutto nell'ultimo mese e mezzo, ma anche scorrendo indietro di qualche anno, è piuttosto chiaro.

Chiarezza, ma con rispetto.

La migliore forma di protesta è quella pacifica, ma che lascia il segno. La campagna dei supporters dei londinesi contro Arsène Wenger sta raggiungendo picchi di uniformità di giudizio raramente visti, nel calcio. Tutti la pensano allo stesso modo: l'alsaziano deve lasciare. Dai tifosi, agli ex giocatori (Pirès e Wright, in questo senso, han fatto capire che il tecnico potrebbe e dovrebbe abbandonare), agli addetti ai lavori. Tutte le cose più belle hanno una fine, la quale necessità però di essere scritta. Anche se il diretto interessato ha ancora lasciato tutti con il fiato sospeso, annunciando che "nei prossimi giorni ci saranno novità". Con buona probabilità, comunque, annuncerà l'addio.

Punti di vista.

Le due opzioni presentate dagli striscioni che, legati a due aerei differenti, hanno sorvolato il The Hawthorns - dove i Gunners sono stati distrutti dal West Bromwich, 3-1 il finale a tabellone - rappresenterebbero in realtà, se fusi, una perfetta sintesi del pensiero corretto da mantenere. Ovvero: difficile avere fiducia in Wenger, per il futuro, ma è altresì corretto avere rispetto. "Thank you for the memories, but it's time to say goodbye", recita un altro striscione, appeso all'Emirates da diversi mesi, forse la sintesi migliore possibile.

La situazione, però, è diventata ora insostenibile: l'Arsenal ha perso quattro delle ultime sei gare disputate, vincendo solamente le due contro squadre di quinta divisione, la cosiddetta non-league, poiché rappresenta la prima categoria, in ordine decrescente, nella quale non si è più ritenuti professionisti, nel calcio inglese. Mancanza di personalità, di cattiveria, di voglia di lottare, di mordere: la squadra è lo specchio dell'ambiente e, soprattutto, dell'allenatore, le cui colpe sono sì svariate, ma non esclusive. Ed è bene sottolinearlo.

Sintesi.

Sul gol del 3-1 firmato da Dawson, nella sconfitta di ieri, è raccapricciante il posizionamento difensivo: in sei sul secondo palo (dove c'è un solo uomo), uno sul primo, contro quattro. Non è andata meglio nei primi due, giusto per essere precisi...

La stagione si avvia verso l'epilogo peggiore possibile, anche se la pausa, proprio nel momento ideale, offre due settimane per tirare il fiato, per riflettere, per raccogliere le energie, unire gli intenti e raggiungere i due obiettivi minimi: la qualificazione in Champions League e la Fa Cup. Dovesse l'Arsenal concludere fuori dalla top four, sarebbe la prima volta in 21 anni di gestione Wenger. Non sarebbe invece la prima volta (anzi...) in cui resterebbe a digiuno di trofei.

Idee.

Terminare così sarebbe rovinoso, sarebbe forse il peggior epilogo possibile per una storia d'amore andata perduta, per un tecnico che paga anche la mancanza di una proprietà presente. Forse, però, la cosa più importante per il bene del club sarebbe terminare, a prescindere.

E poi? Il buio, al momento. Solo nomi svolazzati in giro senza certezze, la possibilità di un'epurazione pressoché totale, anche se i rinnovi di alcuni sembrano vicini e quelli di altri sempre più lontani. Serve indubbiamente un uomo che accenda la luce, e, altrettanto senza perplessità, quell'uomo non può essere Wenger. Detto con rispetto, ovviamente.