Otto partite giocate, una vittoria, tre pareggi e quattro sconfitte, sette gol fatti e dieci subiti, l'eliminazione da EFL Cup e FA Cup e probabilmente l'addio ai sogni di titolo in Premier League. Affrontando solamente una delle big six inglesi. Questo è il bilancio di un fin qui disastroso 2017 per il Liverpool, una squadra in profonda crisi di risultati, ma non solo.

Il ricordo della squadra spettacolare, in grado di spezzare in due le difese avversarie con la velocità dei propri avanti, sembra sempre più lontano, così come è stato lontano da Anfield Sadio Mané, volato in Coppa d'Africa con il suo Senegal - ed eliminato ieri sera per mano del Camerun. Difficile però legare le sorti di una squadra ad un solo giocatore, difatti le ragioni della crisi Red non sono soltanto dipendenti dall'assenza dell'ex Southampton e Salisburgo. Di mezzo c'è anche la condizione fisica di un Coutinho rientrato dall'infortunio alla caviglia sul finire dell'anno e non ancora in forma ottimale per incidere quanto dovrebbe.

La difesa sta inoltre evidenziando parecchie lacune, tra le quali rientra l'inadeguatezza di Ragnar Klavan a certi livelli. Il centrale ex Augsburg, dopo un promettente inizio, ha intrapreso la propria fase calante, arrivando ad essere un problema per Klopp, che ha pochissime alternative nel ruolo in caso di assenza di uno tra Lovren e Matip, specialmente dopo il caso Sakho. Il mercato potrebbe rimediare a questa pecca, visto che lo spostamento del solo Leiva al centro della retroguardia non può bastare e non alza comunque a sufficienza il livello.

In generale, l'assetto e le idee di Klopp sembrano essere parzialmente degenerate in peggio: il pressing a tutto campo lascia praterie dietro e soprattutto sembra mancare lucidità, anche in mezzo al campo, dove il solo Henderson non può coprire entrambe le fasi.

La partita della nuova svolta potrebbe essere martedì sera, quando il Liverpool ospiterà la capolista Chelsea ad Anfield. Una vittoria riaprirebbe ogni tipo di discorso, mentre una sconfitta rischierebbe di sembrare la pietra tombale di una stagione iniziata non solo tra premesse positive, ma anche aspettative forse troppo alte.