Edward John Frank Howe. No, è troppo complicato per uno come lui. Chiamatelo mister Eddie Howe, allenatore giovanissimo che tanto bene sta facendo con il suo Bournemouth, graziosa cittadina con meno di 200 mila abitanti che si affaccia sulle splendide sponde del Dorset, nel sud dell'Inghilterra. E' stata proprio questa piccola realtà del calcio inglese ad offrirgli la possibilità di mettersi in mostra sia come calciatore che come allenatore.
E' un vero e proprio simbolo del club, ex difensore che ha totalizzato la bellezza di 271 presenze con la maglia delle Cherries, ritirandosi a soli 30 anni a causa di numerosi problemi al ginocchio che gli hanno ulteriormente rallentato la carriera. Con il Bournemouth gioca dal 1994 al 2002 e dal 2004 al 2007, senza riuscire a vincere nessun trofeo. Howe sbarcò solamente all’età di 10 anni nella famiglia del Bournemouth, e l’esordio in prima squadra lo fece nel dicembre 1995 come terzino destro, prima di passare al centro della difesa. Modelli d'ispirazione? Quegli anni erano d'oro per la nazionale inglese, c'era l'imbarazzo della scelta su chi scegliere. Giocando nelle retrovie, però, ha avuto modo di ammirare le prestazioni di Gary Neville e Rio Ferdinand, due pilastri della difesa d'oltremanica.
Ritiratosi, nel 2009 venne nuovamente chiamato dalla società per sedersi in panchina. In quell'anno era veramente difficile parlare di calcio a causa dei problemi societari che circondavano l'ambiente. I giocatori non percepivano lo stipendio ma, nonostante ciò, Howe ebbe la capacità di entrare nella loro testa e di motivarli a salvarsi e a tramutarsi in eroi nei confronti dei propri tifosi. Tutto è bene quel che finisce bene. Eddie riuscì a salvarsi e a guadagnare, l’anno successivo, una straordinaria promozione in League One.
Il Bournemouth viene etichettata e intravista come una delle favole più piacevoli degli ultimi anni in Premier League. Basti pensare che nel 2014-15 è arrivata la prima e storica promozione nella massima divisione inglese, grazie al primato conquistato in maniera straordinaria in Championship. Fu proprio questo avvenimento a lanciare Howe nel calcio che conta e a consentirgli di firmare un meritato prolungamento di contratto fino al 2018 che lo rendono al momento uno degli allenatori più richiesti, addirittura accostato alla panchina della nazionale inglese.
Sulle panchine della Premier League sta diventando sempre più raro vedere manager britannici. Fino a questo momento solamente le panchine di Bournemouth, Burnley, Crystal Palace e Hull City sono orchestrate da inglesi che conoscono bene questa categoria. Il resto? Tutti stranieri, tre dei quali italiani. Un dato che rende ancora più orgogliosa la società.
Il suo calcio è offensivo, propositivo; in poche parole non ha paura di giocarsela con nessuno. L'assetto tattico è ben organizzato, composto da calciatori che hanno esperienze di Football League, alcuni dei quali si conoscono addirittura dagli anni della League One. Il 4-1-4-1 ha come riferimento Surman, fulcro centrale del gioco della sua squadra.
Il 30enne centrocampista s'incarica di ricevere la palla tra i due centrali difensivi e di tentare un passaggio che possa saltare la prima linea di pressing avversario. I suoi punti di riferimento sono i due interni di centrocampo e la punta. Quando l'azione si sviluppa, i due terzini si alzano e le ali entrano nel campo: tutto ciò ridisegna la squadra con un 3-4-2-1 molto offensivo e capace di mettere in difficoltà squadre di maggor livello come Liverpool e Manchester City.
La capacità di ampliare il raggio d'azione in tutto il rettangolo di gioco non dipende solamente dal mediano. Anche Gosling e Arter sono capaci di scambiarsi di posizione, e questa soluzione gli permette di liberarsi velocemente per ricevere il pallone.
Niente male per un tecnico che non aveva mai assaggiato questi livelli. Ha fegato, coraggio, e l'entusiasmo della gioventù dalla sua parte. Tutti ingredienti che gli stanno consentendo di sfondare. E' molto simile al nostro Eusebio Di Francesco, e ha tutti i mezzi per essere paragonato al tecnico del Sassuolo. Ovviamente sono due tecnici giovani e con bacheche ancora da riempire, ma ci sarà tempo. L'importante è sponsorizzare e mantenere contro chiunque la propria mentalità e identità di gioco, perchè è proprio questo aspetto che rende Eddie Howe un manager speciale.