Sei vittorie di fila. Un ruolino di marcia sicuramente invidiabile quanto importante, che ha permesso al Manchester United di José Mourinho di scalare la classifica e riportarsi, a fatica, alle spalle del quintetto di testa della Premier League. Dal poker subito in casa del Chelsea, a fine ottobre, alla sestina consecutiva che ha ridato fiducia ed entusiasmo al popolo di Old Trafford, che ha trascinato i Red Devils alla rimonta clamorosa contro il Middlesbrough. Cuore e carattere, grinta e spirito di sacrificio, principi che sono tornati a vivere negli animi degli interpreti sul campo. Tuttavia, nelle sei apparizioni vittoriose, il gioco non ha convinto: è un limite o si può soprassedere in vista del futuro?

Cuore e carattere Red Devils

Dove è cambiato, maggiormente, il Manchester United dal 4-0 di Stamford Bridge è nel carattere, nella compattezza di squadra, nell'equilibrio tattico decisamente più caro e congeniale a Mourinho. Vero, vincere aiuta a vincere, ma la scelta di un 4-3-3 leggermente più contenitivo, con Pogba ed un'altra mezzala di contenimento e non di tecnica ed inserimento ha permesso ai Red Devils di avere molto più filtro a centrocampo e di ripartire, soprattutto sulle corsie laterali, sfruttando la velocità dei suoi esterni, imprevedibili quanto spesso decisivi.

Il calendario, inoltre, ha dato una mano non da poco alla squadra di Mourinho, che fatta eccezione della vittoria interna di misura contro il Tottenham ad inizio novembre, ha affrontato tutte squadre di secondo piano, o quantomeno in difficoltà di classifica (Crystal Palace, West Bromwich Albion, Sunderland, Middlesbough ed infine West Ham). La nota lieta, come detto, è che in queste sei gare la difesa è riuscita a reggere le sporadiche offensive degli avversari, maggiormente impegnati a chiudersi a riccio e ripartire in contropiede piuttosto che attaccare a viso aperto. Atteggiamento che ha favorito i Devils, con De Gea che ha raccolto soltanto tre volte la sfera dalla sua porta, una in meno della sola sfida contro il Chelsea. Una inversione di tendenza che sicuramente può far sorridere Mou, che tuttavia va testata contro avversari di valore.

La rimonta al Boro, nel segno della Francia, con Martial e Pogba - Foto worldwide.chat

Al di là del mood tattico, ciò che sta tornando a contraddistinguere le gare dello United è il carattere, il fuoco negli occhi sopito nelle ultime stagioni, ad aver dato una marcia in più ai ragazzi di Old Trafford. La rimonta contro il Boro ne è soltanto l'ultimo esempio, dimostrazione che ha fatto seguito ad un altro gol da tre punti, allo scadere, firmato da Ibrahimovic in casa del Palace. Segnale di forte volontà, di spirito di abnegazione e resilienza, sconosciuto oramai da qualche stagione di troppo.

Il non-gioco

Da sempre, una delle peculiarità di Mourinho è la difficoltà di imporre il proprio gioco, le proprie idee, soprattutto a difesa schierata. Il Manchester United versione portoghese non fa assolutamente eccezione, complici anche le caratteristiche dei singoli che difficilmente farebbero al caso di guardiolismo o sarrismo che sia. Il solo Pogba, con Ibrahimovic, riesce ad alzare il livello qualitativo del gioco dei Red Devils, imbrigliati spesso in un fraseggio sterile e poco fluido, sebbene negli ultimi due mesi le difficoltà siano notevolmente diminuite.

Mou s'interroga sui problemi di gioco del suo United - Foto ITA Sport Press

Chiaro, la reticenza tattica messa in mostra di volta in volta dagli avversari di turno non ha facilitato il compito: le due linee di difesa e centrocampo hanno costretto lo United ad agire per vie laterali, raramente passando dal centro se non dai piedi di Paul Pogba, fulcro unico sul centro-sinistra delle trame offensive dei Devils. Inevitabile, del resto, tale atteggiamento quando due dei tre interpreti della mediana non hanno capacità di palleggio sopraffine. Sia Herrera che Fellaini, schierati in luogo di Mata nelle ultime gare, non possono garantire il cambio di passo del transalpino ex Juve, altresì qualche verticalizzazione in più che sarebbe necessaria per scardinare le rocciose retroguardie arroccate alle spalle della trequarti.

Ibra-snob

Alle spalle della macchina da gol che è Zlatan Ibrahimovic si nasconde un atteggiamento un filino snob, sì solito, dell'attaccante svedese. La sua clamorosa superiorità tecnica non gli permette, come in passato in Francia, di fare la differenza come vorrebbe. I motivi di tale difficoltà, oltre che tattici di squadra ed al netto del mero dato statistico, sono da ricercare nella fisicità di una Premier League che non si ferma ad osservare le giocate estrose del talento cristallino ex PSG, bensì le affronta a viso aperto affondando spesso il colpo.

Ibra festeggia lo 0-2, in offside, in casa del West Ham - Foto Sky Sports

Inoltre, la scarsa attitudine di Zlatan ad attaccare la profondità fa spesso il gioco degli avversari, che si chiudono a riccio al limite dell'area costringendo il Manchester a virare sulle corsie laterali, oppure forzando lo svedese a cercare ossigeno vitale tra le due linee di difesa avversarie. Una soluzione sì gradita a Mourinho, che tuttavia avrebbe necessità di allungare la linea difensiva in profondità lo stesso numero di volte che Ibra cerca la palla sui piedi.

Gli uomini in più

Oltre a forgiare e temprare il carattere dei suoi, una delle migliori caratteristiche di Mourinho è senza dubbio la qualità nel riuscire a cambiare volto alle gare in corso d'opera. Certo, l'enorme disponibilità di talento ne facilita il compito, ma gli innesti a partita inoltrata dei vari Rashford, Martial, Mata e Mkhitaryan hanno dato spesso il cambio di marcia decisivo alle singole sfide, portando in dote una quantità di punti non indifferente.

Spesso è risultato imprescindibile il cambio di Mata, vero e proprio dodicesimo uomo che ha permesso al portoghese di assumere un atteggiamento più educato ed evitare crolli nella prima frazione di gioco prima di passare al contrattacco nella ripresa, quando la qualità del mattatore iberico ha spesso soverchiato i piani tattici tra le linee dei rivali. Altresì fondamentali sono risultate la velocità e l'incoscienza positiva dei giovani, su tutti quelle degli sbarazzini inglesi e francesi.

Sostituzioni che hanno accentuato il modo di giocare dei Red Devils, maggiormente avvezzi a cavalcare proprio le capacità funamboliche dei suoi esterni di sinistra (Martial e Rashford) per creare la superiorità sull'out mancino in asse con Blind. L'olandese, tra le altre cose, è risultato essenziale in chiusura come nello sbloccare una sfida - quella contro il Sunderland - che si sarebbe complicata senza il suo diagonale chirurgico.

Il futuro

Quanto le difficoltà di imporre il proprio gioco rappresenteranno un problema contro le big, soltanto il tempo potrà dirlo, anche se un atteggiamento maggiormente propositivo degli avversari potrebbe sia mettere in risalto le qualità di transizione dei Red Devils come altresì esporre la retroguardia a qualche errore di più se messa costantemente sotto torchio. Di certo la crescita del Manchester è innegabile, ma adesso, con la sfida contro il Liverpool alle porte, i Red Devils sono chiamati a confermare tali progressi per provare a guardare con rinnovata fiducia ad una difficilissima qualificazione alla prossima Champions League.