Un film su un personaggio come Nicklas Bendtner sbancherebbe il botteghino. Già, un personaggio. Perchè le sue gesta fuori dal campo hanno presto preso il sopravvento su quanto è stato in grado di mostrare nel rettangolo di gioco. Oggi, a quasi undici anni dal suo esordio da professionista, avvenuto a 17 anni, il danese ha firmato con il Nottingham Forest un contratto biennale. Da svincolato. Lo era diventato ad aprile, quando il Wolfsburg, stanco dei suoi comportamenti, aveva optato per la rescissione del contratto.
Quella decisione dei verdi di Sassonia, annunciata il 25 aprire, sembrava il termine del viaggio, il capolinea di una carriera costruita su promesse mai mantenute alternate ad eccessi disciplinari, pagati a carissimo prezzo, non solo retoricamente: il totale delle multe ricevute dai club nel corso del suo peregrinare ammonta a circa trecentomila euro. Certo, probabilmente il suo portafoglio sufficientemente ampio ne ha relativamente risentito, ma è una cifra che rende sufficientemente l'idea.
I boxer marcati Paddy Power mostrati dopo la doppietta al Portogallo a Euro2012, le risse con i compagni di squadra, le sbornie, le guide in stato di ebbrezza. La lista sarebbe ancora lunga, ma infierirebbe solamente nella testa di chi ha fisso in mente il ricordo di un talento sprecato, sperperato, buttato. L'Inghilterra nel destino, perchè uno come Bendtner non poteva trovare una chance in altri luoghi, se non nella terra della Regina Elisabetta, dove tutto aveva avuto inizio. Fu l'Arsenal a prelevarlo dalle giovanili del Copenhagen, a crescerlo e a disciplinarlo in campo, offrendogli diverse possibilità per mostrare le capacità di cui dispone.
Non un idillio, il rapporto con i Gunners, ma tutto lasciava presagire che quel ragazzone danese avrebbe imboccato presto la strada giusta. Fisicamente devastante, dotato di ottima tecnica in rapporto alla stazza, capace di dialogare con i compagni. Un po' lento, un po' poco incisivo sotto porta, dettagli da limare nel futuro. Un futuro che gli ha presto voltato le spalle. O, forse, è stato Bendtner a voltare le spalle al futuro. Si è guadagnato il soprannome di Lord, una punta di ironia che spicca davanti a tante verità in sole quattro lettere. Nel mondo del calcio, quando si pensa a Sir la mente viaggia sui binari di Ferguson. Quando si pensa a Lord, inevitabilmente vola verso Bendtner. Paradosso.
Al Birmingham tutto bene, al Sunderland tutto bene. Ovviamente, parlando di campo. All'Arsenal, un po' meno. Gli spazi si chiudono perchè le occasioni sembrano svanire. Nell'estate 2012, dopo la buona annata ai Black Cats, la chiamata della Juventus. Presentazione? Regolare, più o meno. Sovrappeso, in condizioni indegne. La star? No, affatto. Un giocatore con un talento in grado di contribuire alla causa? Assolutamente sì. Risultato: neanche 400 minuti totali, zero gol. Un infortunio in mezzo, chissà quanto veritiero. D'altro canto a Madama raramente sopportano determinati comportamenti.
L'Arsenal gli mostra la porta d'uscita, il Wolfsburg quella d'ingresso. Prestazioni deludenti, ma tutto sommato un buon rincalzo. Nell'agosto 2015 il fuoco sacro che alimenta le speranze sembra addirittura riaccendersi: entra in campo nella Supercoppa con il Bayern, segna un gol da rapace d'area quale non è mai stato, manda la partita ai rigori. Per non farsi mancare nulla, realizza quello decisivo per la vittoria. Trionfo, con un uomo solo al comando. Nel prosieguo, però, le aspettative crollano di nuovo, fino a quel venticinque aprile. In Italia, la festa della liberazione. In Sassonia, più o meno, uguale.
Oggi Bendtner ha una nuova squadra, probabilmente la peggiore di una carriera caratterizzata da un continuo calando. La Championship è forse il campionato migliore da cui ripartire, una seconda divisione di altissimo livello. Per poterlo rivedere in campo dovremo probabilmente pazientare un mese, almeno. La condizione è facilmente immaginabile. Ma il Lord ha una nuova chance. E dove, se non in Inghilterra...