Hype. Genuino, puro e semplice hype. L'aspettativa intorno al West Ham è talmente elevata da rischiare di mettere in secondo piano due mostri sacri come Mourinho e Guardiola sulle rispettive panchine. Effettivamente la nascita di una nuova big attrae molto più della resurrezione di un'altra, specie se si parla di squadre che negli ultimi anni la loro maniera di dominare l'hanno sempre trovata. Potrebbe sembrare un azzardo, quello di porre gli Irons alla pari di armate del calibro di Arsenal, Liverpool, Chelsea o dello stesso Tottenham, eppure la campagna acquisti estiva, il modo di gestire il mercato e soprattutto di blindare i propri gioielli maturati nella scorsa stagione lasciano intravedere il solo lato positivo di quella che in tanti stanno definendo come la squadra più attesa della nuova stagione, al momento ancora parzialmente penalizzata da qualche assenza di troppo dovuta alle competizioni internazionali.
Innanzitutto, una squadra di medio/alta classifica non sarebbe stata in grado di blindare il proprio astro Payet, rifiutando categoricamente anche il solo interesse di un giocatore che a Londra sta bene, incassa 3 milioni all'anno (ma è in orbita di adeguamento) e non sente alcun bisogno di lasciare la piazza, figuriaomci dopo tutti gli acquisti che gli saranno affiancati. La differenza sta anche in panchina, dove Slaven Bilic si è dimostrato un allenatore di alto profilo, oltre che un ottimo chitarrista, proponendo un calcio offensivo basato soprattutto sulla libertà di azione ed espressione dei talenti, meno legati alla tattica grazie alla compensazione garantita da un centrocampo di concretezza e sostanza.
Come se non bastassero Payet e Lanzini, che vedremo solo da ottobre, a rinforzare una trequarti da brivido sono approdati tre talenti di caratura internazionale. Se Gokhan Tore rappresenta la scommessa con buone probabilità di riuscita, André Ayew è invece la certezza, soprattutto dopo la straordinaria stagione con lo Swansea dello scorso anno che ha fatto lievitare il prezzo fino ai 24 milioni pagati ai Cigni. Colpo di altissimo profilo anche Feghouli, compresa la formula a parametro zero, oltre che per talento. Probabile che qualcosa verrà aggiustato anche in attacco, dove Sakho è in uscita e anche Valencia ha diversi estimatori, ma intanto per accompagnare Carroll è fatta per Calleri, in arrivo nel post-Olimpiadi, dove è ora impegnato con la sua nazionale argentina. E sullo sfondo restano Bacca e Zaza.
La difesa e il centrocampo sembrano necessitare di meno innesti oltre a quelli già chiusi, quali Nordtveit, back-up mostro di duttilità e intelligenza in campo, il quale permetterebbe di risparmiare eventualmente un investimento per un centrale difensivo, dove attualmente le risere principali sono Collins e il giovanissimo ma promettent Oxford. La fascia destra sarà presidiata da Antonio, ormai stabilmente nel ruolo di terzino, mentre a sinistra per sopperire all'infortunio di Cresswell, indiscusso titolare se sano, è arrivato Masuaku. Sembra che tutto fili per il meglio, dunque: completezza nei ruoli, alternative di altrettanto livello. Il passo successivo sarà lasciarsi alle spalle la Payet-dipendenza: una volta effettuato, la terra di conquista potrebbe essere la top four. E lo step non sembra nemmeno così remoto.