"E' un grande piacere per me essere qui. Sono molto contento e credo di aver lavorato molto per arrivare qui e sono molto emozionato per iniziare una nuova avventura di lavoro. E' un nuovo capitolo della ima vita e della mia carriera. Sono molto contento di lavorare in un nuovo paese ed in un nuovo campionato, quello inglese, il più difficile del mondo. Per me è un orgoglio essere il nuovo allenatore di questa grande squadra, una delle cinque sei del lotto che si giocherà il campionato" .

Queste le prime parole - rigorosamente in un inglese fluido - di Antonio Conte come nuovo allenatore del Chelsea. L'ex mister dell'Italia e della Juventus si è presentato analizzando i temi legati alla difficoltà della Premier League, all'importanza di creare una mentalità vincente ed un'etica di lavoro nel gruppo e, soprattutto - sottolineandolo più volte - di trasferire la giusta passione ai tifosi dopo l'ultima deludente stagione.   

"Cosa abbiamo bisogno per vincere? Oggi sarà il secondo giorno di allenamento qui e devo dire che è fantastico lavorarci. In questi giorni ho visto i giocatori con il giusto atteggiamento e con una grande volontà. Dobbiamo lottare per questa maglia, per provare a competere per le migliori posizioni, per il titolo. Dopo questi giorni sono orgoglioso di vedere queste cose, che sono molto importanti per me. Un buon allenaore prova a migliorare i giocatori che ha a disposizione. Non è giusto fare nomi dei giocatori che servono, perchè questi ultimi fanno ancora parte delle altre squadre e non voglio parlarne, così come vorrei che gli altri non parlino dei miei".  

Si passa quasi subito ai temi scottanti della conferenza, con il rinnovo di John Terry che ha tenuto banco in casa Chelsea negli ultimi mesi della passata stagione. Conte, con molta tranquillità, ha chiarito la sua posizione a riguardo: "John ha firmato un contratto come giocatore, non con un ruolo differente. Sarà ovviamente il capitano della squadra, è un giocatore di grande qualità e personalità, conosce alla perfezione cosa significa giocare in questa squadra e la mentalità che ci vuole per farne parte. Lui, però, come gli altri, verranno trattati allo stesso modo, guarderò molto il campo e di conseguenza deciderò la formazione. Ma lui sarà sempre il capitano del Chelsea. La decisione di confermarlo è stata di tutti, mia e del club. Ho parlato con lui più volte e la cosa più importante è che lui era contento di rinnovare con noi".   

Conte si affaccia così all'esperienza in quello che tutti definiscono il campionato più difficile e competitivo d'Europa. Pressione ed ambizioni, però, non intimoriscono l'ex allenatore azzurro, anzi: "Non è importante la pressione. Sono nato sotto pressione. E' la norma per allenatori e giocatori di questo livello, in questi club. Dobbiamo giocare per vincere e lottare per il titolo. So che questo campionato è veramente difficile perché ci sono molte squadre che possono vincere tranquillamente, e per questo motivo la situazione è eccitante, mi esalta e mi stimola nel dare il massimo. Sappiamo che il primo anno non sarà facile perché veniamo dall'ultima stagione che non è stata esaltante, non è stata positiva. Tutti però ora dobbiamo pensare al presente e provare a migliorare e costruire qualcosa di importante per noi e per i tifosi, che hanno bisogno di una squadra che lotti".  

Si parla, inevitabilmente, anche di moduli e della difesa a tre, cavallo di battaglia della Juve e dell'Italia contiana. Tuttavia, è un altro l'aspetto che il mister ci tiene a sottolineare, credo dell'ultima esperienza con la Nazionale azzurra: "Ogni allenatore ha la sua mentalità e i suoi metodi di lavoro. E' importante lavorare su ogni aspetto, tattico, tecnico, fisico ma anche sull'attitudine mentale. Questi aspetti, nell'insieme, ci aiuteranno a superare le difficoltà, durante la stagione, durabte ogni partita. Sarà inoltre importante avere giocatori disponibili ad avere questa mentalità per lavorare duramente e per esser pronti e provare a giocare un buon calcio. Vincere o perdere conta relativamente, l'importante sarà trasferire la nostra passione, la nostra lotta e la nostra mentalità a tutto l'ambiente. Difesa a tre? Di solito quando un allenatore arriva in un club nuovo valuto la situazione e provo a trovare la giusta posizione per i calciatori che ho a disposizione. Quando ero in Italia mi piaceva dire che l'allenatore deve essere un buon sarto che deve essere abile a cucire l'abito attorno ai giocatori. Decidi poi in base alle situazioni come giocare, in passato ho già cambiato sistemi di gioco, non è importante tre o quattro difensori, conta lo spirito di gruppo, l'organizzazione, buoni allenamenti".    

L'allenatore azzurro analizza successivamente l'importanza della sfida inglese, una delle più dure della sua carriera da mister: "Non so se è la sfida più difficile, di certo so che è un campionato ostico e che questa esperienza arriva nel momento giusto della mia carriera. Alla Juventus, quando sono arrivato, venivamo da due settimi posti, prima di costruire qualcosa di importante e vincere tre campionati di seguito. Lo stesso con la Nazionale, dove la stampa e il paese hanno messo molta pressione su di noi. Ora non posso dire se è la più difficile, ma di certo è stimolante".    

Infine, una battuta riguardo Josè Mourinho ed il suo soprannome "lo special one" affibiatosi nel giorno della prima conferenza stampa: "Non sono bravo a fare queste cose, spero che voi durante la stagione troviate il giusto soprannome per me. Il messaggio che mando alla squadra? Sono un lavoratore, mi piace lavorare duro e conosco solo questa strada per vincere. Spero che questo club torni presto a competere per vincere e a giocare la Champions League".