In partite come la finale di FA Cup, in programma domani alle 18.30 nello splendido teatro di Wembley, le motivazioni e la mentalità delle squadre fanno spesso la differenza. Eppure, in qualche modo, anche la tattica vuole la sua parte, nonostante sia sempre e comunque surrogata alla testa dei giocatori. Così Manchester United e Crystal Palace lavorano per arrivare pronte al grande appuntamento, oltre che fisicamente e mentalmente anche studiando i punti deboli dell’avversario, cercando di pungere e ottimizzare gli ultimi sforzi stagionali, indirizzandoli verso l’unico obiettivo di alzare il trofeo più antico e nobile della storia del calcio.

Van Gaal deve affrontare un problema che solitamente non contraddistingue le sue squadre, ovvero la lentezza, specialmente in fase di costruzione dell’azione. Il centro nevralgico del gioco, leggermente avanzato col passaggio al 4-1-4-1, non riesce a svolgere efficacemente il suo lavoro per una questione soprattutto di rendimento globale di squadra, un po’ troppo spesso disunita. A dimostrarlo i vari spunti individuali di Martial, spesso risolutivi, con la complicità di Rashford e del suo raro senso del gol. In questo senso, il Crystal Palace è uno degli avversari peggiori da affrontare per i Devils, citofonare casa Bolasie e casa Zaha per maggiori informazioni sul contropiede secondo Pardew.

Wayne Rooney e Matteo Darmian a contrasto con Yohan Cabaye. (fonte immagine: Getty Images)

L’atteggiamento verosimilmente prudente che i londinesi proporranno a Wembley potrebbe banalmente rappresentare la chiave di volta della partita per imbottigliare lo United, per tre semplici ragioni: i ritmi e l’intensità della gara non devono necessariamente essere alti, la mediana ha capacità di interdizione, le ali sanno ripartire. Un’attitudine difensiva che permetterebbe anche di utilizzare la strategia dei lanci lunghi per il fisico di un eventuale Wickham (o Adebayor). Senza dimenticare, tra i punti di forza, la capacità di sfruttare i calci da fermo.

L’idea principe del gioco delle Eagles potrebbe dunque essere qualcosa di molto scolastico, un 4-2-3-1 con Cabaye finto trequartista a innescare le sgroppate sulle fasce, evidente elemento di rottura e imprevedibilità offensiva, data la presenza di giocatori rapidi e in grado di saltare l’uomo creando superiorità numerica. Non che il Palace non sia in grado di alzare il proprio baricentro e provare a dominare la gara, assolutamente, ma vista l’importanza della posta in palio, assumersi troppi rischi lasciando spazio alla velocità in ripartenza dello United potrebbe rappresentare un vicolo cieco per Pardew.

Storie tese tra Herrera e qualche avversario. (fonte immagine: Mirror)

I Devils dalla loro devono assolutamente evitare le giocate semplici, essendo già estremamente abbondanti nel fraseggio: per sbloccare le partite serve il coraggio di rischiare, specialmente se ampiamente favoriti dal divario tecnico con l’avversario. Identificare un uomo chiave è forse piuttosto intuitivo in questo senso: l’interno destro della linea a quattro sulla trequarti. Attualmente il ballottaggio è tra Herrera e Lingard, ma il basco parte nettamente avvantaggiato, anche per il discorso legato appunto al dover tentare il passaggio più complicato ma efficace, quello che scardina le difese. L’ex Bilbao è quel tipo di giocatore, nonostante abbia disputato, come gran parte dei suoi compagni, una stagione in chiaroscuro che gli è costata anche l’esclusione dai 25 pre-convocati della Spagna per l’Europeo.

Difficile, difficilissimo fare pronostici, sia sul risultato che sul ritmo: potrebbe essere una gara intensa e in continuo movimento, oppure più statica e lenta. Sulla carta lo United pare nettamente favorito, ma come potrebbe evolversi la disfida se le Eagles riuscissero a non concedere spazi e pungere in contropiede, sfruttando magari uno sbilanciamento eccessivo avversario? Chiedete al versante Sky Blue di Manchester per sapere come si perde da strafavoriti. Esistono una serie di fattori che si rincorrono in una partita il cui fascino non può lasciare indifferenti: giocare Wembley, disputare l’ultimo trofeo stagionale del calcio inglese, l’essenza stessa della FA Cup. Impossibile quantificarli, meglio limitarsi ad ammirare e godere dello spettacolo.