Nonostante sia argentino fino al midollo, Juan Román Riquelme ai brasiliani è sempre piaciuto, e non poco. Più volte i club verdeoro hanno provato a portare nella loro terra l'enganche, fiutando i momenti di empasse tra lui e il Boca Juniors, sia in prossimità delle sue interminabii trattative per il rinnovo, sia durante il suo momentaneo ritiro. Sarà perchè due delle tre Copas Libertadores vinte in carriera le ha ottenute toreando in finale due squadre brasiliane, ma a nord dell'Argentina hanno un vero e proprio debole per Romancito. Un debole che non sembra voler terminare nemmeno dopo il ritiro del giocatore, avvenuto ormai quasi un anno e mezzo fa: è notizia del giorno che Henrique Souza, dirigente e factotum del Miami City (quarta divisione statunitense) avrebbe contattato Riquelme per offrirgli un oneroso contratto da giocatore.   

L'indiscrezione è stata fatta circolare dalla stampa brasiliana, con dovizia di particolari: Roman riceverebbe, oltre a una discreta quantità di dollari, una nuova casa in Florida, un'auto di lusso e la possibilità di far studiare i figli in una prestigiosa scuola del posto. Sempre secondo le fonti verdeoro, riprese poi dalla stampa sportiva di tutta Europa, l'enganche ci starebbe pensando e farà sapere a breve tempo la propria decisione.

Quando si parla di Riquelme, una delle regole fondamentali da tenere a mente è che il personaggio non ama farsi dare per scontato, come testimoniano i numerosi colpi di scena che hanno costellato la sua carriera: su ogni decisione, che si trattasse di un rinnovo, di un ritiro dal calcio giocato o dell'addio alla Nazionale, l'enganche ha stupito, ha preso posizioni impopolari, assecondando sempre il suo istinto anche in caso di ripensamenti. E' un uomo molto complesso, questo Román, e non si preoccupa minimamente di esternare le proprie emozioni o i propri conflitti, tanto che la stampa assetata di titoli lo ha spesso punto con le proprie voci. Spesso e volentieri delle dicerie. Questa premessa dovrebbe essere esplicativa in un senso: da Juan Roman Riquelme ci si può aspettare qualsiasi cosa.

Detto ciò, un approdo di Riquelme al Miami City sarebbe quanto di meno riquelmista si possa immaginare, per diversi motivi. Innanzitutto, la questione del contesto: a trentasette anni di età, Román ha annunciato che intraprenderà un corso di allenatore e che un domani potrebbe diventare presidente del suo Boca Juniors, il club di cui è il massimo idolo della storia. Non sarebbe un problema tecnico quello di infilarsi nuovamente gli scarpini, sia perchè il contesto nel quale andrebbe a esprimersi è, senza mezzi termini, pedestre, sia perchè anche in passato Román ha sempre giocato con i piedi, più che con le gambe; il punto è che i motivi per tornare in campo non ci sono, tanto meno al Miami City. La carriera di Riquelme è finita il 25 gennaio 2015, quando ha deciso di chiudere il cerchio riportando in Primera Division l'Argentinos Jrs, club con il quale ha mosso i primi passi da calciatore nelle giovanili. La sua vita calcistica è stata un circolare e romanzesco susseguirsi di eventi e vittorie, tutto secondo un filo ben preciso e nei contesti che più lo hanno esaltato: è sbocciato e ha vinto al Boca, per poi tornarci e vincere di nuovo, ha fatto lo stesso con l'Argentinos Jrs e ha guidato il Villarreal fino alle semifinali di Champions League. In mezzo un fallimento al Barcellona, ma tutto nel contesto di una carriera che non è stata mai trascinata oltre il limite, che è terminata nella sensazione generale che l'enganche potesse dare ancora tanto. Riaprire una carriera conclusa per bazzicare i campi della terza divisione statunitense sarebbe apparentemente senza motivo.

Per molti, un motivo ci sarebbe: i soldi. Riquelme ha sempre ricevuto compensi stellari durante la propria carriera da calciatore, ma il denaro non è mai stato il motivo delle sue decisioni. In molti hanno detto il contrario, perchè effettivamente molte sue trattative per il rinnovo sono state lunghe e faticose, ma nulla è mai girato interamente intorno al soldo, fine a sé stesso. Riquelme non ha mai concepito il denaro come mezzo per sfoggiare gli status symbol del calciatore superstar, è un ambito che non gli è mai calzato: ha sempre vissuto nella riservatezza e senza lo sfarzo di altre leggende dello sport. Per spiegare quella che, personalmente, ritengo sia la visione del denaro che ha accompagnato Juan Román Riquelme nella sua vita calcistica, provo a scomodare i classici. Nell'Iliade di Omero Agamennone sottrae al più potente dei guerrieri greci, Achille, il suo bottino di guerra, la schiava Briseide. L'affronto spinge Achille a ritirarsi dalla guerra di Troia. Ad Achille non importava tanto del bottino in sé quanto del riconoscimento presso gli altri guerrieri del suo valore che il bottino testimoniava. Questo è il meccanismo che immagino scatti nella mente di Riquelme: i milioni di dollari non gli servono per comprare una Ferrari o per pura ingordigia, ma come riconoscimento del suo valore, della sua centralità. Perchè è la centralità ciò che pretende Román quando decide di giocare per una squadra, che sia il Boca di cui è leggenda vivente, che sia il Villarreal che ha trovato mediocre e ha lasciato alle porte del paradiso, che sia l'Argentinos Jrs. Se il denaro in sè fosse stato il vero oggetto del suo appagamento avrebbe accettato le profumate proposte brasiliane o sopratutto qatariote, cinesi e statunitensi che sono pervenute nel corso degli anni.

Se dovesse stupire tutti e accettare una proposta del genere, formerebbe una coppia con Adriano che, quando i palloni e gli scarpini erano griffati "Total 90", avrebbe potuto conquistare il mondo. Riquelme in campo sarà sarà sempre magia, anche nei campi meno magici e nelle situazioni più impensabili.