Angelo Ogbonna è l'uomo del momento per il West Ham, visto che il difensore italiano ex Torino ha appena deciso la partita di FA Cup contro il Liverpool ai supplementari con un perentorio colpo di testa. Boleyn Ground in estasi e West Ham che va avanti nella competizione.
In una lunga intervista a Tuttosport Ogbonna racconta l'emozione di quel gol: "Ancora adesso non riesco a scrollarmi di dosso l’emozione. Non è solo per il gol, ma anche per il modo con cui è arrivato: all’ultimo secondo e in una partita così importante. Non sono mai stato un goleador. Sono state di buon auspicio le parole del mio procuratore che mi aveva preannunciato la svolta quando mi sono trasferito in Premier League. E' stato speciale segnare al Boleyn Ground perché questo è l’ultima stagione in cui giocheremo in questo storico impianto." Naturale poi parlare delle differenza fra calcio italiano e Premier League: "Qui il calcio è più dinamico e i tatticismi passano in secondo piano. Le piccole non hanno paura di affrontare le grandi come da noi, anzi è uno stimolo in più per esaltarsi. Il campionato più difficile? Non saprei, di certo il più competitivo. In Premier puoi vincere un campionato con 70 punti e tutte le squadre arrivano attaccate, mentre in Serie A e nella Liga il divario è enorme."
Qualche parola anche su alcuni compagni di squadra particolarmente talentuosi: "Dire Payet è troppo facile, è l’idolo dei nostri tifosi: fisicamente ha dimostrato di non aver paura dei contrasti duri della Premier e poi ha l’intelligenza calcistica per saper fare la differenza. Altri che potrei citare sono l’argentino Lanzini e l’ex doriano Obiang." Una similitudine secondo Ogbonna possibile e quella fra il suo presente, il West Ham e il suo passato, il Torino: "Questi due club hanno una grande somiglianza , hanno una grande storia, e i tifosi sono eccezionali sia in casa che soprattutto fuori. È un club tipicamente londinese, non è posh, ma è radicato nell’est di Londra, è molto cockney. Anche per questo inizialmente facevo fatica a capire l’accento del capitano Noble e di altri miei compagni, mi ha facilitato l’inglese più semplice parlato dal mio allenatore." Infine un pensiero sulla Nazionale: "È normale che ci spera e ci creda. Forse mi aspettavo qualche convocazione in più, ma se arriverà la chiamata è perché me lo sarò meritato. Non sono uno che cerca di sponsorizzarsi o arruffianarsi l’allenatore. So che il ct mi conosce e se le mie prestazioni in campo saranno all’altezza penso che arriverà il mio turno."