Pablo Daniel Osvaldo è uno dei centravanti più forti e spettacolari passati per la Serie A in questi ultimi anni. Che la sua testa sia più conforme agli idoli del Rock, da buon batterista, rispetto che agli esempi del calcio, è tutto un altro discorso. Tant'è che il suo apodo, il soprannome che gli argentini ti fissano davanti al cognome, non poteva che essere "El Loco". La follia di Osvaldo è la stessa che lo spinge alla giocata, alla ricerca del golazo, che ormai è un fotogramma nitido, quando si parla dell'attaccante italo-argentino: le sue rovesciate sono dipinti di arte moderna, magari rovinati da tagli sulla tela come le continue controversie, tagli che forse piacerebbero a Fontana.
Quando Pablo Daniel Osvaldo ha giocato all'apice della forma, il suo calcio è stato strepitoso: con qualche bizza in meno e un po' più di sangue iniettato negli occhi (caratteristica che non si insegna), staremmo parlando di uno dei migliori d'Europa nel suo ruolo. Invece no: cali di rendimento, liti, risse e quant'altro lo hanno portato ai margini del palcoscenico europeo, lontano dai riflettori. Il calcio è così: diverso dalla musica, il compromesso serve più di quanto si pensi e non si può sempre rompere la chitarra a fine concerto. Dagli insulti ad Andreazzoli, alla rissa con Lamela, passando per un'altra collutazione al Southampton e all'ultima controversia: il battibecco con Icardi per un pallone d'oro mai passato durante Juve-Inter. Chiunque sappia che odore ha la terra di un campetto ha avuto diverbi del genere, ma le circostanze lasciano intendere che nello spogliatoio il rocker abbia perso la testa, tanto che la dirigenza dell'Inter lo ha ceduto al Boca Juniors il prima possibile.
Argentina. La sua culla. Dani nasce a Lanus, dove 26 anni prima nacque il più grande giocatore della storia del calcio. Il debutto professionistico del centravanti è in Primera B Nacional, all'Huracan, da diciannovenne, prima di essere notato e portato in Italia dall'Atalanta. Poi Lecce, Fiorentina e Bologna, l'esperienza all'Espanyol per rilanciarsi, la Roma dalla porta principale, la Premier con il Southampton, la comparsa alla Juve, l'Inter e di nuovo Argentina. Perchè il cerchio è sempre destinato a chiudersi per un calciatore rioplatense, presto o tardi.
"Soy hincha de Boca" ha sempre messo in chiaro Pablo Daniel, ma la sua esperienza in azul y oro è durata poco, solo undici partite. Il tempo di segnare tre reti, di giocare un Superclasico e mezzo di Libertadores amari come il fiele e di sbagliare un rigore alla Bombonera contro l'Aldosivi. Poco e niente. Un impatto insipido, nemmeno avvicinabile alle sue potenzialità, a maggior ragione proiettate in un campionato come quello argentino, dove la qualità emerge sempre. La rockstar non se ne va facendo rumore, termina il prestito di sei mesi con una certezza: vuole ritornare al "club de sus amores". Detto questo, passa al Porto, dove inanella un altro semestre grigio, mentre il Boca accoglie a braccia aperte Carlos Tevez e vince il campionato.
Il Boca Juniors sta preparando un carro armato per ammazzare la prossima Copa Libertadores, per cancellare il gusto amaro del "Superverguenza" e del River Campeon de América, di tutto ciò che ha afflitto il tifoso bostero negli ultimi mesi. Un carro armato costruito sulla base dei grandi giocatori della scorsa stagione, con uno dei massimi idoli del club fin dalla prima partita: Carlos Tevez e i suoi uomini, da Nico Lodeiro a Pablo Perez, passando per il Cata Diaz. Un potentissimo carro armato, a cui la dirigenza ha voluto aggiungere una mitragliatrice, quella che brandisce dopo i gol Pablo Daniel Osvaldo, di ritorno al Boca, per iniziare tutto con un piede diverso. Le dinamiche sono cambiate, il leader assoluto della squadra è Carlitos, quindi el Loco dovrà incorporarsi bene e circoscrivere la propria sete di riflettori al bene del Boca Juniors, che non ha bisogno di primedonne, in questo momento. E poi la risposta è come al solito nei fatti: Dani potrebbe essere decisivo in ogni momento, pesando il valore assoluto delle sue straodinarie qualità, ma deve entrare nel contesto e non rompere altre chitarre, per far sì che ne rimanga qualcuna da tramandare ai posteri e passare alla storia. Tutto questo il rocker lo sa, ed è l'unico a sapere se lo metterà in pratica o meno. Nel frattempo è arrivato a Buenos Aires, con gli occhialoni, la risata facile e la modella al seguito. Sempre il solito Dani.