15 Dicembre 2012, ore 16, Anfield Road. Il Liverpool di Luis Suarez affronta l'Aston Villa nella 17° giornata di Premier League. I Reds bazzicano a metà classifica, i Villans devono combattere l'ennesima lotta per non retrocedere. Lambert schiera i suoi con un 5-4-1 che non lascia spazio ad interpretazioni: difendere e difenderemo. L'Aston Villa schiera Lowton, Lichaj, Herd e Bannan: livello medio, basso. Il Liverpool si presenta con il 4-3-3 che qualche mese dopo darà i suoi frutti (e porterà i Reds quanto più vicini al titolo di quanto non lo siano stati nell'ultimo quinquennio). Luis Suarez, che chiuderà come vice-capocannoniere, conta già 10 marcature in 15 gare giocate. Dall'altra parte, di punta, c'è un ragazzo nato in Congo ed emigrato a Liegi con i suoi genitori. La sua stazza è imponente ma gli appena tre gol con i quali ha cominciato la sua stagione sembrano indirizzare verso il suo collo più l'etichetta del flop che quella del top-player.
Pagato 8.8 milioni dall'Aston Villa il 31 agosto, poco prima del gong di fine mercato, la Bestia era arrivata in Inghilterra con 45 gol in 132 presenze (quasi un gol ogni tre incontri) nel sacco caricato in spalla in Belgio. Non malissimo per l'investimento più oneroso accordato a Paul Lambert. Esordio da sogno (rete allo Swansea) ma poi solamente due reti in dodici gare.
Sta per scoccare la mezzora: blando attacco dell'Aston Villa, Holman porta palla e la Bestia vien fuori dall'area per suggerire la profondità al compagno. Controlla la palla e spara dal limite un tiro né potente né preciso ma beffardo sì. Reina non ci arriva ed è 0-1. Passano meno di dieci minuti e l'Aston Villa costruisce una trama importante: Bannan, nelle vesti di regista, si appoggia a Weimann per salire la corrente e dopo l'uno-due scarica per la Bestia. Il numero 20 riscarica per Weimann attirando fuori dalla linea difensiva Daniel Agger, taglia la retroguardia in obliquo, riceve di nuovo palla da Weimann dopo aver sgomberato l'area dai difensori lanciatisi al suo inseguimento e di tacco restituisce al fido Weimann l'assist della vita. Per l'austriaco è un gioco da ragazzi fare 2-0. All'intervallo siamo sul 2-0 per il catenacciaro Aston Villa. 50°: Holman scippa Joe Cole con foga e si lancia in contropiede dopo aver servito la Bestia. La difesa del Liverpool è sbilanciata, la Bestia ne approfitta e penetra per vie centrali. Con un gioco di gambe si libera di Skrtel, con la possente struttura fisica tiene al contempo alla larga Allen, con la punta del destro - in precario equilibrio - infila Reina per il 3-0.
Evidentemente il Liverpool si è innamorato di Benteke quel 15 Dicembre del 2012. 948 giorni dopo la Bestia belga diventa un nuovo calciatore del Liverpool per 46.5 milioni di euro, diventando il calciatore più prezioso di sempre ad essere acquistato dai Reds.
Dopo quel 12 Dicembre Benteke non si fermò più: 14 gol nelle seguenti 20 gare giocate (spaventa il Liverpool anche al ritorno, mandando i suoi in vantaggio con una volée straordinaria) nella Premier 2012-13, altri 4 (in 5 partite) per portare l'Aston Villa in semifinale di Capital One Cup. A fine stagione è capocannoniere dell'Aston Villa versione 2012-13, miglior marcatore dei Villans in Capital One e campionato e quarto cannoniere di PL dietro RvP, Suarez e Bale. Il suo valore di mercato si impenna ed arriva fino a 18 mln (secondo Transfermarkt). Parte la seconda stagione al Villa Park: in due giornate di campionato riesce a farne tre fra Chelsea ed Arsenal , alla quarta punisce il Newcastle. Salta 6° e 7° per una botta e nelle seguenti nove di campionato si inceppa: non segna mai. Ne salta tre per problemi al ginocchio ma quando torna risponde presente con tre gol in quattro match. Uno lo fa proprio al Liverpool, costringendolo con un colpo di testa al 2-2 finale. E chissà che quei due punti persi non siano proprio quelli che - sulla bilancia della classifica finale - peseranno per il distacco di due gradini dal City campione.
Ad otto giornate dalla fine conta 10 reti: lotta per tenere i suoi in Premier mentre pensa al Mondiale, da giocare di lì a pochi giorni con i compagni che con lui palleggiavano per le strade di Liegi, i compagni che dall'autunno del 2012 (i giorni in cui Benteke si ambientava a Birmingham) hanno confermato quanto buona fosse la generazione dei '90 belga prendendosi il primo posto nel girone qualificatorio (Benteke sta in panchina alla prima poi gioca sempre, punendo Serbia e Scozia. E Romania in amichevole). Il 3 Aprile è un giorno nefasto: in allenamento Benteke si rompe il tendine d'Achille. E' costretto a sei mesi di stop ed a saltare le ultime sette di Premier League ed il Mondiale.
E' un'estate dura, quella di Benteke. Il Tottenham era su di lui ma naturalmente, dopo l'infortunio, abbandona la pista. Il suo Belgio ai Mondiali è in mano al suo compagno/sfidante Lukaku, al giovane Origi ed al giovanissimo Batshuayi. Benteke vede i suoi arrivare fino ai quarti mentre lavora per tornare al top nei primi mesi della stagione 14/15. Esattamente il 15 Settembre è a posto, dopo 165 giorni fuorigioco. La quinta e la sesta di campionato le salta per precauzione, gioca con le riserve/U21 una partita e segna nel 3-0 ai danni del Bolton. Con la prima squadra torna in campo il 4 ottobre nella sconfitta per 0-2 contro il City. In campo dal 1° con Everton, QPR e Tottenham ma l'Aston Villa sta crollando: 5 gare senza nemmeno una rete, tre sconfitte per 3-0, due per 2-0). Contro il Tottenham la Bestia è titolare prima che al 65° riceva il quarto rosso diretto della sua carriera in seguito ad una manata al volto di Mason (partita molto agitata). Ben tre giornate di squalifica proprio mentre cercava di rimettere minuti nelle gambe.
Al ritorno garantisce tre punti con il Palace (1-0) uno con lo UTD (1-1) e fornisce un assist nel 2-1 al Leicester. Sembra tornato ma precipita, lui con il suo Aston Villa: dieci partite senza gol e/o assist, nove di esse l'A.Villa le perde, in otto di esse i Villans non segnano proprio. Conta due reti in 27 giornate: la terza stagione in doppia cifra sembra in pericolo ma Sherwood, suo nuovo allenatore, lo rimette in moto: uno al WBA, due al Sunderland, stop con lo Swansea, uno allo UTD, tre al QPR, uno al Tottenham, stop col City, due all'Everton, stop con il West Ham, uno al Southampton per concludere l'annata in bellezza. Nelle ultime dieci giornate della stagione 2014-15 Benteke è posseduto, senza giri di parole. Segna 11 gol, crea un assist, non si fa mai ammonire, porta i suoi in salvo ed in finale di Capital One Cup, segnando di nuovo al Liverpool in semifinale.
Così, per 46.5 milioni il Liverpool che nell'estate corrente fa restyling in attacco se lo accaparra. Ma Rodgers ha davvero bisogno del centravanti dalla forza imponente, dalla ferma posizione e dal perentorio colpo di testa?
L'allenatore nord-irlandese nella scorsa stagione ha in prevalenza utilizzato un 3-4-3 nel quale i tre attaccanti dovevano essere capaci di scambiarsi agilmente posizione, vuoi per esigenze di copertura (la difesa a tre ha incassato 1 gol a gara contro l'1.3 incassati dalla quattro) vuoi per ovviare all'assenza costante di Sturridge, alla scarsa vena di Lambert ed alla stagione da incubo di Balotelli (senza centravanti Rodgers ha schierato Coutinho, Sterling ed un terzo a rotazione in avanti).
Quest'anno, per quanto visto in amichevole, il Liverpool è tornato al fido 4-3-3 che lo portò ad un passo dallo scudetto due anni fa. Il modulo con un solo centravanti prevede l'impiego di un solo attaccante fra Sturridge e Benteke. Ma avere un vice di lusso per un giocatore che l'anno scorso ha subito tre infortuni diversi non è che un bene. Fin qui l'acquisto di Benteke ci sta. Il super investimento invece comincia a cozzare quando si pensa agli altri nuovi volti dei Reds: da Firmino, ad Ings, passando per Origi. Il primo, Firmino, ha più volte giocato nel ruolo di falso nueve all'Hoffenheim, e per caratteristiche assomiglia molto allo stesso Sterling, che appunto ha coperto quel ruolo l'anno scorso ad Anfield. Ings ha sì partecipato alle prime uscite del Liverpool nelle vesti di esterno capace di accentrarsi ma rimane principalmente un attaccante centrale che l'anno scorso ne ha messi 11 nel Burnley. Origi è egli stesso un centravanti, con qualche buono spunto da ala (la velocità ed il dribbling non gli mancano) ma pur sempre un centravanti. Ecco perché sorgono forti dubbi sulla reale razionalità con cui è stato fatto il mercato ad Anfield Road.
Provando ad allargare le nostre vedute, considerando Firmino e Coutinho in lotta per la maglia di ala destra e Ings e Lallana per quella di ala sinistra (più Lazar Markovic come settimo), per il ruolo di centravanti rimarrebbero comunque in corsa Benteke, Sturridge ed Origi. Troppi, considerando che si deve comunque procedere alle cessioni di Lambert (verso il WBA), Borini e Balotelli (Italia?). Poniamo il caso che la convivenza di tre centravanti dal profilo internazionale sia una questione tollerabile. Nel quadro degli esterni disegnato sopra, dove va ad inserirsi quell'incredibile 19enne che nella tournée asiatica sta mettendosi in mostra come uno dei migliori talenti inglesi in circolazione, Jordon Ibe, ala bifascia accreditato come nuovo-Sterling?
Con tutti questi attaccanti ci viene da pensare automaticamente ad un'evoluzione del 4-3-3 in 4-2-3-1, modulo che tuttavia non sembra consono - almeno attualmente - alle proiezioni di Rodgers, che ad un centrocampo che ha perso il suo metodista (Gerrard) ha aggiunto Milner, in questi primi assaggi di Liverpool fisso nel ruolo mezzala sinistra (a fare l'Henderson della fascia mancina).
A questi enormi quesiti sulla reale necessità che il Liverpool aveva di comprare Benteke si sono aggiunti i commenti di Carragher. "Ci siamo tutti impressionati per il modo con cui Benteke ha demolito le squadra avversarie ma al contempo conosciamo le sue lacune nel dialogare con i compagni così come nel restare concentrato. La speranza a Liverpool è che l'essere circondato da grandi giocatori lo migliori e lo faccia diventare ancora più devastante. La mia preoccupazione è: sarà adatto al gioco di passaggi che Rodgers preferisce?". Carragher ha anche ammesso che a Liverpool sono tutti più eccitati dall'arrivo di Firmino, sebbene "il 95% di loro non lo abbia mai visto giocare".
Argomentazioni scottanti quelle che l'opinionista ed ex capitano dei Reds ha messo sul piatto. La tecnica di Benteke nemmeno delle peggiori, ma riuscirà a dialogare alla pari con gente che palla al piede è capace di magie (Coutinho, Lallana, Firmino) o tenderà ad estraniarsi dalla manovra, piazzandosi a centro area aspettando un cross? Farà la fine di Andy Carroll, l'ultimo centravanti di stazza che al Liverpool doveva sfondare? Alla nuova stagione l'ardua sentenza.