“Una squadra troppo giovane”, “troppi infortuni”, “manca una vera e propria stella”, “inconcludenti”, “impensabile vincere con certi elementi”, “eterno gruppo di incompiuti”. Queste sono solo alcune delle etichette che i media e gli appassionati di calcio hanno cucito addosso all'Arsenal degli ultimi 10 anni, quelli del post-Henry e in generale dei successori dello storico gruppo degli invincibles, quella storica squadra capace di vincere un campionato senza mai perdere una partita e, per molti elementi, anche la stessa che raggiunse la finale di Champions League nel 2006, quando Eto'o e Belletti portarono la coppa dalle grandi orecchie sulle Ramblas rispondendo al gol di Sol Campbell.
Nove lunghissimi anni a digiuno di trofei tra il 2005 e il 2014 non hanno aiutato il gruppo e in particolar modo Arsène Wenger, l'alsaziano che siede sulla panchina dei Gunners dal 1996 (saranno 20 anni tondi a ottobre del prossimo anno) e che ha superato l'incredibile traguardo delle 1000 panchine con la stessa squadra. Il tecnico è stato il vero e proprio capro espiatorio per una serie di motivi (in parte anche veritieri) ma spesso decisamente troppo severi, e vi rimando all'inizio di questo focus per comprendere meglio quali siano le principali critiche. L'operato sul mercato è comunque il punto più delicato: dopo anni passati a vendere campioni costruiti in casa, Fabregas e Van Persie su tutti, sostituendoli con giocatori buoni ma non certamente già fenomeni, Wenger ha deciso di aprire il portafoglio portando all'Emirates due fuoriclasse quali Mesut Ozil e Alexis Sanchez.
I risultati degli esborsi si sono visti solamente in parte: i Gunners hanno conquistato la FA Cup sia un questa stagione che nella scorsa, compreso il Community Shield 2014, in attesa di giocarsi il 2 agosto l'edizione di quest'anno contro il Chelsea. Vittorie importanti per il morale, ma la vera differenza si è vista in campionato. Qual è stato il problema? Che è durata solo metà stagione. Nell'annata 2013/14 l'Arsenal è diventato campione d'Inverno chiudendo a +5 sul Chelsea l'anno solare 2013, per poi precipitare e agguantare il quarto posto in extremis; nella stagione appena conclusasi invece il rush è arrivato nella seconda metà dell'anno e risultando la miglior squadra della Premier League per rendimento nel solo 2015, ma ormai il sogno di portare a casa il campionato era già compromesso dopo un inizio decisamente troppo fiacco.
Due periodi forti ma tra loro incredibilmente diversi, soprattutto per filosofia: l'Arsenal del 2013 era ancora una squadra che giocava un passing and progressive football, con un trascinatore vero e proprio quale Aaron Ramsey, poi infortunatosi a gennaio. Quello del 2015 è invece “ripartito dalle basi”: basta passaggi e rifiniture di troppo, più concretezza e palloni in verticale, sempre mantenendo però la propria identità con palla a terra e velocità di circolazione. Tra i tanti, c'è stato un vero uomo copertina, un francese di belle speranze che Wenger aveva utilizzato ovunque (terzino, mediano, esterno, interno) nei suoi primi anni, ma che poi ha girato diverse squadre in prestito. La fortuna ha voluto che a gennaio, causa infortuni (tanto per cambiare), il tecnico decidesse di richiamarlo da un prestito al Charlton per farlo giocare in mezzo al campo, con il compito di fare da filtro e recuperare palloni. Francis Coquelin è stato l'emblema dell'Arsenal del 2015: lottatore vero, magari anche brutto a vedersi in fase d'impostazione, perchè i piedi sono quel che sono, ma estremamente efficace in fase difensiva. In particolar modo va ricordata la partita contro il Manchester City (0-2 all'Etihad, in rete Cazorla e Giroud) quando il francese vinse il 100% dei tackles, 7 contrasti aerei su 8, intercettò 6 palloni e ne recuperò altri 11.
Numeri da indubbio campione per un giocatore la cui tipologia all'Arsenal mancava da anni, probabilmente da Gilberto Silva e da Vieira. La domanda però che ci si deve porre è tanto ovvia quanto complicata: può veramente essere Francis Coquelin un uomo chiave per una squadra come l'Arsenal? Chiariamoci, sta dimostrando tutto il suo valore, ma ha ancora lacune difficilmente colmabili in fase di impostazione e in fase offensiva, anche se ha ancora solo 24 anni. La stessa domanda se la sta facendo anche Wenger, provando nelle amichevoli pre-stagionali Jack Wilshere in quella posizione di interditore con il compito di rilanciare l'azione immediatamente. Il talento del numero 10 è indubbio, ma quel ruolo potrebbe metterlo in difficoltà e soprattutto limitarlo in fase offensiva, dove da il suo meglio inserendosi e dialogando coi compagni. Ci sarebbe anche Arteta, ma i problemi fisici e l'età cominciano ad avere un certo peso, anche se il basco resta un uomo fondamentale nello spogliatoio, motivo principale per cui gli è stato rinnovato il contratto che sarebbe scaduto quest'estate.
In mediana oramai staziona anche Santi Cazorla, giocatore dotato di un cervello calcistico oltre la media e di piedi anche loro piuttosto discreti, uno dei giocatori probabilmente più sottovalutati in circolazione. Partito esterno, spostato poi trequartista alle spalle della punta, ora ha arretrato la sua posizione per aiutare in fase d'impostazione e avere un diverso raggio d'azione, non per questo meno efficace, e soprattutto lasciare spazio più avanti ad Aaron Ramsey, rivelatosi più decisivo in zona gol e avanzato sulla destra con ottimi risultati, specialmente quando Bellerin o Debuchy decidono di prendere il fondo lasciando spazio di movimento al centro. Il ruolo di terzino destro è stato coperto efficacemente, grazie alla crescita del giovanissimo spagnolo, classe 1995 e celebre nell'ambiente già da anni per aver battuto Theo Walcott nei test di velocità, mentre il francese è già una garanzia e porta esperienza. In questo contesto si è un po' perso per strada Calum Chambers, costato 20 milioni di euro l'estate scorsa ma ancora un po' acerbo, anche se Wenger ha provato ad impostarlo al centro della difesa.
Già, il centro della difesa, il reparto più chiacchierato della rosa negli ultimi anni. Diciamocelo, dai tempi di Tony Adams all'Arsenal manca un roccioso difensore di alto livello: i vari Kolo Tourè, Keown, Gallas, Campbell e via discorrendo hanno fatto ottimi progressi ma di certo non sono centrali di primissimo livello. Oggi a disposizione del tecnico nativo di Strasburgo c'è una garanzia come Laurent Koscielny, che ha finalmente risolto i suoi problemi di amnesia ed è diventato un titolare inamovibile, ma a fianco a lui manca un partner all'altezza. Per Mertesacker è inadatto a certi determinati tipi di partita e non ci si può contare troppo in quelle situazioni, specialmente quando gli avversari giocano in contropiede, non essendo certamente il tedesco un velocista, anzi. Discorso più complicato riguarda invece Gabriel: senza dubbio come potenziale può diventare tra i migliori in assoluto, ma restano molti dubbi sulla sua intesa con Koscielny, dato che entrambi tendono a cercare quasi sempre l'anticipo, un rischio piuttosto enorme perchè gli attaccanti avversari avrebbero gioco molto più facile senza alcun giocatore che scappa all'indietro.
In questo contesto si va a inserire perfettamente l'acquisto di Petr Cech, e anche qui le critiche non sono mancate: 14 milioni per un portiere di 33 anni hanno fatto storcere vari nasi, ma un giocatore con così tanta esperienza e soprattutto con la capacità di guidare la difesa e comunicare in continuazione può solo che far bene al reparto arretrato. Inoltre tra i pali è sempre il vecchio Cech, quello capace di parare un rigore a Robben in finale di Champions e salvare svariate palle-gol. Il rilancio da titolare può solo fargli bene.
A proposito di critiche, in questi ultimi mesi ne piovono varie sull'estremo offensivo Olivier Giroud. Un certo Thierry Henry si è scomodato dichiarando che “Giroud è un ottimo attaccante, ma non ti fa vincere la Premier”. Il suddetto ex capitano e top scorer di ogni epoca lavora come giornalista in una nota televisione inglese, ma sembra quasi essere un operatore di mercato della società, visto che lui stesso aveva affermato che all'Arsenal doveva arrivare un portiere di prima fascia (ed è arrivato), mentre ora i Gunners si sono lanciati alla caccia di Karim Benzema, operazione comunque complicata. Le critiche a Giroud sono per certi versi ingenerose e i numeri lo possono testimoniare, però dall'altra parte è vero che una punta di diversa caratura significherebbe avere 20 gol assicurati.
L'impressione è comunque quella che l'ex Montpellier l'anno prossimo sarà ancora l'attaccante titolare, con Welbeck e il giovane Akpom, autore di un eccellente precampionato, pronti a subentrare, senza dimenticare il factotum dell'attacco Theo Walcott. Il motivo principale è il sovraffollamento che è presente nel reparto offensivo, i nomi sono tantissimi e son quasi tutti citati ad eccezione di Alex Oxlade-Chamberlain, golden boy atteso al definitivo salto di qualità, e del sempreverde Tomas Rosicky, quasi 35 anni e ancora una classe infinita, tant'è che Wenger cerca di dargli sempre spazio nonostante i problemi fisici che lo assillano da troppi anni.
Dal mercato dunque gli unici arrivi potrebbero riguardare la fascia sinistra, dove l'ottimo Nacho Monreal potrebbe fare le valigie per tornare a Bilbao, e il centro della difesa, per la quale interessa Romagnoli, un colpo giovane da crescere in casa come fatto con tanti altri giovani. In ogni caso, non bisogna attendersi enormi novità da Wenger, che ha provato varie disposizioni offensive nella scorsa stagione, trovando il miglior equilibrio nel 4-2-3-1 (o 4-1-4-1, a seconda della posizione di Cazorla):
Una formazione riproposta spesso e volentieri, ma che era anche condizionata da un Walcott non in perfetta forma e un Wilshere costantemente infortunato. Il secondo in particolare, come spiegato sopra, può essere il vero uomo in più a centrocampo, impostato più in zona arretrata e con qualche supporto in più, specialmente da Ramsey e Cazorla:
Se Wenger dovesse riuscire a trovare subito l'equilibrio con questi uomini in campo, probabilmente la squadra di candiderebbe prepotentemente alla vittoria, non si può sprecare del tempo però. In ogni caso, per un campionato come la Premier League l'Arsenal è una delle squadre più equipaggiate in assoluto, e l'ampiezza della rosa è la prima dimostrazione. Questi tutti gli uomini su cui può contare Wenger, supponendo che non si allonani mai troppo dall'idea di gioco spiegata sopra, in tre formazioni diverse:
Un Arsenal in evoluzione, ancora da completare sul mercato con qualche innesto nel reparto difensivo, puntando anche sulla crescita offensiva dei tanti giovani alla ribalta. Ci sono tutti gli ingredienti per fare bene, per fare in modo che quel gruppo di incompiuti possa arrivare a un traguardo importante e magari aprire un ciclo, o addirittura chiuderlo, ovvero quello di Arsène Wenger sulla panchina londinese. La Premier League si conferma calda ed equilibrata, la lotta al vertice è appena cominciata.