Maglioncino a strisce, perchè in Argentina è inverno, e sorriso stampato sul volto: così si è presentato Carlos Alberto Tevez davanti ai giornalisti raccolti nel ventre della Bombonera, per pronunciare le sue prime parole da nuovo giocatore del Boca Juniors. Daniel Angelici, contestato presidente degli Xeneizes, che probabilmente vedrà aumentare la propria popolarità, ha esordito riassumendo con due parole tutto ciò che per l'ambiente bostero significa questo ritorno: sueño y realidad. Due concetti che trovano la loro unione in una serata di festa, in cui si celebra il ritorno a casa di un idolo. Quando a vent'anni Tevez ha segnato il gol del temporaneo vantaggio in un Superclasico in semifinale di Copa Libertadores e ha festeggiato mimando la gallina, chiaro sfottò ai tifosi del River, il popolo della Bombonera ha gridato come in poche altre occasioni. Tevez è sempre stato un figlio per la grande hinchada del Boca, hombre del pueblo come pochi, il modello dell'argentino del barrio che si è preso la propria rivincita, diventando un campione tra le fila della squadra che tifava fin da bambino.
Davanti ai microfoni della stampa argentina, Carlitos ha ammesso che la voglia di tornare a casa occupava i suoi pensieri da un anno, e che ha preferito i suoi colori alle lusinghe dell'Atletico Madrid del Cholo Simeone, che lo ha chiamato, ma non è riuscito a sottrarlo al suo destino: quello di tornare al Boca. Tevez torna alla Bombonera a 31 anni, con un'esperienza molto formativa alla Juventus e con alle spalle un bagaglio immenso, fatto di trofei sia europei (la Champions con il Manchester United) che sudamericani (la Libertadores ottenuta nel 2004 proprio al Boca). Le sue condizioni fisiche sono invidiabili, e lo si è visto in Italia: al Boca non torna un grande anziano con il desiderio di svernare, ma torna un calciatore tra i migliori al mondo nel suo ruolo, integro, più che decisivo e con la stoffa caratteriale per prendere il mano la squadra. La sua vuelta ha ricordato quella di Juan Roman Riquelme, tornato nel 2007 al Boca all'età di 28 anni dopo aver giocato la sua miglior stagione con il Villarreal. I giornalisti non si sono fatti scappare l'occasione di tornare a parlare del Señor Fútbol, e Tevez ha risposto con decisione e senza sbavature, ribadendo la stima per il massimo idolo della storia del Boca: "Io non vengo a rimpiazzare Riquelme, vengo a fare la storia. Roman rimane il più grande" . Nel mondo Xeneizes, Juan Roman Riquelme è ancora un ricordo fisso nell'immaginario dei tifosi. A Tevez, come al Mudo, è concesso il privilegio di indossare la 10, su cui campeggia il nome, al posto del cognome. Ieri "Roman", oggi "Carlitos", con la speranza che la vuelta dell'Apache abbia lo stesso impatto di quella dell'enganche.
Terminata la conferenza stampa, sempre percorsa da momenti di vagheggiamento e romanticismo, come è consueto per i grandi ritorni che si consumano da queste parti, la serata è proseguita sul manto erboso della Bombonera, che Carlitos, con indosso la sua nuova camiseta azul y oro, ha percorso salutando i tifosi e lanciando loro dei palloni. Giunto sotto il palchetto riservato a Diego Armando Maradona, la presentazione ha toccato il suo culmine emotivo, con il Diez che espone uno striscione di benvenuto, Tevez che lo saluta, lo ringrazia e si ricopre le spalle con lo stesso drappo giallo, calato dal più forte giocatore di sempre. Fotogrammi di amore Bostero, in una serata in cui si sono ricongiunti i massimi idoli della storia del Boca, almeno con il pensiero: Carlitos, Diego e Roman. Una notte splendida, che lascia le migliaia di tifosi accorsi al tempio con in bocca il sapore dell'entusiasmo, in attesa del debutto di sabato contro il Quilmes alla Bombonera, con una seconda fase di campionato tutta da vivere, e un titolo che aspetta di essere conquistato.