Basta un'immagine, un'istantanea, per raccontare un momento. Il volto di Pepe Reina, sconsolato, è la perfetta sintesi del senso di impotenza che pervade il Bayern. La partita del portiere dura poco più di dieci minuti. Fallo su Bobadilla e rosso, Neuer rileva l'ex numero uno del Napoli. Il campo non sorride a Guardiola, l'Augsburg, a Monaco, gioca senza timori reverenziali e anzi fa breccia nella tenue tenuta psicologica del Bayern.
Il gol che decide l'incontro nella ripresa. L'Augsburg sfrutta la propensione all'offesa del Bayern, riparte velocemente sull'out di sinistra con il giovane Hojbjerg e coglie l'intera posta grazie al morbido tacco di Bobadilla. Nel mezzo, una selva di occasioni. Goetze e Lewandowski, chiamati a rispondere dopo le polemiche di Coppa - il primo accusato di scarso attaccamento alla maglia, per un sorriso ripreso al termine della disfatta del Camp Nou, il secondo reo di aver fallito una colossale occasione sullo 0-0 - incappano nella malasorte e vedono infrangersi sul montante chiare opportunità, Muller, stizzito con Pep per la sostituzione in Champions, si batte, ma questo Bayern è lontano da quello dominante di inizio stagione.
Non può essere solo questione di assenze, la benzina manca, nelle gambe e nella testa, Guardiola finge di credere nella rimonta, per onor di firma, per ruolo, ma sa che a Barcellona si è spenta la luce, per la seconda volta, dopo il black-out dello scorso anno. Non a caso, a parte qualche ritocco, vedi Weiser a destra, con l'Augsburg, lo spagnolo riccorre ai migliori, Schweinsteiger con Thiago Alcantara e Lahm in mezzo, il terzetto delle meraviglie davanti, perché la vittoria è l'unica medicina per un gruppo perso lungo il cammino.
Non basta, il Bayern si interroga sul futuro, e anche Guardiola, un'istituzione, traballa.