Boca Juniors-River Plate, non una semplice partita di calcio, ma il Superclasico, un incontro che rappresenta il miglior punto di contatto tra calcio e letteratura, "la partita più bella del mondo", secondo quanto dice Pablo Daniel Osvaldo, uno che in Europa ci ha giocato per anni indossando maglie importanti e giocando sfide sentite e derby caldissimi, uno che questa sfida la sogna da quando era bambino, lui che del Boca non ha mai fatto mistero di essere un grande tifoso, ancor prima di volare a Buenos Aires a vestire il gialloblù xeneise. Proprio l'arrivo di Osvaldo a Buenos Aires rende l'idea di cosa sia questa sfida, semmai ce ne fosse bisogno: la t-shirt con la mano aperta, a ricordare il recente e debordante 0-5, reso ancora più pesante dal fatto di essere arrivato al Monumental, nella tana del nemico. Era solo un'amichevole? Macchè, non esistono amichevoli tra Boca e River. Quindi pensate a cosa possa significare una sfida del genere nei quarti di finale della Copa Libertadores, la Champions League del Sudamerica. 

Perchè Boca e River non sono solo due squadre di calcio, ma sono due culture di vita: quelli del River sono i Millionarios, i milionari, mentre il Boca Juniors fu fondato nel quartiere Boca, prevalentemente abitato da immigrati genovesi, e fu fondato proprio da alcuni ragazzi di origine italiana. Il club dei milionari contro il club del popolo: non basta già questo per parlare di una sfida assimilabile a un romanzo?

Il pronostico sembra nettamente dalla parte gialloblù, in questo momento: gli xeneises sembrano essere rinati dopo qualche anno di mediocrità insolito per il club che fu di gente come Maradona, Batistuta e Riquelme. Adesso guida il campionato-monstre con la nuova formula a 30 squadre, è arrivato fin qui vincendo tutte le gare di qualificazione (impresa che non riusciva dal 2007, quando a realizzarla fu il Santos), e negli ultimi due precedenti ha rifilato 7 gol complessivi ai rivali senza subirne, con l'ultima vittoria, domenica scorsa, sofferta e arrivata al tramonto del match, in un modo talmente epico da entrare nel cuore dei tifosi xeneises tanto quanto quell'umiliante 5-0. Il River invece fatica, barcolla in campionato e si è qualificato agli ottavi di Libertadores con il punteggio più basso tra le 16 qualificate. Ma si sa, il Superclasico è un discorso a parte, fuori da ogni pronostico, dove la "garra" dei combattenti può prevalere sul talento. 

La rosa del Boca è tra le più forti del torneo: Osvaldo lo conosciamo benissimo, sappiamo di quanto sia genio e sregoletezza, e di come il suo essere eccessivamente rockstar abbia spesso disperso l'enorme talento. Eppure alla Bombonera finora è stato perfetto: idolo assoluto della Doce, con quel temperamento tutto grinta e cuore tipicamente argentino, con un bagaglio di 6 gol in 11 gare, sembra giocare alla Bombonera da una vita. Di fianco a lui Jonathan Calleri, 21 anni, gol a grappoli e tanto lavoro sporco, che gli ha permesso di conquistare le attenzioni di molti club italiani, Palermo su tutti, e Pavòn, decisivo nell'ultima puntata del Superclasico, un 19enne tutto dribbling e accellerazioni di cui sentiremo parlare. In mezzo l'esperto Gago, finalmente risparmiato dagli infortuni e il poliedrico Meli, 22 anni e, si dice, monitorato dal Milan. Dietro altri due idoli della Doce, già esperti e nel giro della Seleciòn: il terzino Vangioni (anche lui in orbita Milan) e il centrale Funes Mori. 

Il River punterà sul 19enne centrale Mammana per fermare il tridente delle meraviglie del Boca. Parliamo di un predestinato, probabilmente uno dei migliori under 20 in circolazione nel suo ruolo, uno che potrebbe essere già ai suoi ultimi Superclasicos perchè destinato a giocare presto in Europa. In avanti il 28enne colombiano Teofilo Gutierrez, preferito da Pekerman a Jackson Martinez nell'ultimo Mondiale, tra lo stupore generale, vestirà i panni dell'anti-Osvaldo, magari raccogliento i suggerimenti di Sebastian Driussi, altro 19enne terribile dal futuro assicurato, rifinitore alle spalle del colombiano insieme a Pity Martinez. 

Si gioca alle 2 di questa notte al Monumental, ritorno fra una settimana alla Bombonera. Ma Buenos Aires, già adesso, starà tremando.