Un Frank Ribery che non ti aspetti quello intervistato dal portale Goal. E' sempre sembrato molto schivo e riservato il fortissimo attaccante francese, invece si è lasciato andare a tanti commenti: dalla stima immensa per Zidane, al pessimo rapporto con l'allenatore e manager Louis Van Gaal, per finire con uno sguardo al futuro.
L'intervista inizia con una domanda sulle 32 candeline, spente proprio oggi, dal campione francese: "No, ansioso non direi. Ma sicuramente cambia qualcosa nella vita quotidiana. Quando sei giovane, sei anche più attivo, adesso mi prendo più tempo, anche ciò che faccio continua a divertirmi". Si passa poi a parlare dell'incontro con Zidane,
Ribery poi si dilunga sulla sua avventura a Monaco di Baviera, esperienza che gli ha cambiato la vita: "Quando sono arrivato qui non avrei mai creduto che sarebbe potuta diventare così importante per me. Ho reso subito secondo le attese e la gente lo ha apprezzato. Poi credo di essere un tipo molto schietto, parlo con tutti, colleghi e tifosi, è importante per me il contatto con la gente, mi piace firmare autografi e sentire la gente vicina. Sono felice di stare a Monaco, onestamente prima di venire qui non avevo idea di come si vivesse in Germania, non conoscevo la mentalità. La città è bellissima, ben organizzata, pulita e disciplinata. I nostri figli vanno a scuola da soli e noi siamo tranquilli. Soprattutto, qui la mia privacy è rispettata".
Non potevano mancare le domande su Louis Van Gaal. Infatti con il tecnico olandese alla guida del Bayern, Ribery ha vissuto il suo peggior momento con la maglia della squadra di Monaco: "Abbiamo avuto problemi a livello umano. Quando iniziò ad allenarci, nessuno aveva idea di ciò che sarebbe successo. La sua idea era quella di non guardare ai nomi: non esistevano stelle in squadra, tutti dovevano dimostrare il loro valore da zero. Un approccio iniziale che avvelenò tutto, perchè mi fece perdere la fiducia. Sul campo ha fatto grandi cose, ma il tecnico Louis Van Gaal fu una cattiva persona. Il nostro rapporto si incrinò subit. Molti club cercarono di convincermi a cambiare aria: Real Madrid, Barcellona, Juventus, Chelsea, Manchester City. Iniziai a pensarci sopra. Iniziai a pensare a dove sarebbe stato il mio futuro. Penso sia umano". E proprio in quel periodo furono incessanti le voci di uno suo passaggio al Real, che poi non si concretizzò: "Ebbi dei colloqui frequenti con Uli Hoeness, che ai tempi era ancora il nostro presidente, e con Karl-Heinz Rummenigge: entrambi mi dissero che sarei dovuto restare, perchè ero importante per il Bayern tanto quanto Messi lo era per il Barcellona. Il Real ci provò sul serio, mi volevano, ma non so quanti soldi chiedeva il Bayern. Alla fine sono contento per come è andata a finire!"
Infine un commento sulle prospettive future, ancora non tanto chiare alla stella francese, e su quale regalo vorrebbe ricevere per il suo 32° compleanno: "Onestamente non ho idea di cosa sarà il mio post-carriera. Sono concentrato solo sui miei ultimi due anni di contratto con il Bayern, che per me è davvero una famiglia. Chissà, magari ci sarà un posto per me al Bayern anche dopo il 2017, potrei rimanere, se i capi dovessero trovare un incarico perfetto per il mio profilo. Magari tecnico delle giovanili o altro, sono aperto a tante soluzioni". " Il regalo di compleanno? Senza dubbio la Champions League. La voglio vincere ancora. L’ho sollevata nel 2013 ed è stato incredibile, così come è stato incredibile l’intera stagione con Heynckes in panchina. Fare la tripletta è stata una grande soddisfazione per me, per la mia carriera, per il club e i tifosi. Sono convinto che questa squadra possa farcela ancora, abbiamo il gruppo giusto. Ci sono partite importantissime nei prossimi due mesi, dobbiamo sperare che tutti gli infortunati recuperino in fretta e se dovesse essere così, avremo buone possibilità di farcela ancora".