Manuel Pellegrini e il suo Manchester City non sanno più accelerare; chissà forse la sfida di domani contro il Barcellona in Champions League cambierà tutto – però ad oggi la squadra del cileno sembra doversi preoccupare più delle squadre che rincorrono piuttosto che di trovare il modo di raggiungere e scavalcare il Chelsea in testa alla classifica.
Non fosse stato per il rigore di Dusan Tadic a Stamford Bridge, la Premier League sarebbe già bell’e chiusa: il punto strappato dal Southampton a casa dei Blues consente al Manchester City di mantenere accesa una flebile speranza, tuttavia uno scenario come quello attuale era difficile da prevedere – ed è soprattutto difficile da giustificare di fronte agli investimenti della famiglia Mansour.
Il malcontento di Bacary Sagna, già pronto a cambiare aria dopo appena una stagione all’Etihad Stadium, le sirene che sembrano attirare Yaya Touré verso l’Inter di Roberto Mancini e lo sfogo di Stevan Jovetic – pronto a lasciare dopo essere stato escluso dalla lista di Champions League – sono solo gli ultimi episodi che hanno portato alla ribalta le difficoltà di uno spogliatoio evidentemente sfilacciato.
Ancora una volta, il campo sta dimostrando che le ingenti somme investite dagli sceicchi non sono sufficienti per trasformare il Manchester City in un vero Club di primo livello: ci vogliono la lungimiranza e la pazienza che i padroni non sembrano avere, almeno a giudicare dai cambi in panchina e in rosa.
Vinta la Premier League con Roberto Mancini – seppur all’ultimo secondo – è bastata una stagione senza trofei per buttare tutto all’aria e ricominciare da Manuel Pellegrini; nonostante la vittoria dello scorso campionato, non sembra che al cileno vengano concessi il tempo e il supporto necessari per costruire qualcosa di più duraturo e una nuova rivoluzione si profila all’orizzonte: i nomi di Carlo Ancelotti e Pep Guardiola circolano già, ancora una volta il Manchester City butterà tutto e ripartirà dalle macerie.
Non sembra si tratti di un problema tecnico, anche se alcuni giocatori sono sopravvalutati – a parere di chi scrive – ma credo si tratti più che altro di una questione di legittimità: il manager di ieri era Roberto Mancini, quello di oggi si chiama Manuel Pellegrini e quello di domani chissà, quindi ai giocatori manca una guida solida e autorevole; a chi devono rendere conto, i vari Samir Nasri, David Silva e Edin Džeko? Al manager attuale, sapendo che magari tra due mesi farà le valigie?
Può Manuel Pellegrini permettersi di attaccare questo o quel giocatore da copertina, sapendo che rischia di non avere il supporto della propria dirigenza e di perdere quindi la faccia davanti allo spogliatoio? Ovviamente no, e questo i giocatori in questione lo percepiscono al volo; nell’unica occasione in cui Manuel Pellegrini ha lasciato fuori squadra Vincent Kompany, in meno di ventiquattr’ore sono trapelate le ragioni dietro alla scelta del manager e la presunta punizione è diventata oggetto di sberleffi per l’allenatore stesso.
Quel che succede nello spogliatoio, resta nello spogliatoio – dicono. A meno che non si voglia delegittimare un manager che non si rispetta e si voglia far pressione per l’ennesimo cambiamento.
Anche questa stagione, che ha visto il Manchester City farsi eliminare dal Middlesbrough in FA Cup e perdere punti contro squadre come Hull City e Burnley, sta dimostrando che spendere cifre folli non garantisce nulla – se non folli polemiche sui tabloid d’oltremanica. Impareranno mai?