L'ennesima sconfitta, l'ennesima gara deludente, l'ennesima beffa. Nel posticipo del sabato l'Arsenal ha clamorosamente perso in casa contro un Manchester United autore di una delle sue peggiori partite stagionali, ma che ha portato a casa tre punti pesantissimi in un match sempre caldissimo, vista la rivalità tra le due compagini. Il modo in cui sono arrivati questi tre punti apre ancora una volta una polemica infinita sulla squadra di Arsene Wenger, sempre positiva sul piano del gioco, ma che non riesce a portare a casa i tre punti. Le statistiche del match parlano chiaro: un dominio dei Gunners, rimasto però incompiuto vista la mancanza di gol soprattutto nella prima frazione, complice anche una difesa improvvisata da Van Gaal, che ha regalato occasioni su occasioni a un Arsenal incapace di sfruttarle. Questi i dati principali della gara, emblematici:
Quella con lo United è però l'ultima di una serie di partite in cui la squadra di Wenger ha deluso, seguendo la sconfitta sul campo dello Swansea, capace di ribaltare l'1-0, e la clamorosa rimonta casalinga subita dall'Anderlecht, da 3-0 a 3-3. Insomma, il momento non è per niente positivo. Offensivamente la squadra gira bene, il gioco è sempre quello palla a terra e veloce, "passing and progressive", gli interpreti sono comunque di alto livello, soprattutto Alexis Sanchez sta dimostrando di poter essere l'uomo in più: lo street fighter, così definito dal suo allenatore, uomo di temperamento come ce ne sono stati pochi a Londra. Il suo pressing alto e la sua voglia di giocare per la squadra sono stati la chiave per le vittorie fin qui raccolte dai Gunners, la squadra si affida sempre a lui per trovare i tre punti, protagonista in un attacco completo, che sta vedendo anche Chamberlain e Welbeck in un momento positivo, mentre appare un po' sottotono Cazorla. In fase di recupero ci sono Walcott e Giroud, con il francese che è tornato con un mese di anticipo sulla tabella di marcia, con tanto di gol, proprio contro lo United. L'assente di lusso è Mesut Ozil, regista coi fiocchi nei primi tre mesi della ragione scorsa, enigma totale nell'anno solare 2014, in cui raramente ha brillato.
Il turco-tedesco è stato spessisismo il capro espiatorio nelle sconfitte, visto che tutte le azioni offensive passavano dai suoi sapienti piedi. L'ex Real Madrid, pagato qualcosa come 50 milioni di euro un anno e mezzo fa, doveva dare la svolta positiva all'Arsenal, e ci è riuscito a suon di assist da settembre a dicembre 2013, prima di cadere nella rete dei problemi fisici, fin troppo frequenti tra i giocatori di Wenger. Già, gli infortuni. Anche quest'anno una serie incredibile ha privato i Gunners di giocatori fondamentali quali Debuchy, autore di un grandissimo inizio di stagione, Arteta, Ramsey, Giroud, Sanogo (va beh...), ora anche Wilshere, oltre a Ozil e soprattutto Koscielny. L'infortunio che non ci voleva. E qui si ritorna a un tema
Un'altra mancanza evidente è quella di un incontrista a centrocampo, che protegga le incursioni di Wilshere e Ramsey, schierati spesso e volentieri anche nei tre dietro alla punta: ci sono Flamini e Arteta, ma entrambi hanno mancanze piuttosto evidenti, il primo in fase di impostazione della manovra e il secondo in quanto a fisicità. Khedira poteva essere l'uomo perfetto, ma l'operazione è sfumata quest'estate per le richieste eccessive di ingaggio del madridista; si punta a questo punto su Brozovic, mediano della Dinamo Zagabria in grande crescita. Classico colpo da Arsenal, giocatore che si sta mettendo in mostra e che potrebbe esplodere una volta datagli l'opportunità giusta, che nella nazionale Croata gioca titolare vicino a due pesi massimi come Rakitic e Modric, dando equilibrio alla squadra, lo stesso lavoro che gli verrebbe richiesto all'Emirates; il costo elevato è l'unico ostacolo: si sa, la Dinamo non svende i suoi gioielli, si vedano Halilovic e Kovacic. L'importanza di un giocatore di quel tipo però è davvero tanta, quasi quanto quella di avere un altro centrale a disposizione: si sta monitorando Hummels, il prezzo però è davvero proibitivo, e la concorrenza dello United complica ulteriormente le cose, perciò si potrebbe virare su colpi più low-cost. Aggiustamenti che appaiono comunque necessari allo stato attuale delle cose, che i recuperi dagli infortuni non sistemeranno, al contrario del problema attaccante: Welbeck come detto si sta disimpegnando molto bene, ma svaria troppo e punta poco la porta, cosa che invece fa Giroud, capace di giocare per la squadra e allo stesso tempo dare un punto di riferimento, necessario in un campionato come la Premier League. I trequartisti per innescarlo ci sono, e visto il modo in cui si è ripresentato in campo sabato fa ben sperare.
Ormai però all'Emirates è caccia aperta al colpevole di tutto ciò, e ovviamente il primo nome che si è fatto è stato quello di Arsène Wenger, accusato di aver gestito in maniera superficiale il mercato, con le carenze di cui sopra, e di trascurare la fase difensiva. La squadra però gioca un grande calcio, contro lo United in attacco è girato tutto benissimo, è davero mancato solo il gol nel primo tempo, ma le occasioni sono state molteplici. Potrebbe essere colpa dei giocatori, incapaci di tenere un ritmo alto e che si concedono cali di concentrazione sempre pagati a caro prezzo, non solo nell'ultima gara. Un solo colpevole sicuramente non c'è, si vince e si perde tutti insieme, come squadra, e per uscire dalla brutta situazione serve che tutta la squadra remi nella stessa direzione, e che i tifosi sostengano la squadra. Quest'ultimo è il problema minore, l'appoggio in particolare della North Bank non è mai mancato. Quel che cambia sono gli obiettivi a questo punto della stagione: se a luglio, dopo l'arrivo di Sanchez, si poteva pensare di disputare un campionato di vertice, oggi bisogna ancora una volta lottare per un posto in Champions League, partecipazione che l'Arsenal non manca da quando Wenger siede su quella panchina. La stagione è sicuramente lunga e siamo solo a un terzo, ma le premesse non sono positive.