Negli ultimi 4 anni di Premier League, ben sette allenatori di una neopromossa hanno perso il proprio posto di lavoro prima che la stagione volgesse al termine: Di Matteo, Hughton, Warnock, McDermott, Adkins, Mackay, Holloway. A questa lunghissima lista potrebbe aggiungersi Sean Dyche, attuale allenatore del Burnley. Il Burnley ha l'anno scorso ottenuto la promozione nella massima lega inglese arrivando secondo in Champioship, dietro solamente al Leicester. Il salto di categoria ha però portato al pettine parecchi nodi, su tutti quelli tecnici della squadra. I Clarets ristagnano al penultimo posto della classifica quando sta per prendere il via all'ottava giornata. Quattro pareggi e tre sconfitte il magro bottino dei bordeaux-blu. La panchina del Ginger Mou, Dyche appunto, scotta.
Abbiamo speso 5 milioni per 8, 9, 10 giocatori. Perfino il Leicester, 8 milioni, li ha spesi per un singolo giocatore
Una delle cause principali della falsa partenza del Burnley è la contemporanea assenza dei trascinatori Ings e Vokes, capaci di segnare 47 gol in due l'anno scorso: "Sappiamo che a fare la differenza sono i gol. E' questo il motivo perché ci sono i grandi giocatori con le loro macchine supersoniche, i giocatori che vengono strapagati. Se la squadra risente l'assenza di una vittoria che dia morale? Non penso. Penso che il nostro cammino sia del tutto diverso da quelli nella norma, lo dico sinceramente. Le persone penseranno che questa sia una scusa ma io non lo credo. Siamo stati un gruppo sorpresa l'anno scorso e lo siamo anche quest'anno. Abbiamo speso 5 milioni di sterline per otto, nove, dieci giocatori. Anche il Leicester ne ha spesi 8 per uno solo! Noi avremo un cammino diverso, non uno normale. Sappiamo che il club sta cercando di costruire un futuro radioso. Ma devo chiarire una cosa: voglio che la squadra sia competitiva.
Possiamo anche uscircene con tanti soldi, spenderli e dire ai giocatori "Ragazzi, giocate". Ma se la cosa non funziona l'ambiente viene disintegrato
Credevamo nella squadra l'anno scorso e lo facciamo quest'anno. Si tratta solo di apportare modifiche al gioco ed all'assetto affinché questo faccia dare di più ai giocatori senza che si distolga lo sguardo dal futuro. Possiamo anche uscircene con tanti soldi, spenderli e dire ai giocatori "Ragazzi, giocate". Ma se la cosa non funziona l'ambiente viene disintegrato e ciò porterebbe al caos. L'ho visto a Watford. Voglio dire: se mi deste i soldi, li spenderei. Ma tutti devono essere della stessa idea: dal presidente ai dirigenti. Penso che i membri del CdA siano aperti mentalmente sul fatto di rimanere in Premier League, perché quella dell'anno scorso è stata una campagna nella quale nessuno credeve a parte noi".
Dyche si sofferma poi sul movimento calcio in Inghilterra e vede come l'eliminazione dei genitori rumorosi come il male da debellare nel processo di formazione dei piccoli giocatori: "Ne vedi a bizzeffe che diventano pazzi perché la squadra sta perdendo una partita Under-6. Sono esterefatto da ciò che vado a livello giovanile. Non grideresti al tuo bambino se gli stessi insegnando a suonare il piano o a leggere. Il mio bimbo ha 11 anni e, non voglio passare per il genitore perfetto, ma non gli ho mai gridato contro. I genitori devono fare un passo indietro e tacere. Anche i ragazzi vogliono vincere ma lasciateli imparare". Dyche riconosce che il problema sta nel giro dei soldi anche per giocatori non-PL: "Non stiamo cambiando solamente le loro vite, stiamo cambiando il loro albero genealogico. Alcuni di loro sono molto promettenti e tutto ciò sta cambiando le loro vite e quelle dei loro futuri figli, dei loro genitori, dei loro zii e zie... Alcuni giocatori sono piccole industrie. Questo è il ritratto odierno, dato che tutti possono prendere un pezzo di loro se quel viaggio finisce bene, ossia con il ragazzo che firma un grosso contratto. I miei genitori erano orgogliosi del solo fatto fossi nel calcio professionistico. Adesso vedi genitori a cui puoi leggere in fronte la frase "Ei! Non ti sto vedendo giocare in giardino!" . Sta diventando un bel problema. Alcuni giocatori vengono pagati molto più di giocatori esperti solo per quello che potrebbero diventare in prospettiva. Ciò sta influenzando traiettorie di parecchi giocatori. Qualunque sia la tua motivazione, usala a dovere. Ai miei dico che se lo fanno per soldi devono guadagnarseli. Per altri invece si tratta di popolarità. Per altri ancora della vittoria. Per altri il solo essere in squadra è una motivazione. Io sono felice qualunque sia la motivazione dei miei calciatori. Se tutto quanto è fatto per soldi, però, è un problema. Potresti finire a pensare più alla macchina ed all'orologio piuttosto che alla performance. Io dico loro: siate come David Beckham. Intorno a lui c'era così tanto business ma lui andava in campo e giocava bene. La macchina, la bella donna...ma lui continua a scendere in campo e sfornare grandi partite "