Nove punti in tre gare: mai se lo sarebbe aspettato un avvio del genere Garry Monk. Se la seconda e la terza gara – rispettivamente contro Burnley e West Bromwich - potevano essere alla portata dei gallesi, era la trasferta dell’Old Trafford che sembrava già segnata. In pochi avrebbero scommesso sul colpaccio dei gallesi: il Manchester United arrivava all’appuntamento dopo un brillantissimo precampionato ed il nuovo vento portato dal Louis Van Gaal sembrava pronto a dare i suoi primi frutti. Invece, paradossalmente, proprio all’Old Trafford si è vista la differenza fra una squadra organizzata e solida, lo Swansea, ed una abbozzata ed in via di perfezionamento, lo United.

Loud, Proud and Positive

Loud, Proud and Positive è il titolo dell’autobiografia pubblicata nel 2012 e riassume perfettamente in tre parole chi è Garry Monk. L’attuale allenatore è stato il capitano di mille battaglie, fra cui la finale con il Reading del 2011 con la quale gli Swans sono saliti in Premier League. Proprio nel libro, Monk rivela che non era in condizione di giocare quella finale, visto che aveva perso ben 6 kg nei giorni precedenti per via di virus. ”Ero il capitano e dovevo dare l’esempio. Inoltre, mi avrebbero dovuto ammazzare per impedirmi di giocare quella finale.” Chiaro il messaggio?

Tuttavia non sempre il passare dal campo alla panchina è sinonimo di successo, specialmente per un giovane di 35 anni. Ma Monk – dal 2004 a Swansea- sembra essersi incanalato sul giusto binario. La squadra, apparsa appannata nella seconda stagione di Micheal Laudrup, pare di nuovo essere ritornata quell’armata tutto pepe che aveva fatto innamorare anche i tifosi neutrali e che era stata ribattezza “Swansealona” per la similarità con il tiki-taka del Barcellona.

Nessun rimpianto per la cessione di Michu

La stagione con Laudrup alla guida aveva portato lo Swansea alla conquista della League Cup con il conseguente approdo in Europa League. Traguardi storici che però sono stati in qualche modo offuscati dalla seconda stagione così-così con il tecnico danese che ha scontato per tutti, pagando con l’esonero. Per analizzare al meglio il confronto fra le due annate occorrere prendere in esame il rendimento di Michu, lo spagnolo arrivato quasi in silenzio nell’estate del 2012 ed autore di una strepitosa stagione, culminata con ben 24 segnature fra campionato e coppe varie.

Quella mano che dopo ogni gol ruotava intorno all’orecchio, era diventato il simbolo degli Swans. Michu. Tuttavia dietro di lui c’era il vuoto (De Guzman e Routledge i migliori marcatori con soli 5 gol cadauno) e nella seconda stagione la dipendenza Michu ha iniziata ad avere i controeffetti non appena lo spagnolo ha iniziato a tribolare con la caviglia, che gli ha fatto saltare una bella fetta di stagione. Per fortuna nel frattempo era arrivato l’ivoriano Wilfried Bony che ha faticato ad ingranare (solo 4 gol fino a gennaio) ma poi si è sbloccato contribuendo con 17 reti totali alla salvezza dei gallesi.

Quest’estate Michu se ne andato, seppur in prestito. Ma non si sa se il suo è un addio o un arrivederci. Lo spagnolo è transitato sulla costa gallese ed ha avuto un effetto come quegli amori estivi di una volta. Di quelli che si fanno passare bene un estate ma poi se ne vanno, lasciando con sé ricordi ed emozioni.

Un ritorno alle origini

Come sopra citato, uno dei peccati di Laudrup è stato quello di aver snaturato leggermente la struttura della squadra, cercando di sfruttare al meglio la prolificità di Michu. Il suo Swansea non giocava solo in contropiede, sia chiaro, ma naturalmente sfruttava la velocità nelle verticalizzazioni e gli inserimenti in campi aperti, dove gli spunti dello spagnolo erano devastanti.

Questo Swansea sembra invece aver superato brillantemente il post-Michu ed il ritorno alle origini (4-3-3 o 4-2-3-1 a seconda dove si posizione Sigurdsson) sembra calcare più la filosofia di Rodgers e Martinez che quella di Laudrup. Il gioco parte prevalentemente dalla difesa e poi per il centrocampo dove Shelvey, Ki e Sigurdsson sono gli incaricati di giostrare il gioco. I tre si completano, Ki ha sapienza tecnica e tattica, Sigurdsson possiede lo spunto letale e la facilità di passaggio (5 dei 6 gol fatti vengono direttamente da suoi assist), mentre Shelvey è battagliero e corridore, nonché bravo negli inserimenti.

L’emblema del gioco dello Swansea può essere facilmente riassunto nel gol del momentaneo vantaggio siglato all’Old Trafford (vedi foto, sopra). Gli Swans effettuarono ben 29 passaggi partendo dalla difesa fino ad arrivare in porta, dove Ki termina il lavoro di squadra battendo De Gea. Si può sempre dibattere che lo United abbia mostrato delle grosse pecche, specie in difesa, ma il gesto tecnico rimane eccome.

Molte risorse offensive, ma qualche dubbio ancora

Con Dyer e Routledge sugli scudi dopo l’avvio fulminante, l’esterno sinistro ecuadoregno Jefferson Montero ha avuto fin qui poche chance di provare se stesso in Premier League: per lui soli 71 minuti totali giocati partendo sempre dalla panchina, con l’impressione che se uno dei due esterni dovesse rifiatare, Montero è pronto scalpitante a sfruttare ogni minima occasione. Stesso discorso vale per Gomis, giocatore che dal 2006 ad oggi ha segnato almeno 10 gol a stagione (lo scorso anno 14 in Ligue 1 e tre in Europa League) ma che finora ha fatto da ombra a Bony.

Quello che preoccupa è in realtà il reparto arretrato che nonostante l’arrivo di Federico Fernandez sempre sottodimensionato. Angel Rangel è l’unico terzino affidabile ma a 31 anni potrebbe finire le pile da un momento all’altro, specialmente per via del suo modo di giocare, tutto corsa e scatti. Dall’altra parte Neil Taylor si è ritrovato titolare dopo la partenza di Ben Davies e di alternative se ne vedono poche. L’olandese Dwight Tiendalli potrebbe tappare buchi su entrambe le fasce ma offre poca qualità mentre il ventenne mancino Stephen Kingley non è ancora testato a questi livelli.

Pure il centrocampo vive col terrore di qualche assenza, ma con l’arrivo in prestito del talentino Tommy Carroll dal Tottenham Monk può almeno contare su un ricambio tecnicamente all’altezza, nell’attesa che Leon Britton recuperi dall’infortunio al ginocchio.

La buona partenza comunque ha portato positività in casa Swansea e l'umore è alle stelle. E se è vero che una rondine non fa mai primavera è altrettanto certo che il buongiorno si vede dal mattino...